La guerra di Gino

Un ricordo di Gino Strada: una vita per gli "ultimi"

14 / 8 / 2021

A volte la sorte fa brutti scherzi e Gino Strada ci ha lasciati proprio mentre l’Afghanistan sta rapidamente tornando nelle mani dei talebani.

E proprio all’Afghanistan il fondatore di Emergency ha dedicato i suoi ultimi pensieri. In un articolo scritto per il quotidiano La Stampa, si dice poco sorpreso dalla situazione odierna, frutto di una mancanza di conoscenza del Paese e di una carenza di memoria.

Non ha mai usato mezze parole Gino Strada: «la guerra all’Afghanistan è stata - né più né meno - una guerra di aggressione iniziata all’indomani dell’attacco dell’11 settembre, dagli Stati Uniti a cui si sono accodati tutti i Paesi occidentali» si legge nell’articolo. E ancora: «Il 7 novembre 2001, il 92 per cento circa dei parlamentari italiani approvò una risoluzione a favore della guerra. Chi allora si opponeva alla partecipazione dell’Italia alla missione militare, contraria alla Costituzione oltre che a qualunque logica, veniva accusato pubblicamente di essere un traditore dell’Occidente, un amico dei terroristi, un’anima bella nel migliore dei casi».

Parole dure, che dovrebbero quantomeno far tacere - se non rabbrividire - coloro che oggi si prestano al solito teatrino delle commemorazioni di facciata.

Gino Strada l’Afghanistan la conosceva bene (nel Paese centro-asiatico Emergency ha costruito in 20 anni 3 ospedali, 1 centro maternità e oltre 40 punti di pronto soccorso!) e conosceva bene cosa significava togliere alla morte certa migliaia di vite umane bei teatri di guerra, portare il diritto alle cure - oggigiorno decantato e vituperato allo stesso tempo - nei luoghi più pericolosi del pianeta. Alleviare sofferenze arrecate dalla sadica prepotenza di alcuni, dalla presunzione di quell’Occidente che da secoli si arroga il diritto di aver ragione, venendo puntualmente smentito.

“Esportare la democrazia” era lo slogan più gettonato dalla politica ai tempi della guerra in Afganistan e poi in Iraq e poi ovunque ci fosse l’esigenza di scatenare “guerre preventive”. Era la chiave di volta della “dottrina Bush”, uno dei più meschini programmi interventisti internazionali che per un decennio ha fatto egemonia nella governance neoliberale.

Quante volte abbiamo sentito Gino Strada smentire questi slogan, attaccarli con intelligenza e fervore tanto nelle piazze contro la guerra quanto nei talk televisivi.

Lo deridevano, gli dicevano di essere un fiancheggiatore dei terroristi, addirittura nell’aprile 2010 militari della coalizione internazionale fecero irruzione Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-Gah e arrestarono alcuni membri dello staff.

Non dimenticatelo mai, quando in questi giorni leggerete i falsi commiati di chi non sta trovando neppure le parole per dire: «forse in Afghanistan ci siamo sbagliati, forse facciamo schifo per davvero!».

Ma Gino Strada la sua guerra l’ha combattuta fino all’ultimo minuto, ed è sempre stata a fianco agli ultimi, senza mai lesinare gloria o denaro.

Ciao Gino. Mancherai ai giusti!