La lotta all'Innse: verso un accordo?

Dopo il tentativo di sgombero di quasi 10 giorni fa, la situazione della fabbrica Innse di Milano si avvicina forse ad una conclusione, speriamo positiva.

Utente: afuma
11 / 8 / 2009

Molto ha contato la determinazione dei  49 lavoratori in mobilità e, soprattutto, dei  4 dipendenti e del funzionario Fiom che si apprestano a passare l’ottava notte sul ponte gru all’interno dello stabilimento.

Di sicuro, a prescindere da come si concluderà la vertenza in atto, un risultato politico è stato ottenuto. Il governo e le forze parassitarie che oggi comandano l’economia italiana troveranno pane per i loro denti, se credono di approfittare della crisi economica per lucrare ulteriori profitti speculativi.  E a settembre difficilmente si troveranno di fronte lavoratori docili, impauriti, proni a subire processi di smantellamento e di chiusura de siti produttivi. L’Innse dimostra che la lotta può pagare.

Per questo, la partita in gioco va oltre il caso specifico di una fabbrica in grado di essere più che produttiva e che si vuole chiusa per motivi di bassa speculazione. E i fatti di questo fine settimana lo dimostrano ampiamente.

Dopo che mercoledì scorso, si era sparsa la voce di un possibile compratore in grado di riattivare la produzione, ci si attendeva una presa di posizione del prefetto di Milano, Gianvalerio Lombardi, diretta emanazione del leghista Ministro degli Interni, Maroni, che potesse sbloccare la situazione, interrompendo lo smantellamento degli impianti e ritirando il nutrito contingente di polizia a presidio della fabbrica di Via Rubattino. Una parte del presidio di solidarietà alla Innse si è immediatamente spostato in C.so Monforte, davanti alla prefettura di Milano, per chiedere un incontro urgente e verificare lo stato delle trattative in corso. Il prefetto, dopo che il lunedì precedente aveva dichiarato che avrebbe potuto convocare le parti solo se si fosse palesato un possibile acquirente, si è reso irreperibile. La reazione dei lavoratori è stata immediata con blocchi spontanei nel centro cittadino che ha mandato in tilt il traffico della zona.

Quando i possibili acquirenti nei giorni successivi di sabato e domenica sono diventati due e  anche di più (con la possibilità di creare una cordata) e mentre i 5 lavoratori continuavano a rimanere sul ponte gru, non è stato più possibile procrastinare l’avvio delle trattative per il possibile acquisto dell’Innse. Oggi pomeriggio, 11 agosto, all'incontro, coordinato dal prefetto Gianvalerio Lombardi, partecipano il proprietario della Innse Silvano Genta, la società Aedes, proprietaria dell’area, e l'avvocato Claudio Tatozzi, che rappresenta il gruppo Camozzi di Brescia e altri imprenditori lombardi disposti a rilevare la fabbrica. E’ evidente il tentativo da parte istituzionale (in particolare la Lega, grande sponsor, tramite l’ex-ministro Castelli, del “rottamaio” Genta) di impedire che possa essere raggiunto un accordo per salvare il sito produttivo.  Ma di fronte alla determinazione operaia, crediamo che “lor signori” si debbano rassegnare.

Per gli operai della Innse vi è dunque la concreta possibilità di salvare il proprio posto di lavoro. Un primo risultato, grazie ad una lotta condotta in piena autonomia, quasi sempre lontano dai riflettori mediatici che in questa settimana si sono accesi. Al riguardo, appare patetica la presenza del segretario del PD, Pierfrancesco Majorino, ieri pomeriggio al presidio, per portare la  solidarietà del partito alla lotta in corso. Una presenza che mai si era vista nei mesi precedenti, soprattutto a gennaio e febbraio, quando la polizia aveva cercato una prima volta di sgomberare il presidio ed era stata respinta dagli stessi lavoratori e dai ragazzi dei centri sociali milanesi.

Un primo risultato, dicevamo, perché la lotta per la liberazione dallo sfruttamento è ancora lunga.