La lotta per i diritti spaventa il Vaticano

di Stefano Cò, Arcigay del Trentino

23 / 12 / 2008

Evidentemente non passa giorno che la lotta per i diritti spaventi la gerarchia vaticana.
Sembrava dalla seconda presa di posizione dell’osservatore permanente alle Nazioni Unite, mons. Migliore, che non fossero in opposizione alla proposta della depenalizzazione dell’omosessualità nei paesi (più di 80) in cui è ancora perseguita. Ma ciò non basta, la “guerra culturale” contro tutti del Vaticano non dà requie: in una nota dell’Osservatore Romano (scritta da un teologo come Ratzinger o da chi per lui?) si accusa la Francia, e gli altri 62 paesi che l’hanno firmato, di non finalizzare il documento, presentato all’ONU il 18 dicembre, alla finalizzazione della depenalizzazione ma di aver "ceduto" all'"ideologia dell'identità di genere e dell’orientamento sessuale", rea di affermare che l’identità sessuale e "le scelte" e la vita etero e omosessuale non sono solo dati naturali ma anche prodotti naturali, e come tali possono essere “trasformati secondo il desiderio individuale o le influenze storiche e sociali”.
Da questa idea, secondo la nota, consegue il programma politico-giuridico di equiparare le unioni omosessuali al matrimonio eterosessuale e di consentire la genitorialità omosessuale, perché l’identità sessuale sarebbe - giustamente - considerata “meritevole di riconoscimento pubblico”.
Non è la prima volta che il Vaticano entra con “l’accetta” in un complesso dibattito, che prima dell’ONU, attraversa la galassia dei femminismi e dei movimenti GLBTQ (gay, lesbici, bisex, trans e queer), e che riguarda appunto il confine fra biologia e cultura nella definizione ontologica e sociologica di differenza, del genere e degli orientamenti sessuali, paventando anche la finalità di annullare le differenze tra uomo e donna, in un maldestro tentativo di “dialogo” con certo femminismo.
Ma come nelle puntate precedenti, dalla nota dell’Osservatore si evince che chiaramente che ciò che assilla la gerarchia non sono tanto i presupposti ontologici e filosofici della questione quanto gli esiti normativi e disciplinari. O meglio, gli esiti di destabilizzazione dei confini normativi e disciplinari a fondamento naturale, come pretende di esclusivo dominio.
La Chiesa cattolica è preoccupata infatti che l’Onu ceda a “categorie”, quali sarebbero appunto “orientamento sessuale” e “identità di genere” che, secondo lei, “nel diritto internazionale non trovano alcuna chiara definizione”, come se il diritto fosse dato una volta per tutte e non fosse sottoposto ai cambiamenti storici.
E quel che spaventa ancor di più è che con l’estensione dei diritti diventi impraticabile la già strettissima definizione dell’omosessualità che la Chiesa concede: “non penalizzabile, tuttavia non moralmente accettabile”.
E infine si arriva al paradosso, per cui l’estensione di diritti, che non toglie nulla ai diritti già acquisiti e riconosciuti, metterebbe a rischio la “libertà religiosa” - e in aggiunta quelle di “espressione, oppure di pensiero, di coscienza” - e addirittura il “diritto di trasmettere il loro insegnamento”, come se fosse la stessa cosa negare l’esistenza di certe persone, cittadini/e, e discriminarle, fino a incarcerarle e ucciderle, e pretendere anche di avere il diritto di discriminarle!

Vedi anche:
Gay/Vaticano: volantinaggio davanti al Duomo