La protesta aquilana arriva a Roma

15 / 6 / 2009

Domani a mezzogiorno presidio dei comitati aquilani a Montecitorio. Contestano il decreto del governo, che la Camera si appresta a votare senza alcuna modifica. I sindaci del cratere, invece, protestano a Preturo, nell’aeroporto del G8.

Sta per passare l’Appenino e arrivare fino a Roma la protesta aquilana, covata per due mesi nelle tendopoli del cratere devastato dal sisma del 6 aprile. Domani, da mezzogiorno, un presidio sarà a Montecitorio per contestare il decreto Abruzzo, che la Camera dei deputati si appresta a votare senza che siano state accolte le modifiche proposte dalle opposizioni e dagli enti locali abruzzesi rispetto al testo licenziato dal Senato il 31 maggio scorso.

Oggi pomeriggio, a Roseto degli Abruzzi, ci sarà una grande assemblea, convocata da tutti i comitati aquilani, per coinvolgere nella protesta i 35 mila sfollati distribuiti negli alberghi della costa. Anche loro, si spera, saranno domani a Roma. Organizzare la protesta non è stato facile. Dalla settimana scorsa nei campi sono in corso assemblee molto partecipate e attente. Nonostante la Protezione civile, spesso con motivazioni assolutamente pretestuose, ha sistematicamente negato ai comitati la possibilità di distribuire nelle tendopoli volantini sulle diverse iniziative. «Se questa è ora la nostra città - diceva uno dei giovani del 3e32 - Perché ci viene proibito di far sapere ai cittadini cosa stiamo facendo? Le tendopoli dovrebbero essere le piazze e i quartieri dell’Aquila, quindi deve esserci la stessa praticabilità democratica che si avrebbe se la città non fosse crollata».

La scelta dei vertici della Protezione civile di proibire o almeno rendere molto difficile qualsiasi attività «politica» nelle tendopoli, peraltro, sta creando tensioni con alcune organizzazioni di volontariato che non sono favorevoli a questa scelta e non vedono di buon occhio la trasformazione della macchina dei soccorsi in una «centrale» di controllo del territorio.

I cittadini delle tendopoli vogliono sapere cosa ha in serbo il futuro per loro e per la loro città. Non è un futuro roseo, se il testo del decreto rimane immutato. Comitati, cittadini e amministratori locali contestano sia il merito del decreto - la quantità di fondi - che il metodo, in particolare l’aver tenuto fermo un modello di ricostruzione basato sui poteri straordinari del commissario di governo e capo della Protezione civile Guido Bertolaso, senza accogliere la richiesta dei sindaci di poter contare di più nelle decisioni operative che riguardano sia i tempi che i modi della realizzazione dei moduli C.a.s.e.. Governo e Protezione civile hanno puntato su questo esperimento, prefabbricati antisismici da piazzare su placce di cemento «ammortizzate», per dare - dicono entro la fine di ottobre - un tetto ad almeno 13 mila aquilani. Gli altri, dovrebbero essere in grado di rientrare nelle proprie case, se non hanno subito danni rilevanti. Ma c’è concreta la possibilità che non tutte le tendopoli saranno smantellate secondo i tempi previsti. Ed è più che concreta la prospettiva di una città stravolta nel suo tessuto urbanistico una volte che i venti [e forse più] nuovi insediamenti con i moduli C.a.s.e. saranno stati creati.

Per questo, la protesta dei cittadini si sta orientando anche contro le ruspe delle aziende che hanno iniziato, in diverse zone della città, i lavori di sbancamento per piazzare le piattaforme di cemento su cui poi verrano edificati i prefabbricati che per un numero imprecisato di anni, un buon numero di aquilani dovrebbe considerare casa propria. Le proteste, molto temute dalla Protezione civile, rischiano di far slittare i tempi di costruzione dei moduli, già al limite della possibilità tecnica di rispettare gli impegni presi.

Non ci sono solo i cittadini e i comitati a protestare contro il governo. Sindaci e amministratori locali hanno deciso di concentrarsi a Preturo, nell’aeroporto che sarà la base logistica per il G8 di luglio. A organizzare il presidio di Preturo, la presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, che ha incassato il sostegno dei sindaci del cratere nel corso di una seduta del consiglio provinciale in cui ha spiegato la sua audizione davanti alla Commissione ambiente della Camera. Era una delle audizioni che dovevano servire a illustrare ai deputati le ragioni delle modifiche al decreto chieste dai sindaci. Modifiche che sono state cassate in blocco dalla maggioranza, che ha fretta di «chiudere» formalmente la partita Decreto Abruzzo per poter dire che la ricostruzione è stata effettivamente avviata a tempo di record.

Per il presidio di Roma sono stati organizzati degli autobus gratuiti che partiranno dal terminal di Collemaggio alle 9,30. I componenti del comitato raccomandano a chi vi parteciperà a non portare bandiere di partiti o di sindacati «in quanto si tratta di una manifestazione trasversale nell’interesse di tutti». «A Montecitorio andremo con tende a sacchi a pelo - dicono i componenti dei Comitati - per far capire ai nostri politici nazionali quanto ci si stia male dentro con la temperatura a trenta gradi. I politici a Roma devono capire quanto è grave la situazione all’Aquila, cosa che non possono capire dalla loro prospettiva».

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