La truffa Mose continua eppure c’è chi continua a difendere l’indifendibile

13 / 7 / 2020

Dopo oltre vent’anni di lavori e oltre sei miliardi di soldi pubblici spesi qualche giorno fa c’è stata l’inaugurazione del MOSE o, come subito l’hanno ribattezzata, la prova generale. Chi si aspettava la riuscita perfetta della prova sarà senz’altro rimasto soddisfatto dalla narrazione ufficiale. Eppure la prova non è andata proprio così come ci hanno raccontato. Se è vero che le paratie si sono alzate tutte insieme separando la laguna dal mare per la prima volta nella sua storia, è anche vero che la messa in funzione non è avvenuta nei tempi previsti e che, come dimostrano le immagini dall’elicottero della polizia non è avvenuta simultaneamente facendo sospettare un mal funzionamento nell’operazione. Per finire, come segnalato da La Nuova Venezia, alcune paratie, sei a quanto pare, non sono ritornate prontamente nei loro cassoni a causa della sabbia che nel frattempo si è infiltrata nell’alloggiamento.

«Il test è perfettamente riuscito» hanno dichiarato trionfanti gli amministratori e in questa frase sta tutta la truffa di questa grande opera. Chiariamoci: o discordiamo sul significato di “perfezione” oppure continuiamo a prenderci in giro credendo, e cercando di farci credere che sia andato davvero tutto bene. Ma poi non è nemmeno questo il problema, infatti come segnalato dagli attivisti che sono scesi in acqua a manifestare contro la buffonata dell’inaugurazione, un conto è provare l’opera con mare piatto, assenza di vento e con le migliori condizioni meteo possibili, un conto è vedere il suo comportamento con mare agitato e il vento di scirocco che spinge a120 km/h l’acqua in laguna come accaduto nel novembre scorso con l’ultima devastante “aqua granda”.

Due sono le cose che mi hanno fatto riflettere in questi giorni. La prima è la tanto decantata narrazione del “per la prima volta al mondo la laguna è stata separata dal mare”. Come se quel mare “cattivo” fosse l’artefice delle acque alte eccezionali che tanti danni provocano alla città e alla popolazione. Come se il mare rappresentasse la morte per la laguna e la città. Niente di più falso. Chi mastica un po’ di storia di Venezia, sa benissimo che la nascita e la potenza medievale della città viene proprio da quell’acqua che in questa epoca al contrario ci terrorizza. Per quasi mille anni i veneziani hanno sapientemente saputo tenere in equilibrio quel “aqua e tera” che è alla base dell’esistenza e della sopravvivenza della laguna stessa. Perché la laguna è un ecosistema naturale fragilissimo che non è perpetuo ma destinato a mutare: infatti se l’uomo non interviene con piccole ma significative opere di riequilibrio continuo degli elementi si trasforma col tempo in palude se i sedimenti portati dai fiumi prevalgono sull’entrata dell’acqua marina oppure in un braccio di mare se sono le acque marine a prevalere sui detriti. Ma perché è importante tener presente questa relazione? Perché nella progettazione del MOSE non si è tenuto conto di uno degli effetti portati dai cambiamenti climatici: l’innalzamento dei mari. E quando questo avverrà, il MOSE, se mai funzionerà, separerà la laguna dal mare per troppi giorni provocandone quindi la sua morte. Ecco perché il MOSE non salverà Venezia.

La seconda cosa che mi ha colpito è la reazione “social” alla prova di collaudo: il mantra ossessivo è "arrivati a questo punto - come se fosse già finita poi - è inutile protestare, speriamo che funzioni, non ci sono alternative per salvare Venezia”. Al di là del fatto che non sarà mai pronto e che non funzionerà mai - lo so sono dettagli, ma è bene ricordarlo - da dove nasce questa speranza e difesa del progetto anche da persone consapevoli delle molteplici criticità e dei fiumi di tangenti che è costato? Io questa domanda me la sono posta e mi sono dato anche, con rabbia, una risposta. Il nodo, a mio avviso, è che ammettere che è un bidone che non funzionerà mai significa in primo luogo dover dare ragione a quei quattro stronzi di ambientalisti e dei centri sociali che da vent’anni protestano contro questa grande opera e in secondo luogo dover ammettere le proprie responsabilità nell’aver creduto alle fiabe di loschi faccendieri e politici e soprattutto nel non aver mosso una pagliuzza per fermare questa colossale ed evidente truffa. Insomma, per non passare né da cretini né da complici.

Ma non c’è problema. La storia ci ha dato ragione quando noi stronzi dei centri sociali dicevamo che era un’opera corrotta, ci darà ragione anche riguardo al fatto che non salverà Venezia dalle acque alte eccezionali. La storia, oltre ad insegnarci a come si protegge una laguna a volerla studiare, ci insegna anche ad aver pazienza, dare tempo al tempo e presto o tardi, i difensori di questa ignominia saranno costretti ad ammettere l’inutilità del MOSE. E che è anche colpa loro se avremo un rottame inutile e arruginito nel fondo della laguna a cui pensare. Non sarà certo una consolazione saper di aver ragione perché ciò significa che le peggiori ipotesi si stanno realizzando. Per questo continueremo a combatterla, quell’opera mostruosa, per questo continueremo a cercare di convincere tutte e tutti che non è mai troppo tardi per cercare di salvare davvero Venezia e la sua meravigliosa laguna.