L’acqua e’ un diritto: basta distacchi, basta profitti !!

Ancona, 18 luglio 2013 – Comunicato Stampa

18 / 7 / 2013

Il Comitato Acqua Bene Comune della provincia di Ancona denuncia la privazione del diritto umano all’acqua, per mano del gestore del servizio idrico Multiservizi SpA, nel colpevole silenzio di quasi tutte le giunte comunali.

Come denunciato nei mesi scorsi dalla stampa e dal Comitato, i numeri dei distacchi delle forniture idriche domestiche per morosità nei 45 Comuni serviti da Multiservizi SpA sono drammatici.

Nel solo 2012 sono stati eseguiti oltre 2.800 distacchi, di cui ben 1.000 nel Comune capoluogo, circa 300 a Falconara e Jesi, 200 a Fabriano e Senigallia, mentre i restanti sono più o meno distribuiti nei rimanenti Comuni (fonte: AATO 2). Questo, in relazione alla popolazione residente, si traduce ad Ancona (tra i Comuni più colpiti) in 1 distacco ogni 100 abitanti e in 1 distacco ogni 48 famiglie.

Vedi la mappa dei distacchi

A questi dati, già terribili, vanno aggiunte le numerose richieste di rateizzazione dei pagamenti e le oltre 2.500 richieste di tariffe agevolate, previste per chi ha un reddito annuo inferiore ai 7.000 (fonte: Corriere Adriatico), che dimostrano la crescente difficoltà nell’accedere al servizio di erogazione dell’acqua.

La sofferenza espressa da questi numeri rende evidente la concretezza della battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico, che deve essere sottratto alle logiche di mercato e di speculazione. Ribadiamo che la gestione di un bene comune come l’acqua deve essere affidata ad un’azienda speciale e non ad un’azienda di diritto privato come una SpA.

Con la crisi economica e sociale che colpisce duramente le fasce più deboli, le "morosità" nascondono sempre più spesso una condizione di disagio economico alla quale è inaccettabile rispondere negando un diritto umano.

Osserviamo sgomenti il comportamento dei Comuni che da una parte, in qualità di soci di Multiservizi SpA, assistono silenziosi all’odiosa pratica dei distacchi delle forniture idriche ai cittadini morosi e dall’altra, attraverso servizi sociali limitati, cercano di tamponare l’emergenza, senza risparmiare però mortificazioni, disagi e disparità tra i cittadini dei diversi Comuni.

Parte del problema è dovuta a un sistema di calcolo delle tariffe che non tiene conto in alcun modo né del reddito, né della composizione del nucleo familiare, penalizzando oltremodo le famiglie numerose e in difficoltà.

Ai cittadini che soffrono di questa ingiustizia ricordiamo che, dopo la vittoria referendaria, nel calcolo delle  tariffe non avrebbe dovuto essere più computata la quota di remunerazione del capitale investito e che, di conseguenza, tutti i cittadini sono in credito con la società di gestione. Al contrario, nel silenzio di quasi tutti i sindaci dell’area AATO 2, la Multiservizi SpA ha continuato a pretendere in bolletta una somma che non le spettava fin dal lontano 21 luglio 2011.

CHIEDIAMO PERTANTO AI SINDACI DEI COMUNI SOCI DI MULTISERVIZI SPA E SOCI DELL’ATO:

- di assumersi le proprie responsabilità, anche in qualità di responsabili della salute e dell’igiene pubblica, lavorando da subito per apportare le necessarie modifiche ai regolamenti del servizio;

- di valutare uno stop provvisorio all’odiosa pratica dei distacchi, in attesa di dotarsi degli strumenti in grado di rendere più equa la tariffa;

- di approvare un nuovo piano tariffario in grado non solo di garantire la sostenibilità della gestione del servizio idrico integrato, ma di assicurare i principi di equità, giustizia e diritto di accesso alla risorsa; il tutto - ovviamente - nel rispetto dell’esito referendario. Questi obiettivi si possono e si devono raggiungere, ridisegnando le fasce tariffarie in modo da tener conto del numero di persone collegate all’utenza domestica. Nel rispetto della dignità anche dei più indigenti richiediamo anche di garantire 50 litri al giorno gratuiti per abitante (come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), non rinunciabili in nessun caso, caricando le tariffe per le fasce di consumo più elevate in modo da garantire la sostenibilità della gestione.

27 milioni di cittadini, tra cui tantissimi anconetani, hanno dichiarato con il voto referendario di giugno 2011 che l'acqua non è una merce e che su questa non si devono fare profitti. Il voto popolare attende ancora di essere applicato. A due anni dal referendum, la battaglia per il diritto all’acqua pubblica prosegue.

"Non dimentichiamo che dietro al pubblico ci sono i diritti fondamentali delle persone" Stefano Rodotà.

SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE DEMOCRAZIA

Comitato Acqua Bene Comune - Provincia di Ancona

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