Le dichiarazioni di Aldo Milani (Si Cobas) sulla sua vicenda giudiziaria e sulla montatura di magistratura e media

30 / 1 / 2017

La vicenda di Aldo Milani, noto sindacalista e dirigente di Si Cobas arrestato lo scorso 26 gennaio su mandato della Procura di Modena con l’accusa di estorsione e scarcerato il giorno dopo, ha mostrato in tutta la sua pienezza il tentativo di indebolire attraverso la “macchina del fango” le lotte di un settore, quello della logistica, in crescente mobilitazione. Artefici di questo tentativo sono stati da un lato la magistratura, che ha disposto l’arresto di Aldo sulla base di prove rivelatesi immediatamente infondate, e dall’altro l’intero sistema mediatico mainstream, che ha speculato sul clamore suscitato dalla figura del “sindacalista corrotto” senza appurarsi della realtà dei fatti. Alla base della vicenda c’è una lunga e travagliata trattativa con l’azienda Levoni e con le cooperative che ad essa forniscono manodopera. A queste è legato Daniele Piccinini, anch’egli arrestato dalla Procura di Modena ed il cui ruolo è ancora oscuro, se non per il fatto di essere completamente estraneo agli ambienti sindacali. Il giochino di magistratura e media è crollato immediatamente, non solamente perché il teorema della procura di Modena è stato frantumato il giorno dopo, ma anche perché i lavoratori di Si Cobas e di altri sindacati di base hanno risposto in maniera compatta all’arresto di Aldo, scioperando in tutta Italia. Per fare meglio luce della vicenda pubblichiamo le dichiarazioni di Aldo Milani, precedute da un breve commento fatto sul sito di Si Cobas.

All'arbitrario arresto del coordinatore nazionale Aldo Milani e alla macchina del fango che giornali e Tv hanno per giorni portato avanti diffondendo le accuse più infamanti sull'intera organizzazione, i lavoratori della logistica e non solo hanno risposto con la fiducia nel proprio sindacato, con la solidarietà e con la lotta, che per giorni ha bloccato i magazzini di tutta Italia e ha dimostrato la determinazione di centinaia di lavoratori accorsi per due giorni interi sotto il carcere di Modena per chiedere la liberazione di un proprio compagno. Questa é la migliore dimostrazione dell'infondatezza delle accuse, ma soprattutto della natura eminentemente politica di questi attacchi, tesi a minare gli scioperi che con coraggio e determinazione i lavoratori da anni stanno portando avanti e che adesso si stanno allargando in tutto il modenese dove il modello di sfruttamento del sistema cooperative ha il suo epicentro. Nel video seguente Aldo ribadisce alcune basilari verità che giornali e Tv hanno volutamente ignorato (pubblicando a spron battuto le veline della questura e la versione padronale dei fatti ) con la consapevolezza che nessuna accusa e nessun arresto fermerà il processo di autorganizzazione dei lavoratori, come le lotte contro lo sfruttamento che porteremo avanti con ancor più determinazione!