Le sentenze No Tap hanno un chiaro indirizzo politico, ma il movimento non si lascia intimidire

67 condanne e 25 assoluzioni nei tre processi contro attiviste e attivisti del movimento che si batte contro il gasdotto Trans-Adriatico in Salento

21 / 3 / 2021

Venerdì 20 marzo il giudice Pietro Baffa ha emesso nell’aula bunker del carcere di Lecce la sentenza di primo grado contro un centinaio di attiviste e attivisti del Movimento No Tap, con ben sessantasette condanne (a pene comprese tra i 6 mesi e i 3 anni 2 mesi e 15 giorni di reclusione) e 25 assoluzioni. Si è trattato di tre procedimenti penali, di cui uno con 78 capi di imputazione, che hanno avuto un corso estremamente rapido, arrivato a sentenza in appena 7 mesi. Già questo aspetto è il segno di un chiaro indirizzo politico che ha avuto il processo e dell’altissimo livello di pressione esercitato da TAP Age dalle altre società interessate alla costruzione del gasdotto .

Il Movimento No Tap definisce la sentenza come l’ennesima «criminalizzazione messa in atto da un apparato repressivo che coinvolge lo Stato a diversi livelli, con la complicità di una certa stampa che, senza essere presente a nessuna delle udienze, è stata pronta a giudicare, arrivando a definire "esito finale" quello che è solo il primo grado di giudizio».

Non è la prima volta che in Italia assistiamo a un accanimento politico-giudiziario «contro il diritto al legittimo dissenso nei confronti di un’opera inutile, dannosa e imposta, presentata come strategica, che invece di strategico ha solo il raschiare il barile dei fondi europei». Il gasdotto Tran-Adriatico è infatti «un’opera climalterante che va contro ogni sana logica di cambiamento, lontana anni luce da quella transizione energetica di cui in nostri politici si vantano tanto».

Sono tanti gli aspetti controversi della vicenda giudiziaria, a cominciare dalle esternazioni del giudice che, nelle prime fasi dell'istruttoria, dichiarò che la testimonianza del pubblico ufficiale doveva considerarsi già di per sé veritiera. I legali del Movimento No Tap hanno inoltre posto forti dubbi sul fatto che il Giudice abbia valutato come sufficienti 15 giorni per depositare le motivazioni delle sentenze. «Il numero elevatissimo di attivisti imputati e la complessità dei contesti e dei fatti, ci aprono ad un interrogativo: ci chiediamo se il Giudice dovrà spendere giorni e nottate per fornire motivazioni soddisfacenti o se, in realtà, il tutto non lo abbia già elaborato».

Al di là delle pene severissime e del chiaro contesto economico, politico e giudiziario all’interno delle quali sono maturate, il movimento annuncia chiaramente che non si farà intimorire: «non sarà questa sentenza a farci indietreggiare, non sarà questo chiaro messaggio intimidatorio a farci desistere dal continuare a credere che siamo la parte migliore di questa brutta storia, che siamo dalla parte giusta».