L’ennesimo Grillo parlante delle nostre ovaie

21 / 4 / 2021

Qui il problema principale è chiarissimo e lampante. E no, non è Beppe Grillo, non è nemmeno lo Zoo di 105 che si permette di fare battute in diretta sullo stupro, queste sono solo due esempi da ricondurre al fatto che la cultura dello stupro è ancora un grosso scoglio da superare nella narrazione quotidiana che ancora dilaga nel nostro paese e non solo.

Il video di Grillo e la narrazione attorno alla vicenda è sempre la stessa, quella che arriva a normalizzare lo stupro e la violenza, come se fosse qualcosa che una donna deve aspettarsi prima o poi nella sua vita, un incidente che può capitare, magari dettato da atteggiamenti libertini che una brava donna non dovrebbe mai assumere.

La pantomima di Grillo che chiede al popolo italiano perché suo figlio accusato di stupro sia ancora libero, omettendo volontariamente che l’iter giuridico italiano ha dei tempi e delle prassi, non è nemmeno da commentare, quello che c'è da mettere in luce di tutta questa vicenda è la vittimizzazione secondaria della ragazza che ha subito l'abuso.

La vittimizzazione secondaria è quell’abuso che le donne subiscono quando vengono colpevolizzate, screditate, sminuite quando subiscono violenza sessuale.

Cosa può saperne un maschio bianco cis etero di cosa fa una donna dopo che è stata stuprata? È proprio perché nella narrazione quotidiana viene analizzata solo la condotta della vittima e mai quella dello stupratore che il riconoscimento della violenza e la denuncia della stessa non sono così facili e immediate.

Qual è il tempo giusto perché una vittima di abuso decida di denunciare la violenza subita? 8 giorni? 1 mese? 20 minuti?

Non è Grillo a doverlo dire, visto che è impossibile saperlo.

Esatto, si reagisce agli episodi traumatici in modo diverso, con tempi di elaborazione e risposta diversi.

"Non ha gridato abbastanza".

"Non ha mai detto di no".

"Vestiva una minigonna, si vedevano le mutande".

"Non ha denunciato subito".

Si decide a priori quale sia il comportamento della "vittima perfetta", e se essa non rientra in questi canoni allora scatta subito la sentenza: "bugiarda".

Lo dice Grillo, implicitamente, e lo dicono in molti, fomentati da cotanta teatralità.

E siccome il modello di vittima perfetta ci è molto chiaro mentre l'educazione e la formazione sulla questione della violenza latita anche nei luoghi istituzionali quello che può succedere quando una donna denuncia alle forze dell'ordine è di non essere creduta, quello che può succedere quando si presenta davanti ad un giudice è che esso possa decidere che se non ha urlato allora era consenziente. E poi succede che un coro di grilli parlanti qualunque decide che se il fatto viene raccontato troppo tardi allora "vuoi solo attirare l’attenzione", o "ti vuoi vendicare".

L’exploit di Grillo è quello che viviamo quotidianamente quando ci dicono che dovremmo evitare di uscire a certe ore con certi vestiti in quanto donne, che bisogna evitare determinati luoghi se si vuole stare tranquille, che in fondo te la sei cercata, che non ti devi lamentare del cat calling perché non è nient'altro che un complimento – in caso di cat calling se vi tappaste la bocca sarebbe meglio – che se ti ha messo le mani addosso magari è perché è stato portato all'esasperazione.

Sarebbe ora (e siamo già in ritardo) di rovesciare e distruggere questa abominevole narrazione frutto della cultura delle stupro e parlare delle cose così per come sono, un rapporto è consenziente solo quando c’è un diretta espressione di consenso, tutto il resto è violenza sessuale, non ci sono video che tengano, non ci sono testimonianze maschili che tengano, senza dovervi ricordare che da donna dopo una sbronza mi aspetto un hangover non uno stupro (giusto per rispondere a quel Grillo parlante che abbiamo sempre tra le ovaie).

Quello che una donna fa dopo uno stupro sono affari suoi, partiamo dall'assunto che in una società transfemminista e libera dal patriarcato, la violenza sessuale sarebbe cancellata dalla faccia della terra, ma visto che siamo ancora in lotta per la rivoluzione non è più tempo di permettere a uomini eteronormati di mettere in dubbio la nostra testimonianza in base a come abbiamo reagito dopo che qualcuno ha deciso che poteva fare del nostro corpo ciò che voleva.

Ne abbiamo le ovaie piene di grilli parlanti e maschi cis che decidono dei nostri corpi, e ci sembra giusto concludere facendo nostre le parole di rabbia della poetessa canadese di origini indiane Rupi Kaur:

"Starò zitta quando

Potremmo dire aggressione sessuale

Senza che loro

Gridino bugiarda"