L’Europa tra la crisi della rappresentanza e la politica dall’alto

Cronaca della seconda giornata del convegno. Dall’Est all’Euromediterraneo: incontri senza confini.

25 / 5 / 2013

Spazio alle istituzioni, in questo secondo appuntamento del seminario l’Europa oltre l’Europa. La cornice prescelta non poteva che essere la sala consigliare di Ca’ Farsetti, sede del municipio di Venezia che si affaccia su un canal Grande fortunatamente miracolato dall’acqua alta. A far gli onori di casa, il consigliere comunale Beppe Caccia in collaborazione con Segolene Prunot.

Apertura a Ugo Mattei che focalizza il suo intervento sulla centralità dei beni comuni. “Quando leggiamo che Delors e altri economisti invocano la necessità di apportare riforme strutturali all’Europa, sappiamo che parlano delle riforme imposte dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale che continuano ad avere come obiettivo una ipotetica e futura crescita. Il nostro obiettivo, al contrario, è proporre una visione alternativa a questo riformismo già rivelatosi fallimentare. Perché la crescita, possiamo esserne certi, non ci sarà più”. In quanto alla crisi della rappresentanza, Mattei osserva che “un sistema che pensa ad una Europa sempre più simile ad uno Stato federale non è una soluzione. 

La causa di questa crisi non sta nella mancanza di sovranità del un Governo centrale ma nella mancanza di sovranità nel locale. Lo scontro sul livello della costituente è sorto proprio perché il sistema capitalista non tollera più quel poco di sovranità ancora concesso ai territori”. Come affrontare allora la sfida costituente? “intanto bisogna superare vecchi concetti come quello di destra e di sinistra. Non dobbiamo porci lo scopo di rifondare la sinistra ma trovare un linguaggio comune tra tutti coloro che non credono che l’accumulazione capitalista possa essere un criterio fondante dell’Europa”. Per Mattei, bisogna ripartire dai beni comuni portando la battaglia nel locale e, in particolare, nell’istituzione del Comune, come ente amministrativo più vicino ai cittadini. Un concetto questo, ribadito in tanti interventi. “Sforziamoci di costruire istituzioni nuove che si oppongano alla concentrazione verticistica del potere in nome della governabilità. Superiamo le vecchio distanze tra pubblico e privato. Poniamo al centro della nostra azione, sia nei movimenti che nelle istituzioni, concetti come l’inclusione, l’ecologia e un nuovo modo di stare assieme. E smettiamola di dare credito a quanti affermando che l’economia, prima o poi, tornerà a crescere!” 

Con Theano Fotiou, parlamentare di Syriza, si torna a parlare di Grecia. Fotiou cita il motto della rivoluzione francese, libertà, fraternità ed uguaglianza, per ricordare come la politica europea promuova soluzioni completamente opposte. “Con i livelli di disoccupazione che abbiamo in Grecia come si fa a parlare di democrazia? Con le leggi che ogni giorno il parlamento approva e che sono contro la nostra costituzione, come si fa a parlare di democrazia? Queste sono le premesse ottimali per il fascismo. Noi in Grecia siamo arrivati al capolinea prima degli altri ma sula nostra stessa strada siete incamminati anche voi italiani. L’alternativa, non è il ritorno agli Stati nazionali ma una radicale rifondazione dell’Europa che abbia come base i cittadini e non la finanza”.

Voce fuori del coro, quella di Francesco Martone, responsabile degli esteri di Sel che polemizza con Mattei: “se non vogliamo più parlare di destra e di sinistra come possiamo combattere quello che sta succedendo in Ungheria dove si è imposto un regime fascista?” Anche la battaglia, secondo Martone, non va combattuta sul locale - “non c’è più tempo per ricostruire l’istituzione Comune” - quanto piuttosto dai banchi del parlamento europeo. Banchi ai quali sarà presumibilmente uno dei prossimi candidati di Sel. E conclude invitando la platea a “dare più forza alla propria rappresentanza al parlamento europeo”.

Addirittura sul “tragico ruolo del parlamentare europeo” si sofferma Niccolò Rinaldi, per l’appunto, parlamentare europeo nelle file dei liberali e democratici. Tragico ruolo in quanto “le nostre scelte sono distanti dal sentire comune dei cittadini”. Rinaldi si sofferma sul ruolo centrale del parlamento “espressione di democrazia diretta”, e paventa alle prossime elezioni l’arrivo di una forte rappresentanza euroscettica.

Roberto Musacchio di Altramentenota come la centralità della crescita abbia inquinato anche il pensiero socialista. “Le prossime elezioni saranno un vero e proprio referendum sull’Europa” commenta e bacchetta il relatore che lo ha preceduto, il parlamentare Rinaldi, sulla “distanza tra l’istituzione europea e il comune sentire del cittadino” osservando che “come dopo il disastro di Chernobyl tutti si sono informati su cosa è il nucleare, stavolta tutti si sono informati su cosa sia l’Europa”. Sulla questione euro sì o euro no, Musacchio ricorda che “già la lira era stata privatizzata dall’allora ministro Andreatta. L’euro non ha fatto altro che portare a termine un percorso già avviato. In questo nuovo panorama, ha ragione Ugo Mattei quando afferma che destra e sinistra sono uguali. Bisogna tornare al senso effettivo di questi parole. Spazio quindi alle politiche di movimento, ai beni comuni ad una nuova politica sul reddito. Proprio il diritto al reddito potrebbe rivelarsi un cardine fondamentale per scardinare l’Europa della grande finanza. Rovesciamo l’egemonia culturale liberista. Considerato che c’è tanta gente che lavora senza reddito, battiamoci per il diritto al reddito senza lavoro”.

Più come ex portavoce di Sbilanciamoci che come neo deputato di Sel - “all’opposizione” sottolinea -, interviene Giulio Marcon che osserva come la politica risponda solo alle logiche del mercato. “La questione sta nel riportare la finanza sotto il controllo dei cittadini. Questa è l’unica risposta alla crisi”. Per democraticizzare l’Europa, Marcon individua tre strade parallele: la democrazia diretta di cui i referendum sono lo strumento più efficace, la democrazia locale come focalizzato da Mattei e anche la rappresentanza elettorale.

Città e popoli sono il focus su coi si concentra l’assessora all’Ambiente del Comune di Venezia, Gianfranco Bettin, definite “le prime vittime delle politiche europee”. “Il patto di stabilità europeo ha colpito e mortificato proprio i Comuni che sono sempre stati, soprattutto in Italia, il cardine della partecipazione sociale e anche culturale dei cittadini. Il processo di spossessamento dei beni comuni ha investito le città perché queste erano il primo presidio di queste ricchezze di tutti”. Proprio sul terreno delle città quindi, si giocherà la partita determinante “tra i due poli dell’eurocrazia e del populismo. Sarà indispensabile allora aver maturato una sintesi politica in grado di dare una risposta razionale ma anche comprensibile a popolazioni impoverite e angosciate”. Un percorso che ci faccia uscire tanto dalla rassegnazione che ci porta ad accettare ingiuste ed inefficaci politiche di austerity, quanto dalle “nebbie di un populismo che oscilla tra rigurgiti fascisti e tentazioni di affidarci a vuoti demagoghi”. Ripartire quindi dallo spazio metropolitano per costruire una nuova condivisione dei beni comuni ma facendo attenzione che, di per sé, il ritorno al Comune non basta per garantire questo percorso. Bettin fa l’esempio dell’Arsenale di Venezia, recentemente tornato sotto la gestione del Comune. Un passo positivo, senza dubbia, ma non sufficiente a garantire un suo usufrutto slegato dalle logiche di mercato.

Applauditissimo l’intervento conclusivo di Lorenzo Marsili di European Alternatives. Uno che non te le manda a dire. “Parliamoci chiaro. Se pensiamo di andare alle elezioni raccontando alla gente che siamo per l’Europa ma che vorremmo rifondarla sulla base dei diritti, andiamo a perdere. La gente ci manderà tutti a cagare e fa bene a mandarci a cagare. Perché il tono delle danze lo sta dettando Beppe Grillo col referendum sull’euro. Cosa fare allora? Andare tra gli euroscettici per tornare a seguire le stesse politiche liberiste con una lire inflazionata piuttosto che con l’euro? Credo piuttosto che dobbiamo imparare a radicalizzare la nostra proposta alternativa”. Marsili non si nasconde che il nemico è un nemico invisibile. “Il drago dell’alta finanza” lo chiama. “Ma questo drago ha una rappresentanza politica che è ben visibile in figure come il cancelliere tedesco Angela Merkel”. 

Marsili conclude citando la “rivoluzione giacobina” proposta da Toni Negri. “I nostri eventuali candidati devono avere chiaro che vanno al parlamento europeo per sovvertire il parlamento europeo. Altrimenti, è meglio che se ne stiano a casa”.

L'Europa oltre l'Europa - Seconda sessione