L'impatto ambientale del turismo

17 / 9 / 2019

Domenica 8 settembre, all’interno del Venice Climate Camp, si è tenuta una plenaria su "Turismo e impatto ambientale", a cura del nodo veneziano della rete SET. I due speaker sono stati Margalida Maria Ramis Sastre, responsabile Area Territorio i Recursos en Grup Balear d'Ornitologia i Defensa de la Naturalesa – GOB e Duccio Facchini, giornalista.

Uno studio, pubblicato il 7 maggio di quest’anno dalla rivista Journal Nature Climate Change, ha stimato che il turismo sarebbe responsabile dell’8% delle emissioni di anidride carbonica dell’economia globale, cifra tre volte maggiore rispetto alle aspettative. Insieme ai viaggi aerei, gli autori dello studio hanno infatti incluso nel calcolo delle emissioni anche l’energia impiegata nel supportare le infrastrutture turistiche, tra le quali bevande, cibo e servizi.

Parlare di turismo significa di fatto parlare di una industria, pesante, in crescita esponenziale in tutto il mondo. Costituisce, secondo il World and Travel Tourism Council (WTTC) il 10,1% del PIL mondiale e si sta attestando come l’industria più importante del nostro tempo, inquinante e fortemente impattante.

Quando pensiamo al turismo, infatti, dobbiamo avere in mente le imponenti infrastrutture che questa industria comporta (aeroporti, porti, autostrade ma anche hotel, villaggi turistici, piscine…), l’incremento di mezzi di trasporto (tra cui aerei e navi da crociera di stazza sempre più grande… ) e il loro impatto sull’ambiente, la produzione di suppellettili (arredi, souvenir…), la presenza di piattaforme come Tripadvisor, Bookin, Airbnb, imponenti campagne di marketing che giustificano quegli investimenti e vendono come prodotti città e territori con un impatto fortissimo dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Quando pensiamo al turismo dobbiamo avere in mente che si tratta di una faccia, nuova, dell’economia capitalista, estrattiva e coloniale.

Nel caso specifico di Venezia assistiamo alla realizzazione di numerosi nuovi alberghi (Mestre, Marghera, Lido), all’aumento del numero dei voli (progetto ampliamento aeroporto Marco Polo), del moto ondoso, del traffico acqueo e all'inquinamento dell’aria e dell'acqua prodotto dalle navi da crociera (Venezia è un home port).

I due speaker sono stati intervistati prima dell'incontro. Con Margalida Ramiz abbiamo affrontato il tema delle trasformazioni di città e territori come conseguenza della turistifcazione. L ’industria del turismo è di fatto un’industria estrattiva ed è una nuova faccia con cui il capitalismo sta trasformando le nostre città.

Cosa vuol dire quindi industria estrattiva quando parliamo di turismo?

Il turismo ha un aspetto di industria colonizzatrice perché la sua irruzione sui territori non è un effetto casuale, ma è pianificato politicamente. Se prima si colonizzavano i territori per estrarre minerali e sfruttare manodopera a basso costo, oggi un concetto identico si può applicare all’industria turistica. Essa arriva e colonizza gli spazi, estrae le risorse di tutti aumentando i benefici di pochi, rende precarie le vite.

Nelle isole Baleari si sperimenta quello che poi si esporterà in altre mete turistiche, da qui il concetto di “balearizzazione”, ugualea quello di colonizzazione. Estrarre risorse consuma paesaggi e vite, per questo oggi il turismo entra in conflitto con la società.

Il GOB (Group Balear d’Ornitologia i Defensa de la Naturalesa, ndr) è un collettivo ecologista è nato nel 1976, parallelamente all’inizio della turistificazione dell’isola, dopo aver assistito alla decisione di colonizzare gli spazi più incontaminati della costa. A poco a poco sono state colonizzate altre aree. GOB è nato per conservare e proteggere quelle zone, ma è arrivato ad essere un organismo di lotta e difesa del territorio, e oggi porta avanti una battaglia fortemente anticapitalista perché l’industria turistica non abbia l’esclusiva. Mallorca è stato solo un laboratorio: questo tema si può facilmente apportare in altri luoghi e altre economie.

È un tema globale che attualmente comprende lotte di vari collettivi: anticapitalisti, ecologisti, operai. Dentro ci sono anche lotte sociali perché la turistificazione implica un’esclusione (si pensi agli sfratti) e una precarizzazione degli spazi vitali. I lavoratori diventano schiavi, ricevono un salario basso che colpisce negativamente la qualità della vita e li esclude dai propri spazi vitali, siano essi spazi naturali o città, spazi pubblici o  abitazioni. Queste ultime in particolare stanno subendo una mercificazione, vengono intese sempre di più come merci da comprare a favore del turismo.

C’è un aspetto che accomuna il Venice Climate Camp e la rete SET: la lotta alle grandi navi da crociera. Cosa succede a Palma de Mallorca con le navi da crociera?

Il tema del turismo raccoglie sempre più prodotti, in questo caso le infrastrutture e la politica di crescita di esse, attraverso una crescente edificazione. Gli aeroporti, ad esempio, hanno un fortissimo impatto ambientale, ma un’altra delle industrie che ultimamente si è rafforzata è quella delle crociere.

La “grande nave” che arriva, sbarca e consuma la città. La occupa. Oltre alla presa dello spazio vitale in città come Venezia, Barcellona o Palma, c’è anche un aspetto di contaminazione, un peggioramento della qualità dell’aria. Un arrivo massiccio di turisti che consumano spazi e generano un impatto negativo di cui non prendono alcuna responsabilità. Il crocerista arriva e se ne va, nella sua condizione di “impunità” rispetto a occupazione del suolo, contaminazione e usurpazione dello spazio pubblico. Nessuno chiede spiegazioni al crocierista, nel suo spazio privilegiato, dell’impatto economico sociale ed ambientale.

Quella che viene venduta come ricchezza per la città, non è tale. Si riduce a un insieme di tasse che si pagano per far sbarcare sempre più navi, nella compravendita di souvenir da parte dei turisti o al massimo nell’uso di bagni pubblici.

 

Con Duccio Facchini è stato affrontata la questione delle emissioni prodotte dal traffico aereo. Duccio Facchini e Luca Martinelli hanno curato per Altra Economia un dossier uscito nell'estate del 2019 che tratta proprio di quest'aspetto. 

Quanto impatta sull'ambiente e sul clima questa emissione di anidride carbonica?

Si, con Luca abbiamo curato questo approfondimento per il numero di luglio e agosto della rivista. Abbiamo cercato di combinare due elementi che già sono tra loro correlati. Da un lato l'esplosione del turismo, che negli ultimi 25 anni ha fatto registrare percentuali in costante crescita sia in termini di spostamenti delle persone che in termini di transizioni economiche (parliamo di 1,4 miliardi di persone in termini di arrivi nel 2018 basandoci su dati delle Nazioni Unite); dall'altro lato l'incremento dei trasporti aerei e dell'aviazione.

Sei persone su dieci che si muovono per motivazioni turistiche lo fanno in aereo. La parte restante viaggia per strada o per nave, sono molto poco utilizzate le infrastrutture ferroviarie. Il trasporto aereo è su tutte la forma di viaggiare più impattante sul clima. Non soltanto a causa delle emissioni di CO2 - che sono comunque il dato più rilevante considerando che nel 2018 il settore pesa per 900 milioni di tonnellate di anidride carbonica - ma anche per una serie di gas emessi dagli aerei in volo che alterano significativamente il clima.

La riflessione che abbiamo proposto sulla rivista vuole essere non soltanto una analisi sullo stato di fatto di tale situazione, ma anche un approfondimento volto a cercare quali possono essere le cause di questa esplosione. Una di queste, probabilmente la più rilevante, è quella delle condizioni apparentemente sempre più favorevoli per i viaggiatori di accedere a questa forma di trasporto. Per noi oggi è più comodo andare a Berlino con un volo low cost di una compagnia irlandese domiciliata in un Paese a fiscalità agevolata piuttosto che prendere il treno. Perché accade questo? Ad esempio a causa della sostanziale detassazione del settore. Penso alla questione del cherosene, che è il combustibile fossile atto a far viaggiare gli aerei; penso, a livello europeo, alla totale assenza dell'imposta sul valore aggiunto: se compriamo un biglietto di un treno Freccia Rossa paghiamo anche l'iva, cosa che non accade se compriamo un biglietto aereo.

Questi fattori, assieme ad altri sussidi più o meno nascosti di cui il settore beneficia, incidono molto su questo incredibile incremento a cui noi siamo ormai esposti e di cui siamo protagonisti. Tali iniziative hanno delle ripercussioni indirette importantissime sul nostro pianeta e sul nostro ecosistema.