Elezioni e nuovi equilibri di potere

Lo scippo impunito

La crisi alla regione Sicilia e la necessita’ di una nuova idea meridionalista

15 / 6 / 2009

Cio’ che sta avvenendo alla Regione Sicilia agli osservatori poco attenti racconta di uno scontro di potere. Una battaglia combattuta dal despota Raffaele Lombardo capo del Movimento per le Autonomie contro gli alleati forzisti delle correnti del ministro Alfano e del coordinatore regionale Micciche’. Una battaglia la cui sostanza e’ tenuta ampiamente fuori dal piano della comunicazione.Sia ben chiaro : e’ evidente che Raffaele Lombardo ed il Movimento per le Autonomie rispondano a dei gruppi di potere locali, nella stragrande maggioranza dei casi legati alle organizzazioni criminali mafiose. Proprio queste in Sicilia sono ben lontane dalle dinamiche da gangs delle metropoli come Napoli e Bari, ma che rappresentano la nuova formula del crimine ovvero un sistema di potere imprenditoriale a controllo mafioso. Inoltre l’Mpa in tutto il Sud sta costruendo il suo radicamento territoriale a partire dalle relazioni costruite in maniera clientelare con i residui della prima repubblica. In particolar modo con gli ex democristiani come l’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. Ma il succo dello scontro politico che si vive oggi in Sicilia risulta essere paradigmatico della condizione del Sud del paese rispetto alla gestione delle politiche economiche. I fondi F.A.S. europei, fondi per lo sviluppo del mezzogiorno sono il cuore della questione. I fondi concessi dalla Comunita’ Europea alle regioni meridionali sono giunti alla seconda ed ultima tranche, la prima quella 2001-2006 si e’ esaurita in una serie di politiche assistenziali e di sostegno alle nuove poverta’ , la seconda tranche quella 2007-2013 risulta essere l’ultima. L’allargamento dell’Unione infatti portera’ a dirottare i fondi che in questi anni sono andati a Portogallo, Grecia, Spagna ed appunto il Sud dell’Italia, sui paesi dell’Est appena entrati nella comunita’ europea. Stiamo parlando di una mole di denaro estremamente significativa. Al momento i soli fondi esterni che arrivano nel nostro paese. In piena crisi. Quando non c’e’ un euro. Il governo, un governo di uomini del Nord, caratterizzato da una legislazione in materia di sostegno allo sviluppo ed ammortizzatori sociali con una netta priorita’ per le regioni settentrionali del paese, ha ben pensato di dirottare i fondi Fas per la maggior parte delle azioni del governo in questo ultimo anno sottraendoli dalla disponibilita’ delle regioni del Sud.  I dati parlano in maniera chiara.I fondi FAS sono stati stornati dal bilancio del Ministero del welfere , da dove dovevano poi essere trasferiti alle regioni meridionali, nell’ordine : per finanziare la cassa integrazione generale, generando lo slittamento dei fondi per il Sud al Nord grazie ad un basilare principio ovvero quello che ci sono piu’ occupati e quindi piu’ cassaintegrati in Lombardia che in Campania; sono stati utilizzati per finanziare parte del pacchetto sicurezza ed in particolar modo per la costruzione dei nuovi C.i.e. da parte del Ministero dell’Interno, a cominciare da quelli da costruire proprio a Sud, stravolgendo il senso di fondi che servono per lo sviluppo delle attivita’ produttive e per misure di sostegno al welfare; un’ultima parte di questi fondi e’ stata destinata al fondo per gli ammortizzatori sociali nazionali, generando in questo modo la riduzione della spesa pubblica al Nord colmata con dei fondi che sono esclusivi per il meridione. Tutto questo in pochi mesi.Lo scontro in atto in Sicilia, che vede protagonisti degli attori che senza dubbio rappresentano gli interessi dei poteri forti si basa proprio sull’utilizzo dei fondi Fas, in una regione che tra l’altro ha uno statuto autonomo ed ha la peculiarita’ di produrre ingenti introiti dalla tassazione regionale che vengono spesi esclusivamente sul territorio. Sono lontani i fasti del Sud dove l’arrivo di fondi e finanziamenti da parte dello Stato erano accompagnati dalla costruzione di un sistema di potere clientelare, che trasversalmente riusciva a derubare i cittadini della spesa pubblica, dei fondi per la Cassa del Mezzogiorno, dei fondi per la legge 219 sul dopoterremoto, costruendo un meccanismo di tangenti e sperpero del denaro pubblico che si associava con la difesa degli interessi delle banche e dei gruppi industriali che costruivano cattedrali nel deserto. I governi pullulavano di meridionali....che non amavano la loro terra : De Mita, Pomicino, Di Donato, De Lorenzo, Mastella. Oggi invece ci sono Berlusconi, Bossi, Calderoli, Maroni, Zaia, Sacconi, Tremonti...che non amano la nostra terra. Abbiamo in Europa dei fulgidi esempi di come l’utilizzo concreto e corretto dei fondi europei abbia potuto cambiare i volti di un paese. Il Portogallo senza dubbio e’ il miglior esempio possibile, come proprio Global Project ha riportato recentemente. Un paese libero dalla dittatura da pochi decenni, che negli anni ’80 non aveva le autostrade. L’utilizzo dei fondi europei non solo ha trasformato le grandi citta’ come Lisbona e Oporto in metropoli europee, ma ha completato la rete autostradale, la rete ferroviaria, ed ha reso il Portogallo paese leader per l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili. Per percorrere in treno da Lisbona ad Oporto su treni che arrivano a 300Km/h disegnati da Pininfarina e costruiti dalla Breda si impiega poco meno di due ore per oltre 500Km e si paga un biglietto 14 €. In Italia per andare da Napoli a Bari in treno c’e’ il rischio di impiegarci una giornata per percorrere 250 Km. Eppure il paese Lusitano ha caratteristiche cosi’ simili al meridione del nostro paese che lasciano davvero l’amaro in bocca. La prima tranche dei fondi europei per lo sviluppo del mezzogiorno sono andati sostanzialmente in due direzioni, la prima sui trasporti la seconda sulle misure di contrasto alle nuove poverta’. La prima si e’ concretizzata in maniera evidente solo in Campania con le linee metropolitane della citta’ di Napoli e con la metropolitana regionale, mentre nelle altre regioni a cominciare dalla Sicilia stessa non hanno avuto nessun risultato concreto in termini di costruzione di strutture ed infrastrutture. Le misure di contrasto alle nuove poverta’ vivono tutte del modello sperimentato in Campania con la creazione del percorso di orientamento al lavoro, formazione ed inserimento in attivita’ socio lavorative costruito dalla Regione. Un bacino importante di alcune migliaia di disoccupati, la stragrande maggioranza dei quali provengono dai movimenti di lotta. Una misura che ha garantito e garantisce un reddito di esistenza di circa 500 euro al mese senza costruire ne’ una possibilita’ di impiego reale, ne tanto meno la possibilita’ di sviluppo di nuovi settori produttivi. Una misura comunque importante in una regione con 140 mila famiglia al di sotto della soglia di poverta’, ovvero 5.000 euro di reddito annui, ma che non riesce ad incidere sulla necessaria trasformazione dei tessuti produttivi del territorio. In Campania, come in Calabria dove lo schema e’ stato mutuato dallo stesso ente. Cosi’ come il reddito di cittadinanza, senza dubbio peggiore di quello appena approvato dalla Regione Lazio, che e’ riuscito , con soli 77 milioni di euro a disposizione a dare una risposta troppo piccola rispetto ai bisogni reali. Misure di assistenza. Una storia che in fin dei conti non cambia mai.Il sud del paese dal 1860 subisce lo scippo di fondi e competenze verso il Nord del paese. Poi, dopo la guerra, siamo stati quelli che hanno avuto tardi l’industrializzazione e troppo presto la deindustrializzazion-e che ha lasciato sul territorio dei veri e propri non luoghi dove la dismissione ha distrutto l’urbanistica e la vita sociale dei territori, quella condizione di subalternita’ del Sud al Nord che “Stato e sottosviluppo” c’ha raccontato cosi’ bene insieme al sistema di saccheggio della Cassa del Mezzogiorno che difendeva gli interessi dei gruppi imprenditoriali del Nord e quelli dei politici del Sud. Poi, infondo, piu’ nulla, se non delle manovre incapaci di trasformare davvero il tessuto produttivo e sviluppare dunque dei percorsi di autonomia in termini di produzione, in termini di redistribuzione della ricchezza in termini di stato sociale nuovo.  Eppure il Portogallo sta meglio di noi...Il Sud del paese vive oggi lo smantellamento degli ultimi residui del tessuto produttivo legato al comparto manifatturiero : Fiat, Alitalia, Fincantieri. Allo stesso tempo vede sparire i fondi europei verso il Nord, questo in una fase di crisi globale significa l’impossibilita’ di poter prevedere una trasformazione sociale del tessuto produttivo e di conseguenza lo sviluppo di nuovo welfere slegato dalla logica assistenzialista. Il meridione dovrebbe guardare agli esempi che il mediterraneo offre. Non solo il Portogallo ma anche ....Israele. Lo stato sionista, perennemente in guerra, ha un tessuto produttivo che oltre alla produzione militare e’ legato al settore di ricerca e sviluppo del Hi tech. Nokia, Motorola, Lg, Ibm hanno tutte i centri di ricerca e sviluppo per il Sud Europa in Israele. Allo stesso modo la possibilita’ di utilizzo delle fonti rinnovabili di energia, proprio mentre dagli Usa arriva la green economy, sono infinite e forse uniche in Europa per le regioni del mezzogiorno. Eolico, solare, termico, energia mareomotrice. Il 30% dell’energia eolica del nostro paese e’ prodotto dalla Ivpc , un’azienda di Benevento che produce il doppio dell’eolico dell’Enel, cosi’ come la Accomandita in Sicilia produce la maggior parte del solare prodotto nel nostro paese. Ma e’ una produzione che risulta essere fine a se stessa, ed al massimo viene venduta al gestore nazionale piuttosto che sviluppare una rete alternativa capace di alimentare intere citta’ con fonti rinnovabili. Un settore produttivo che non viene considerato centrale, a differenza del settore edilizio e delle fonti assimilate (inceneritori, biomasse, centrali turbogas), e che di conseguenza resta legato al meccanismo della rendita ed ha un impatto bassissimo sul miglioramento delle condizioni di vita generali in termini di vivibilita’ e sviluppo. La Puglia raggiunge oggi quasi il 40% di energia prodotta da fonti rinnovabili, eppure allo stesso modo e’ terreno di conquista degli scempi di Ecogem ed Ecoenergia le aziende di Emma Marcegaglia con i loro inceneritori, le centrali a biomasse e le discariche. Cosi’ come nelle attivita’ produttive anche sul campo del nuovo welfere si riscontrano limiti enormi. Al di la’ della necessita’ oggettiva e drammatica di un reddito di esistenza per quella enorme fascia sociale espulsa dal mercato del lavoro, non si agevola l’azienda cooperativa, ma si pensa ad essa solo come contenitore per “gestire” le politiche di assistenza, tanto che oggi il piu’ grande ammortizzatore sociale del mezzogiorno e’ rappresentato dalla gestione delle politiche di assistenza e di formazione-lavoro. Senza dubbio Lombardo non pensa ad una lotta con il governo centrale per pianificare la possibilita’ di trasformazione del tessuto produttivo del sud.Lombardo deve rispondere a quei gruppi di interesse che lo rendono uno dei piu’ votati alle recenti elezioni europee con 200 mila preferenze, deve rispondere a quegli interessi che oggi gli consegnano il 12% in Sicilia, dandogli una visuale piu’ simile allo sviluppo di quella autonomia siciliana tanto cara al bandito Giuliano ed alla mafia di un tempo. Ma oggi l’urgenza di immaginare una movimento politico e sociale capace di rivendicare autonomia, indipendenza e fondi per il mezzogiorno non è piu’ rimandabile. Non si puo’ rimandare perche’ non e’ pensabile che Lombardo e l’Mpa possano avere il monopolio politico su questi temi, non e’ pensabile perche’ il piano della rappresentanza istituzionale è incapace di pensare a dei processi di trasformazione sociale come quelli descritti in piena autonomia ed indipendenza dal governo nazionale. Non e’ pensabile infine perche’ lo scenario che abbiamo davanti dopo il 2013 con la fine dei fondi europei e’ di una drammaticita’ impressionante se non si costruisce nulla ora. Infine non e’ pensabile perche’ la storia duosiciliana ci consegna un desiderio di autonomia ed indipendenza di queste terre che deve necessariamente trovare una risposta nell’oggi, giammai in chiave nostalgica ma pienamente post moderna.  

Antonio Musella

Laboratorio Occupato Insurgencia, Napoli