Flussi di voto e percentuali di una rivoluzione nel sistema politico istituzionale italiano

Lo sconquasso elettorale

7 / 3 / 2013

Per come avvenuta, attraverso quale dinamica dei flussi elettorali da liste a liste, attraverso quali percentuali di voto e voti ottenuti, così come per le implicazioni che questa determina nel quadro politico istituzionale italiano, il successo del Movimento 5 Stelle si configura come un fatto rivoluzionario e come fattore di ingovernabilità del sistema parlamentare. Le soluzioni conosciute, i percorsi istituzionali consolidati sono tutti saltati. I partiti si trovano a bocca aperta, scioccati di fronte ad una forza politica anomala e, sostanzialmente, a loro sconosciuta, in attesa di soluzioni mai sinora sperimentate.

Il successo del Movimento 5 Stelle ha, allo stesso tempo, allarmato le cancellerie europee: il voto del 24 e 25 marzo scorso è stato, di fatto, un voto contro le politiche di rigore perseguite dalla burocrazia politico-finanziaria europea e il rischio di contagio è molto forte. Si può, infatti, affermare che la maggioranza degli italiani ha votato per coalizioni e partiti che esplicitamente hanno detto no all’Agenda Monti, rifiutando l’idea di nuovi ulteriori sacrifici per sanare il debito e ottenere nei singoli Stati il pareggio di bilancio voluto dalla Troika europea. Lo hanno fatto elettori grillini, di centro destra, di sinistra e di destra, ognuno con motivazioni e aspettative diverse. Ma se a questi, che esplicitamente hanno votato programmi contrari alle politiche di rigore europee, si aggiungono i tanti elettori di centro sinistra che, un po’ turandosi il naso, hanno votato questa coalizione con la speranza di una sua discontinuità dall’Agenda Monti una volta al governo, il segnale di pericolo per le burocrazie europee e bancario-finanziarie è sicuramente forte.

Già molti, aderendo all’invito della redazione alla discussione nel merito, si sono espressi con giudizi, opinioni e analisi interessanti sul fenomeno M5S. Mi è parso, perciò, il caso di fornire a chi lo desidera un quadro di sintesi dei risultati elettorali, utile a fornire spunti di riflessione su quanto successo (si sono utilizzati i dati ufficiali forniti dal Ministero dell’Interno e alcune analisi sul voto pubblicate dall’Istituto Cattaneo di Milano e l’Istituto Tecné). Per chi voglia approfondire questo aspetto si allega un documento specifico. Qui mi limito ad una breve esposizione di quanto emerso.

Il centro sinistra, pur risultando la coalizione con il maggior numero di voti alla Camera e al Senato esce sconfitto da questa elezione. L’erosione di voti rispetto alle politiche del 2008 è significativa – - 28,4% per la Camera e - 33,46% per il Senato – e dimostra come, non solo non abbia intercettato il voto giovane – solo il 26,3% degli elettori sotto i 30 anni – ma abbia perso voti anche nell’elettorato consolidato (si vedano i dati del Senato). Il PD rimane di poco il maggior partito al Senato ma è superato alla Camera dai grillini. Complessivamente il PD prende circa 17 milioni di voti contro i circa 15 del M5S che supera il PDL, fermo a circa 14 milioni di voti.

Centro sinistra e PD pagano tecnicamente i meccanismi della legge elettorale vigente ma politicamente pagano il lungo percorso di adesione “riformista” all’ideologia neoliberista e, nello specifico, l’adesione al governo Monti e l’ammiccamento continuo ad accordi con questi per proseguire la realizzazione, “riformata”, dell’Agenda Monti. In questo contesto la sinistra storica, sia quella in coalizione che quella fuori dal centro sinistra, dimostra ancora una volta, dopo la debacle del 2008, la sua marginalità elettorale, politica e sociale.

Il centro destra sbanda e perde paurosamente in voti assoluti e percentuali – più di 6 milioni di voti alla Camera e più di 4 milioni al Senato. Nonostante ciò, l’appello plebiscitario di Berlusconi ha sortito l’effetto di rendere meno amaro questo dato. Berlusconi si è confermato ancora una volta vincente nell’utilizzo mediatico della campagna elettorale, sapendo parlare alla pancia di una parte della popolazione italiana. La Lega Nord si “salva” con la vittoria di Maroni alle regionali lombarde, una vittoria che, comunque, non le consente più di tenere saldamente la bacchetta del comando nelle regioni del nord in quanto la riduzione drastica di consensi la consegna al ricatto del PDL: scenario questo che vedremo presto come evolverà. Comunque la perdita di consensi della Lega Nord è molto forte: oltre il 50% dei voti ottenuti nel 2008.

Il M5S è il primo partito italiano alla Camera e le percentuali di voto, sia alla Camera che al Senato, sono complessivamente sopra il 20% in ogni circoscrizione e collegio regionale. Ottiene risultati migliori al centro-sud ma sono comunque ottimi anche al nord. In particolare nelle aree di crisi economica, in quelle dove esistono conflitti locali e nelle aree colpite da calamità naturali il M5S ottiene grandi o significativi successi elettorali a discapito dei partiti tradizionali. Questo dato interessante segnala come il M5S abbia intercettato meglio di tutti il disagio economico e sociale, il disgusto verso il sistema dei partiti e la protesta attiva nei territori. Il M5S prende voti tra gli studenti (54%) e i disoccupati (41%) e attira il 37,9% del voto dei giovani sotto i 30 anni; probabilmente intercetta meglio di tutti quanto espressosi nei recenti referendum sull’acqua e dà voce ad una diffusa sensibilità ambientale che non ha trovato da tempo spazio nelle agende dei partiti tradizionali, compresi quelli della sinistra e che si richiamano all’ambientalismo.

Nelle città, altro dato interessante, è soprattutto il PD a perdere consensi a favore del M5S – salvo a Padova dove in gran parte è la Lega Nord a vedere trasmigare molto del suo voto verso i grillini – ma anche Italia dei Valori viene travolta dai grillini. Meno il PDL che viene eroso in maniera più omogenea.

Questo quanto emerge in sintesi dalla lettura dei voti. Il M5S ha sconquassato il quadro politico-istituzionale ma lascia tutte aperte le incognite che lo accompagnano. Pesa in negativo una struttura verticistica che risponde in tutto e per tutto al volere del Capo e una idea della rete gerarchica, censoria e autoritaria. Inoltre preoccupa la mistica della legalità assoluta che pervade i discorsi di Grillo e dei grillini, ripresa nello stesso statuto del M5S. Come questo “strano movimento” si dialetizzerà con i movimenti sociali, con i conflitti locali e con le lotte rimane un’incognita. Certo non sono l’apertura di spazi a queste dinamiche e i nessi amministrativi possibili ad interessare Grillo e i grillini bensì un percorso originale ed eretico tutto interno alle istituzioni, volto a demolirle e farne di nuove. Su che basi e in che rapporto con il territorio? Staremo a vedere.

7 marzo 2013

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analisi flussi elettorali