L'ombra dei finanziamenti bancari dietro il blitz di Tap

Centinaia di manifestanti provano a bloccare i mezzi. Diverse cariche. La multinazionale per la costruzione del gasdotto Tap non rispetta gli accordi.

4 / 7 / 2017

Ancora scontri ed alta tensione nel Salento dove qualche centinaio di attivisti No Tap ha tentato di sbarrare la strada ai camion della ditta incaricata di spostare gli ultimi 43 ulivi per far posto all’infrastruttura energetica. Il blitz si è svolto nelle ore notturne. 

Era da poco passata la mezzanotte quando i mezzi della ditta scortati da una poderosa colonna di blindati di polizia e carabinieri, hanno fatto la loro comparsa sulle colline di Melendugno. 

L’operazione non ha trovato impreparati gli attivisti No Tap, non a caso già paragonati agli irriducibili della Val di Susa per il coraggio e la determinazione con i quali si oppongono alla realizzazione di un maxigasdotto Tap (acronimo di  Gasdotto Trans-Adriatico - Trans-Adriatic Pipeline) che taglierebbe in due - devastandolo - le terre salentine. 

In tanti, gli attivisti No Tap, si sono fatti trovare lungo il percorso per presidiare le strade per impedire il passaggio dei mezzi della ditta per l’espianto capitanati dalla multinazionale energetica. 

Diversi manifestanti si sono posizionati lungo la strada battuta dai camion per il trasporto e la polizia, in tenuta antisommossa, ha caricato quattro volte per sgomberare le strade. Diversi blocchi hanno cercato di fermare l’avanzata dei mezzi, il primo blocco all'altezza del paese di Vernole è stato subito dissolto dalla massiccia presenza delle forze dell'ordine, che hanno spostato di peso alcuni manifestanti che occupavano la strada. Il secondo blocco è avvenuto all'ingresso di Melendugno, tanti i momenti di tensione e manganellate sui manifestanti che cercavano di fermare i mezzi nei pressi della Masseria del Capitano, il sito di stoccaggio in cui saranno portati gli ulivi espiantati. 

Ciò che ha destato più sconcerto è che, dopo la manifestazione del primo aprile, si era stabilita una sorta di tregua non scritta e il trasferimento degli ultimi alberi era stato provvisoriamente sospeso. La stessa società Trans Adriatic Pipeline aveva annunciato che durante il periodo estivo non avrebbe continuato i lavori. Un impegno, già in parte violato nelle scorse settimane, che stanotte è diventato carta straccia.

La motivazione principale di questa accelerazione consiste nel fatto che Tap rischia di perdere i finanziamenti bancari, qualora non procedesse con la pronta apertura dei cantieri preliminari. 

Solo all’alba la ditta preposta è riuscita a portare gli ulivi al centro di stoccaggio. Per ore, fino alla mattinata, sono rimasti i posti di blocco ovunque, anche all’ingresso dei villaggi vacanze. Melendugno è stata completamente isolata, senza nemmeno poter raggiungere i paesi limitrofi. 

In una nota su Facebook il sindaco di Melendugno Marco Potì, da sempre contrario all'opera insieme agli altri enti locali, Comuni del Salento e Regione Puglia esprime il suo disappunto ”In piena stagione turistica - ha scritto stanotte  - la Tap decide di violare quanto riportato nell'autorizzazione unica in suo possesso. Le attività sono sospese da giugno a settembre". E conclude ”Sono sconcertato dallo spiegamento di forze dell'ordine italiane per spostare 43 alberi, già sacrificati tanto tempo fa, senza motivo, senza autorizzazioni successive, senza nessun buon senso. I cittadini manifestano il loro totale dissenso. Melendugno e San Foca isolate completamente dal resto d'Italia. Fermatevi”.

Qui il commento del Comitato No Tap