Mais geneticamente modificato: in Friuli la prima coltivazione legale italiana

Sentenza del Consiglio di Stato: entro 90 giorni Zaia dovrà rilasciare l'autorizzazione. In agitazione il settore biologico

15 / 2 / 2010

TRIESTE (15 febbraio) - Sarà il vicepresidente di un'associazione friulana di imprenditori agricoli che vuole l'introduzione delle biotecnologie il primo che potrà seminare mais ogm in Italia a condizione che si tratti di una varietà iscritta al catalogo comune. La ha reso possibile una sentenza del Consiglio di Stato, che autorizza il ministero delle Politiche agricole, ossia quello di Luca Zaia, da sempre contrario agli ogm, a rilasciare permessi alla semina, fissando un termine di novanta giorni per l'autorizzazione.

La sentenza ha suscitato le reazioni di FederBio, Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, che rappresenta 34 organizzazioni associate, che si è detta contraria a nome della quasi totalità del settore biologico, sia a livello nazionale che regionale, e del 40 per cento dei produttori bio italiani. Secondo gli operatori del settore biologico il Consiglio di Stato dimostrerebbe di aver trascurato intenti e l'impegno delle decine di migliaia di agricoltori che in Italia coltivano con metodo biologico i propri terreni, a favore dell'ambiente e della salute delle persone. L'introduzione della coltivazione degli Ogm in Italia, in assenza di piani adeguati di protezione per le coltivazioni biologiche, comprometterebbe la possibilità di poter continuare a produrre in modo biologico, per l'eventuale possibile contaminazione che può prodursi per la fecondazione incrociata tra colture biologiche ed Ogm e per l'inevitabile interazione delle filiere.

Gli operatori del biologico si richiamano a studi scientifici che metterebbero in guardia sulla natura e sulle possibilità della contaminazione tra colture gm (geneticamente modificate) e colture non gm, al fine di definire idonee misure di protezione come il mantenimento di una fascia di rispetto intorno alle coltivazioni gm. Secondo gli operatori del comparto biologico in Italia sarebbe difficile anche rispettare la condizione di base che attiene alla distanza di separazione raccomandata, secondo il protocollo del Supply chain Iniziative on modified agricultural crops (Scimac) tra coltivazioni convenzionali e Gm, calcolato in 80 metri per il mais da foraggio e in 200 metri per il mais per l' alimentazione umana.

Tratto da: Il Gazzettino