Manduria - Avanti come? Avanti dove?

4 / 4 / 2011

Il clima da soleggiata domenica di inizio primavera e le suggestioni da day after segnano l'inizio della giornata a Manduria. Dopo la cavalcata gloriosa che ha portato i migranti che ancora abitano le tende del Cai al confine della provincia Ionica ad impadronirsi del piazzale antistante il cancello principale, la mattinata scorre via rapidamente, in una situazione di apparente tranquillità, come se la detenzione in un recinto alto ormai quasi quattro metri, lo scarso igiene e l'assenza di acqua corrente stessero tragicamente diventando quasi elementi di normalità.

Le presenze da parte degli attivisti, dopo l'entusiasmante attività corporale del tardo pomeriggio del giorno precedente, si mantengono discrete. Si ha la percezione che la rappresentazione di sabato pomeriggio, favorita dalla pressione mediatica e fisica degli attivisti che manifestano per la chiusura della centro, abbia segnato un punto di non ritorno.

Nel primo pomeriggio nelle zone limitrofe al piazzale antistante l'ingresso del centro si prova a capire, un po' stancamente, dove possa risiedere l'elemento che sblocchi la situazione attuale di urticante stallo. Verso le quattro le prime note di un coro ormai diventato la marcia dei migranti che abitano contrada Tripoli inizia ad echeggiare nella zona centrale del campo. Ci connettiamo con ciò che accade decisamente con più immediatezza rispetto a ieri, ma la gioia che ci sommerge è la medesima. Almeno cinquecento migranti, come ieri sera, forzando il cancello, sono usciti della tendopoli intonando lo splendido libertè libertè. La polizia, anche quest'oggi, non può intervenire.

Se il tema delle pratiche va costantemente rapportato con le categorie di sorpresa e novità, quest'oggi si sceglie di non stazionare nel piazzale che segna la via per il campo, ne di bloccare la solita provinciale. Oggi i migranti decidono di abitare le zone agresti che, sterminate, segnano il confine nord della tendopoli. Ne nascono scorci che evocano suggestioni che, per chi è nato e cresciuto a queste latitudini, sono indescrivibili. C'è chi sonnecchia sotto secolari ulivi, chi si sdraia in un verde quasi accecante, chi giace su un muretto a secco improvvisamente ospitale. Si percepisce, certo, voglia di discutere, di provare a capire dove possa risiedere la prospettiva di rivendicazione odierna. Ma c'è anche voglia di sdraiarsi sull'erba, di respirare aria di campagna in fiore, provando per un attimo ad immaginare che di fronte a questa effimera libertà non ci sia un cancello che aspetta di essere richiuso ma uno sconfinato campo di sogni. C'è, anche oggi, chi decide immediatamente di allontanarsi, stabilendo che la sua ricerca di un mondo possibile ricomincia qui ed ora. Ma la maggior parte dei ragazzi tunisini che abitano ancora la tendopoli, ormai è chiarissimo, rimane qui per mancanza di alternative. I migranti rimasti, in linea di massima, non hanno parenti in Italia, non hanno destinazioni precostituite, o semplicemente non hanno la possibilità di raggiungerle.

Gli scambi, i confronti, i racconti, le confidenze rispetto ai primi timidi contatti di ormai una settimana fa sono ormai cosi coinvolgenti e bilaterali che, spesso, raggiungono una profondità tale da rendere impossibile scordarsi i percorsi di vita drammatici e straordinari nei quali siamo capitati.

I ragazzi tunisini continuano a raccontarci dell'assoluta inidoneità, dal punto di vista alimentare, igienico e sanitario dei servizi offerti nel campo. In aggiunta – l'elemento che più ci irrita – da tre giorni l'ufficio competente non distribuisce, non si sa con quale motivazione, l'ormai noto C3, il foglio che permetterebbe, precariamente, di spostarsi senza troppi problemi.

Tra le molte facce ormai note e i calorosi abbracci incontriamo, colmi di suggestioni, il ragazzo tunisino che ci aveva mostrato un'immagine di Guevara dall'interno della recinzione. Immancabile seconda foto con la solenne promessa di farne una terza finalmente lontani e realmente liberi.

I migranti decidono di non rientrare, passando la notte all'aperto. Chiedono di avere, presto, i documenti in regola che permettano di abbandonare per sempre questa parte del mondo. Chiedono di avere la possibilità, finalmente, di giocarsi la vita.

* Presidio Campagna Welcome a Manduria

Foto Tendopoli di Manduria 03.04.11