In una guerra senza dubbio il
dato che colpisce, che caratterizza l’efferatezza del conflitto e l’impatto
devastante sulle popolazioni è il numero dei morti. Numeri, che significano
vite umane, che danno la dimensione della barbarie della guerra.
250 morti e 1991 feriti, per cosi’ dire…Infatti questi non sono numeri di una
guerra ufficiale. Non sono i dati delle recenti azioni belliche a cui
l’esercito italiano ha partecipato in Iraq o in Afghanistan, ne’ tantomeno i
numero dei conflitti che hanno visto protagonisti in passato i militari
italiani in Somalia, Bosnia, Kosovo fino alla prima guerra del Golfo.
Sono i dati dei militari italiani morti per neoplasie, leucemie, rarissime forme degenerative, per essere stati esposti all’uranio impoverito. Morti bianche, mai ammesse dell’esercito italiano e dal Ministero della Difesa, giovani per lo più, principalmente meridionali, arruolati come esercito di riserva affamato, carne da macello senza prospettiva di lavoro nella propria terra da mandare in missioni di morte profumatamente pagate. Militari da educare all’obbedienza, alla disciplina militare, ad odiare gli stranieri in un processo costante di fascistizzazione dei corpi militari e di polizia nel nostro paese da oltre un decennio. Ma finito il lavoro sporco, quando le condizioni di salute peggiorano, quando arriva il congedo obbligatorio, questi giovani plasmati per essere macchine da guerra e ligi al rispetto degli ordini scoprono la loro vera dimensione, quella appunto di carne da macello. Abbandonati a loro stessi, abbandonati alla morte certa, senza sapere perché, senza sapere cosa li ha uccisi, ed a quel punto forse, ed in condizionale è d’obbligo, che quella formazione militare svanisce e passa la voglia di obbedire agli ordini. Peccato che hanno pagato con la vita prima di capirlo, ed hanno ripagato in vite umane trucidate in battaglia i loro stessi aguzzini.
Il 6 dicembre del 2009 il Tribunale di Roma ha condannato il Ministero della Difesa ad un risarcimento di 1,4 milioni di euro da versare alla famiglia di un militare sardo morto di tumore contaminato da uranio impoverito. È la seconda storica sentenza, che segue quella del Tribunale di Firenze meno di un anno prima che condannava la Difesa per la morte di un paracadutista che aveva operato nella missione Ibis in Somalia.
I parenti dei militari morti
conducono una battaglia dal 2005 per fare emergere un vero e proprio massacro
di cui non si conoscono nemmeno le cifre certe.
La Commissione
d’inchiesta del Senato varata nel 2007, che vedeva Mauro Bulgarelli come
vicepresidente, e richiesta dai Verdi e dai Radicali, si è trovata ad
affrontare una miriade di numeri. Esistono documenti infatti che ci raccontano
di 174 morti e oltre 2.500 contaminati, in cui però non sarebbero inseriti i
dati dei militari reduci della guerra del Golfo, della missione in Somalia,
della missione in Bosnia e tutto il personale impiegato nei poligoni, su tutti
quelli della Sardegna (Capo Frasca, Capo Teulada, Salto di Quirra).
Lo stesso ex ministro della difesa del
governo Prodi, Arturo Parisi, rispose in maniera contraddittoria nelle sue
audizioni alla commissione d’inchiesta parlando in due audizioni separate,
prima di 37 e poi di 77 morti, , mentre
la Sanità Militare
(GOI, Gruppo Operativo Interforze) ha indicato in 158 i casi di morte e in 1833 i casi di malattia nell’audizione
del Senato del 4 ottobre 2007.
In ogni caso, come si può notare, sempre numeri diversi, cifre approssimative
che nascondono per insabbiamento e per difficoltà di reperire le fonti, una
vera e propria strage.
In questo l’assenza del registro dei tumori regionali continua ad essere uno
dei nodi centrali. Ovvero l’assenza di un ufficio del Ministero della Salute
coordinato dalle Asl che provi a comparare le cause del sopraggiunto decesso
con le zone di abitazione ed i luoghi di lavoro. Non basta infatti fare un
indagine sulle cartelle cliniche dove viene riportata solo la causa “tecnica”
della morte, ma c’e’ necessità di censire le neoplasie e compararle con le
abitudini dei pazienti a cominciare dagli habitat.
Il film, Vento di Terra, di alcuni
anni fa ci racconta proprio una di queste storie, quella di un ragazzo
napoletano del quartiere di Secondigliano che perde improvvisamente il padre
unica fonte di reddito della famiglia. Lascia la scuola, ma non riesce a
trovare un lavoro per poter mantenere l’anziana madre e la sorella. Non riesce
ad affermarsi come rapinatore e decide di arruolarsi nell’aereonautica. Dopo alcuni
anni la malattia si manifesta all’improvviso e lo stronca dopo pochi mesi.
Una storia non dissimile forse da quella del militare sardo oggetto della
sentenza del Tribunale di Roma. Un sottufficiale dell'Esercito della provincia
di Cagliari, che ha prestato servizio nel poligono di Teulada. La figlia
racconta della malattia del padre una mielodisplasia linfatica degenerata in
seguito, nonostante lunghe cure, in leucemia mieloide acuta, causa tre mesi fa
del suo decesso.
La Commissione
d’inchiesta del Senato non completò del tutto il suo lavoro a causa della
caduta del governo Prodi, ed attualmente non esiste nessuna struttura con il
compito di fare luce sulle morti da uranio impoverito. L’11 novembre del 2009
un gruppo di parlamentari del Pd ha chiesto al ministro La Russa con la proposta di
legge n. 2912 l'istituzione
di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi
malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei
Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso
gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere
dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili
all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle. Il
Ministro troppo impegnato a celebrare la X Mas
non avrà avuto il tempo di applicarsi a leggere i dati raccapriccianti
contenuti nella proposta di legge, nonostante in buona sintesi le sentenze dei
Tribunali di Roma e Firenze abbiamo ammesso che il governo italiano ha promosso
l’utilizzo di armi che hanno provocato la morte dei propri dipendenti nelle
forze armate poiché causano l’emissione da agenti
contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come le
nanoparticelle ad esempio, senza che chi le usasse ne venisse a conoscenza.
Fin qui questa storia ci parla di storie di militari,
di vittime che vengono pagate che mietere vittime, di cittadini in ogni caso,
ma che avevano la possibilità di scegliere se arruolarsi con stipendi da 8.000
euro al mese nelle missioni di guerra, oppure fare la vita di milioni di
precari e disoccupati nel nostro paese.
Il sottufficiale di cui sopra era in servizio presso la base di Teulada, in
Sardegna.
Ed è proprio in Sardegna che le morti manu militari trovano nella
colonizzazione bellica dell’isola il maggiore impatto sui civili.
Capo Frasca, Capo Teulada e Salto di Quirra sono il triangolo bellico più
grande per estensione del nostro paese e tra i principali d’Europa. In
particolar modo la base di Salto di Quirra è il Poligono più grande d’Europa.
Nelle carte militari viene indicato come : “Poligono di addestramento
interforze del Salto di Quirra alle dirette dipendenze del Comandante della 1ª Divisione - Centro Sperimentale di Volo
del Comando Logistico, comprende
la base e il poligono “a terra” di Perdasdefogu e il
distaccamento A.M. di Capo San
Lorenzo con il dipendente poligono “a mare”.
Il Poligono è composto da personale proveniente per il 50% dall'Aeronautica
Militare, il 35% dall’Esercito Italiano e il 15%
dalla Marina
Militare, il poligono attua le predisposizioni operative, tecniche e logistiche
per la sperimentazione e la messa a punto di velivoli, missili, razzi e
radiobersagli.
Il Poligono, costituito nel 1956, è l’unico del genere in Italia e provvede,
oltre che alla sperimentazione di missili e razzi, all’addestramento del
personale delle tre FF.AA. ed alle esigenze di molti Enti Scientifici Nazionali
e Stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche (Centro
Italiano Ricerche Aerospaziali dell’Università di
Roma, Agenzia
Spaziale Europea)”. Tra questi presunti “enti scientifici” le più
grandi multinazionali delle armi del mondo che sperimentano in Sardegna le loro
nuovissime armi di distruzione di massa, tutti alle dipendenze della NATO. La
zona di Salto di Quirra è interessata da un incredibile tasso di mortalità per
neoplasie e per un incredibile tasso di malformazioni neonatali. Qualche numero
può esserci di aiuto per comprendere meglio di cosa parliamo. Come il caso
della frazione di Escalaplano e delle malformazioni neonatali. Da oltre
vent’anni gli abitanti vivono nel terrore. Il tasso di natalità medio è di 20
nascite l’anno ma nel 1988 ci sono state ben sei nascite “anomale”, tra le
quali anche un caso di ermafroditismo. Solo negli ultimi anni i dati ci
raccontano questo scenario : Escalaplano, 2.600 abitanti, 14 bambini nati con
gravissime malformazioni genetiche; Quirra, frazione di Villaputzu, 150
abitanti, 32 morti per tumore, principalmente al sistema emolinfatico. Inoltre agnelli contaminati da
nanoparticelle di piombo e altri metalli pesanti, api impazzite che
aggrediscono gli apicoltori, persone che sentono insistenti ronzii nelle
orecchie.
E’ la cosiddetta Sindrome di Quirra,
un insieme di fattori di inquinamento del territorio, dovuto agli esperimenti
militari, che stanno producendo un vero e proprio genocidio in una regione
completamente colonizzata dalle truppe dell’esercito italiano da oltre
cinquant’anni. L’inquinamento da nanoparticelle è dovuto all’esplosioni, ai colpi
di armi da fuoco , da test con armi sperimentali. Esplosioni che immettono
nell’arie nanoparticelle che si depositano sul terreno ed entrano nel nostro
organismo attraverso la catena alimentare, come dimostrano i dati del 2007 su
un gregge di 300 pecore nei pressi di Salto di Quirra, con oltre venti nate
ceche.
Un’Armageddon nel sud est della Sardegna. Nonostante la pressione dei cittadini
negli ultimi anni, e grazie anche ad un inchiesta di Rai News 24 di Maurizio
Torrealta, gli studi promossi dal Ministero della Difesa (2002), dall’Istituto
Superiore della Sanità (2004) e dalla Regione Sardegna (2005) hanno fatto di
tutto per tranquillizzare ed imbonire i cittadini, arrivando perfino ad
allargare a dismisura la zona di ricerca per giungere a dei dati che
rientrassero nella norma.
Altre ricerche effettuate dal 2002
in poi si concentrano invece sulla ricerca di un solo
agente patogeno, ovvero l’uranio impoverito, tralasciando completamente invece
l’analisi di altri elementi patogeni più conformi al contesto come le
nanoparticelle derivanti da metalli pesanti, e non solo : mega impianti radar,
sistemi Hawk e Samp, grafite, smaltimento/stoccaggio delle armi chimico
biologiche messe al bando nel 1972, ecc.ecc. Alcune indagini addirittura
raccontano di patologie dovute alla presenza di una vecchia miniera di arsenico
dismessa. E’ lo stesso ministro Giovanardi a dirlo in parlamento nel 2003,
ignorando le analisi della Asl Cagliari 8 svolte tra il 2002 ed il 2003 sui
dipendenti del PISQ (in sigla il Poligono Interforze di Salto di Quirra) le cui
conclusioni ci raccontano che : “Non sono
stati rilevati segni clinici o di laboratorio indicativi o suggestivi per
intossicazione cronica da Arsenico”. Non
solo, quando la stampa sarda gli sottolinea i dati della Asl Cagliari 8, il
ministro conferma le sue posizioni ed aggiunge inoltre, ritornando sul vecchio
tema dell’uranio impoverito :” Confermo
che l’uranio impoverito è a rischio zero per la salute umana”.Una ricerca indipendente promossa da alcuni comitati dell’Isola ed affidata
alla dottoressa Antonietta Gatti ci svela invece ciò che il governo continua ad
insabbiare. In particolar modo la presenza di un campo magnetico superiore ai 3
Ghz nella zona, frutto delle attività dei radar militari, che costruisce sopra
la zona di Salto di Quirra, tra Capo San Lorenzo e Torre Murtas, un maga campo
magnetico causa principale delle neoplasie al sistema emofiliaco, tumori al
sangue in sostanza. Il campo magnetico non è stato ancora ben definito, si sa che
è superiore ai 3 Ghz ma non si sa la sua esatta intensità per una difficoltà di
calcolo nella ricerca e gli esigui mezzi a disposizione dei comitati. Per poter
proseguire è necessario conoscere le caratteristiche essenziali delle sorgenti
dei campi osservati (ubicazione, potenza, frequenza di funzionamento, guadagno
d'antenna). Tutto segreto militare ovviamente…Il cocktail mortale però si
combina tra il campo magnetico dovuto all’attività dei radar del Poligono, con
le nanoparticelle derivanti da metalli pesanti presenti sul territorio e frutto
della sperimentazioni delle nuove armi all’interno del Poligono. La dottoressa
Gatti, tra i principali esperti di nanoparticelle in Italia, e già consulente
della Commissione d’inchiesta del 2006 e prima ancora ricercatrice sulle cause
di morte dei militari di ritorno dai Balcani, ha consegnato agli atti del
Senato della Repubblica tutta la sua ricerca, ma questo non sembra
impressionare Ignazio La Russa
troppo impegnato, ancora una volta, a sorseggiare birra con Ciccio Crisafulli,
delfino della famiglia di ndrangheta dei Crisafulli di Quarto Oggiaro come
ripreso da Paolo Berizzi in Bande Nere.
Ma la Sindrome
di Quirra travalica la
Sardegna e trova un territorio gemello nella zona del canton
Galorna, nei villaggi della Svizzera Italiana, dove sorge il Poligono militare
della multinazionale Oerlikon Contraves, che svolge i suoi test anche a Perdas
de Fogu. Un’inchiesta della televisione svizzera in lingua italiana Rtsi nel
2005, coordinata dai giornalisti Dinorah Herz, Enrico Pettinelli e Marco
Tagliabue racconta dei sospetti che gravano sul poligono, indicato come la
possibile causa del crescente numero di tumori, malformazioni e leucemie nei
paesi attorno alla base. La stessa sindrome, che i giornalisti svizzeri denunciano
nell’inchiesta, mai andata in onda in Italia, che tratteggia i contorni di
quella di Quirra. Mentre in Italia il governo rassicura i cittadini con studi
ed indagini pilotate, in Svizzera passano direttamente agli insulti verso gli
abitanti dei villaggi. A prendere posizione è il comandante del Poligono, il
generale di brigata aerea Fabio Molteni che sostiene che bisogna indagare sulle
cause genetiche che portano alle malattie intorno al poligono Svizzero. Molteni
sostiene che la causa va ricercata nella promiscuità ed incestuosità degli
abitanti, e non negli esperimenti bellici sottolineando il fatto che “ Si chiamano tutti Carta e Lai, che si
sposano tra cugini, fratelli e non lo vogliono dire che qui sono tutti parenti…”.
Una versione quanto mai singolare per spiegare un genocidio.
In ogni caso la pressione dell’opinione pubblica su Salto di Quirra continua e
nel 2008 il PISQ appalta una ricerca per dell'indagine ambientale per capire se fra attività
militari e alta incidenza di tumori vi sia una correlazione.
Finalemente…anche gli aguzzini della Nato si rendono conto che bisogna fare
chiarezza.
Certo…sicuramente.
Con il coordinamento del comandante di Perdas de Fogu Alessio Cecchetti, l’indagine
è affidata a cinque multinazionali, tra queste la Sgs società svizzera si
occuperà delle nanoparticelle, la società Ambiente, partecipata dall’Università
di Pisa si occuperà dei campi elettromagnetici, la canadese Golden della
formazione del personale, la Acsi
Informatica delle banche dati, e la Massa Spinoff si occuperà della
radioattività nell’aria. Il sottosegretario alla difesa Giuseppe Cossiga ed il
colonnello Armando Bonevoglia che hanno presentato il progetto nel 2008 della
durata di un anno, hanno anche sottolineato la serietà delle ditte, alcune delle
quali hanno tra i loro clienti anche la
NATO……
Come ? La NATO?
Coloro che dovrebbero indagare sui danni alla salute causati dalla
sperimentazioni di nuove tecnologie belliche sono al servizio del maggior
committente di nuove tecnologie belliche al mondo ?
Nel Poligono di Perdas de Fogu, al centro del noir di Massimo Carlotto e
Mama Sabot, non si sa esattamente cosa viene sperimentato. Le principali
ricerche belliche vengono effettuate sul drone, l’aereo senza pilota capace di
bombardare intere città con una guida a distanza. I droni, come ci raccontano i
redattori di Birdi ke su porru, abbisognano di continui test,
perfezionamenti, il che vuol dire ricerche continue ed ampi spazi dove poter
sperimentare la loro potenza bellica.
Ma non contenti dell’enorme espansione degli insediamenti bellici in Sardegna e
dei danni alla salute ed all’ambiente causati, il governo italiano ha ben
pensato di procedere all’allargamento del PISQ.
Giustamente….
Il progetto in corso è di dare vita ad una nuova azienda pubblico-privata (che
comporta la privatizzazione del Poligono), in cui la voce grossa la farebbe la Finmeccanica e le sue
controllate, in funzione di un utilizzo più razionale per l’industria di guerra
del Salto di Quirra. Un allargamento
progettato del Poligono a cominciare dalla località “Su Pranu”, dove si vuole
costruire una pista per aerei di grandi dimensioni (dovrebbe essere lunga circa
2.300 metri,
per una superficie totale di diversi kmq atta a garantirne sempre
l’efficienza), proprio sopra un complesso di grotte carsiche denominato
“S’Ingutidroxa”.
Un allargamento sia via terra, sia nella parte del mare che travalica
ampiamente le acque territoriali sarde. Un progetto che fonderà nel triangolo
Oristano – Quirra – Cagliari il civile ed il militare, da un lato il PISQ
sempre più distruttivo, e dall’altro il Parco Tecnologico del sud dell’Isola
dove operano una miriade di aziende e laboratori di ricerca e sperimentazione
all’avanguardia in diversi
settori: dai materiali nuovi alle nanotecnologie. Un blocco di interessi economici e militari che si mangia l’intera isola dove civile e militare risulta indistinguibile, e dove c’e’ da giurarci, chi si oppone vedrà schierato contro di esso la manu militari.