Meeting Europeo per la giustizia climatica e sociale. Il report dell'assemblea conclusiva e l'agenda transnazionale dei movimenti

16 / 3 / 2022

L’assemblea conclusiva del Meeting Europeo per la giustizia climatica e sociale ha avuto luogo nello stabile occupato dell'Ex Lanificio Lanerossi, rudere industriale destinato ad essere distrutto per lasciare spazio al cantiere dei lavori del TAV a Vicenza. Diversi collettivi e organizzazioni che animano i movimenti per la lotta al cambiamento climatico, resistendo e respingendo l'attacco alla vita che il capitale sta sferrando per difendere il profitto, si sono riappropriate di un luogo simbolo della distruzione per invece condividere percorsi di lotta ed autorganizzazione, al di là delle realtà specifiche e costruendo un orizzonte comune. 

Dai comitati NO TAV della valle di Susa, dal Collettivo di Fabbrica della GKN occupata, passando per chi occupa il villaggio di Lutzerath (Germania) contro l’estrazione di lignite, dai collettivi studenteschi e i nodi locali di Fridays for Future fino ad appartenenti ai popoli originari del Sud America, Mapuche e Yukba: centinaia di persone hanno condiviso analisi e proposte di azione dentro e contro la crisi climatica.

L’orizzonte è quello dell’organizzazione e dell’azione transnazionale dei movimenti, unico che al momento può essere all’altezza della sfida che ci si prospetta davanti, in un quadro di cambiamenti economici, politici e sociali epocali.

Gli ultimi due anni di pandemia hanno messo a dura prova la tenuta del movimento climatico stesso; mentre oggi sta iniziando una nuova guerra, scatenata dalle tensioni tra la politica imperiale di Putin e la NATO, braccio militare del blocco di potere che fa capo agli USA.

Gli effetti di questa guerra sono già palpabili: la narrazione dei mass media, l'aumento dei prezzi di ogni prodotto, le reazioni dei network finanziari stanno imponendo una condizione nuova dove la guerra è al contempo climatica e mediatica. Nell'intervento introduttivo è stata ribadita una forte contrapposizione a questa guerra come a tutte le guerre del resto, con una posizione di solidarietà con chi diserta la chiamata alle armi, manifestando contrarietà e sottraendosi alla divisa in Russia come in Ucraina, rischiando morte e prigione. Una forte presa di posizione anche in solidarietà ai migranti, selezionati alle frontiere secondo il colore della pelle: anche loro combattono contro questa guerra.

Ogni guerra scatenata e voluta dal capitalismo, riflette il modello sistematico all’interno del quale si inserisce anche questo conflitto, innescato dal capitalismo colonialista assieme al suo alleato di ferro, il patriarcato. Prendendo spunto dalle comunità zapatiste, il posizionamento è quello di condanna della guerra e dei grandi capitali di entrambe le parti che ne sono parte attiva, mentre il sostegno va indirizzato verso i popoli che subiscono per primi le conseguenze di un sistema guerrafondaio. Schierandosi di fatto con chi sta in basso, contro ogni nazionalismo, contro i confini.

Senza soluzione di continuità si è passati da un’emergenza all’altra, in un’economia e una politica dello shock, in uno stato di emergenza e guerra globale permanente. Questa guerra ha un carattere di novità perché le risorse, e in particolare le risorse energetiche fossili e nucleari sono sia oggetto che strumento della guerra: da una parte causa scatenante dei conflitti, dall’altra usate direttamente nel conflitto stesso.

La guerra in Ucraina non è l’unica in corso: nel Sud del mondo continuano le guerre coloniali, e da cinque secoli e mezzo le resistenze dei popoli originari costruiscono alternative dentro queste guerre. Le lotte climatiche sono il terreno di costruzione comune dove si può resistere e ribaltare il paradigma liberal e green, che ora vuole tornare al vecchio modello fatto di carbone e nucleare. Il movimento climatico è contro la guerra e per la giustizia sociale, per nuove relazioni sociali affrancate, che attaccano le catene di potere e dominazione di una parte del mondo sull'altra, dei ricchi nei paesi ricchi contro il Sud globale, così come all’interno delle relazioni di genere.

Una parte del mondo gode di un privilegio, ma proprio chi detiene il privilegio deve metterlo a servizio delle lotte, a fianco delle popolazioni marginalizzate. “Resisteremo e continueremo nella resistenza” dicono i Mapuche, e anche nel Nord globale privilegiato lo sfruttamento di corpi e territori è sempre intensamente presente.

Questi due anni di sindemia hanno messo a dura prova i rapporti e le relazioni collettive che sono la potenza vera dei movimenti sociali. Così il modo più efficace per accumulare forza lo indica il collettivo di fabbrica che sta occupando ed autogestendo la GKN a Campi Bisenzio: tessere reti con soggettività anche eterogenee e con finalità apparentemente non coincidenti come possono essere collettivi studenteschi o movimenti ambientalisti, accanto all’intreccio con altre lotte di fabbrica, e saper raccogliere la solidarietà che può dare chi non si trova nella stessa condizione specifica, ma condivide un orizzonte rivoluzionario. Pratiche anche diverse possono convivere, le istanze debbono essere assunte in comune, e così i due giorni di mobilitazioni del 25 e 26 marzo, benché indetti da Fridays For Future e dal collettivo di fabbrica GKN, sono un'unica piazza dove vivranno accanto rivendicazioni collettive. 

Da queste piazze dovrà uscire qualcosa di più grande: cambiare i rapporti di forza è possibile, e prima di tutto bisogna scardinare una narrazione che impone l’esistenza di una contraddizione tra conservazione dell'ambiente e lavoro e produzione.

Veniamo da due anni durante i quali i soli momenti di confronto, incontro e socializzazione sono stati il lavoro in smart working e la didattica in DAD: momenti asserviti unicamente alla riproduzione di un sistema complessivamente insostenibile. Al ritorno nelle aule, studenti e studentesse hanno trovato una situazione nebulosa, indefinita: l'istruzione continua a non fornire quegli strumenti di comprensione del reale così necessari per orientarsi nel presente. Mancano completamente l'educazione sessuale o alla giustizia climatica, e l'innovazione sono i "licei TED": puro atto di greenwashing grazie al quale le multinazionali che sfruttano i popoli del Sud del mondo entrano nelle scuole del Nord privilegiato dove si forma la futura classe dirigente globale, mentre per mezzo dei PCTO chi frequenta gli istituti tecnici o professionali viene immesso direttamente in produzione, esposto come ogni lavoratrice o lavoratore a infortuni ed incidenti anche mortali. Le fitte mobilitazioni studentesche di questi mesi sono state caratterizzate da momenti di autoformazione che prefigurano un modello possibile di istruzione e formazione.

Tutti gli interventi hanno indicato il nemico in modo multiforme: machista, guerrafondaio, estrattivista, colonialista, capitalista, ma è il sistema intero ad esserci nemico. L'attacco da portare a questo unico nemico deve quindi essere altrettanto sfaccettato, la lotta deve essere intersezionale per poter colpire il nemico tanto nella sua frammentazione quanto nella sua complessità. 

L’assemblea ha indicato un’agenda per opporsi a guerra e devastazione ambientale: la primavera e l'estate saranno dense di appuntamenti in tutta Europa, quindi fin d'ora assumiamo in comune questi appuntamenti cui sarà fondamentale avvicinarsi con azioni dirette ed ulteriori manifestazioni locali:

- il 22/23 marzo con la giornata mondiale dell'acqua e una manifestazione a Berlino contro la fabbrica della Tesla e l'uso delle risorse idriche della regione;

- 25 marzo, giornata mondiale di mobilitazione per la giustizia climatica, una giornata in cui rendere viva una lotta diretta e radicale;

- 26 marzo, nella manifestazione chiamata dal collettivo di fabbrica GKN daremo vita ad uno spezzone climatico ed ecologista, per la giustizia sociale, contro la guerra e per il disarmo;

- 27 marzo con azioni decentralizzate in Germania contro la guerra, per la smilitarizzazione ed il ritiro dei combustibili fossili;

- 26/27 giugno iniziative per il g7 ed il Global Debt Swap;

- 7/10 luglio campeggio sull'estrattivismo nelle Alpi Apuane;

- Dal 25 al 29 luglio Climate Meeting a Torino, organizzato dal nodo torinese di Fridays for Future

- Dall’8 all'11 settembre al Lido di Venezia, in concomitanza con la Mostra del Cinema, una nuova edizione del Venice Climate Camp.