di Patrizia Maiorana e Chiara Barresi
Lo stato di eccezione, ossia
quella sospensione dell'ordine giuridico che siamo abituati a
considerare una misura provvisoria e straordinaria, ha eretto una
tendopoli a Messina. La legge, in quanto regola, è stata indebolita a
favore di una normalizzazione dell’eccezione che minaccia la tenuta
dello Stato di diritto. E’ un impianto burocratico da “stato di
emergenza” a mantenere in piedi la cosiddetta “legge Puglia” del 1995,
nata per l’esodo dall’Albania, ma che, al di fuori del Testo Unico
Immigrazione, resiste nei codici, nonostante norme successive nazionali
ed europee su accoglienza e procedure dei richiedenti la protezione
internazionale.
La legge Puglia è il passepartout che apre i non-luoghi,
come quello nato in ventiquattro ore, il 9 ottobre, nella palestra del
Pala Nebiolo di Messina; una creazione supportata da una
rappresentazione falsata della realtà, sostenuta da un giornalismo
embedded e da una cronaca superficiale del contingente, tendente a
dimostrare la tesi dell’ “emergenza sbarchi” in Sicilia e della solita
tiritera governativa degli arrivi eccezionali. Nonostante siano 20 mila i
siriani approdati in Italia, si tratta di un numero esiguo rispetto ai 2
milioni ospitati nei paesi confinanti.
L’apertura di un centro per richiedenti asilo nel complesso sportivo
universitario Primo Nebiolo, prima definito di transito, dove attendere
3,4 giorni, e poi, dopo alcune settimane, battezzato “centro di
smistamento”, ha mostrato come la città del “cambiamento dal basso” non
abbia saputo reagire alla militarizzazione del proprio territorio. Le
logiche securitarie e concentrazionarie hanno ostacolato la proposta di
ospitalità diffusa, nata dal basso, l’incapacità di governo ha prodotto
un conflitto interistituzionale, tra Comune di Messina e Prefettura.
Nel campo del Pala Nebiolo, le condizioni materiali dell’accoglienza al
di sotto degli standard minimi, l’insalubrità del luogo, l’assoluta
mancanza d’informazione ai richiedenti asilo sulla loro condizione
giuridica, l’assistenza sanitaria non adeguata, la mediazione
linguistica non sufficiente, unite alle condizioni di “prigionieri di
stato” delle 182 persone di diversa nazionalità, hanno prodotto una
escalation di proteste e sit in, fuori e dentro il campo.
Il 27 dicembre, dopo il divieto posto dal Comune a prendere parte alla
conferenza stampa del sindaco sull’allagamento della tendopoli a seguito
delle violente piogge, organizzavamo una contro conferenza in cui il
portavoce dei richiedenti asilo annunciava la scelta estrema dello
sciopero della fame e l’occupazione del “salotto buono” del palazzo
municipale, da parte di 58 richiedenti asilo: gambiani, nigeriani,
senegalesi e maliani. Si riusciva nella
stessa giornata ad organizzare una visita ispettiva del deputato
Francesco D’Uva, entrato insieme a una nostra delegazione.
In tarda
serata il sindaco Accorinti si impegnava a richiedere che venisse
effettuata un’ispezione da parte dell’Azienda Sanitaria, propedeutica
all’ordinanza di chiusura per motivi igienico-sanitari, che chiedevamo
da tempo.
L’indomani, in serata, una fuga di notizie dal Viminale, annunciava la
chiusura della tendopoli su decisione del ministro Alfano. Si sono
cercate soluzioni di accoglienza alternativa dove i richiedenti asilo
potessero attendere la disponibilità dello SPRAR, ed evitare il
trasferimento nei CARA o in altri non-luoghi.
L’Arci Nazionale ha
denunciato i trasferimenti illegittimi all’UNHCR.
Il 29 dicembre altre persone venivano trasferite verso l’Umberto I di
Siracusa, mentre la città rimaneva sorda all’esigenza di esprimere
soluzioni abitative: causa mancanza di ospitalità alternative da parte
delle autorità civili e religiose, i 58 richiedenti asilo lasciavano il
Comune per rientrare nella tendopoli.
Il 2 gennaio l’ultimo trasferimento delle 58 persone protagoniste della
mobilitazione, verso i CARA di Borgo Mezzanone (Foggia) e Bari Palese:
la tendopoli rimaneva vuota.
Il 5 gennaio, inspiegabilmente, 5 pullman hanno fatto ingresso al Pala
Nebiolo, direttamente dallo sbarco alle tende. Nessuno uscirà dal campo:
sono iniziate le fasi dell’identificazione e il foto segnalamento.
Il 7 gennaio con una conferenza stampa abbiamo denunciato la mancata
trasparenza su tutta l’operazione: che fine ha fatto la relazione
dell’Azienda Sanitaria? Perché si sta riattivando una caserma militare?
Come risponde la prefettura alla non applicazione della convezione da
parte dell’Ente gestore? Abbiamo distribuito alla stampa un dossier
sulla visita ispettiva, una disamina delle violazioni di legge, e una
cronistoria degli eventi.
Continuano le nostre azioni di advocacy e
controinformazione…
Cronistoria degli eventi e intervista agli attivisti
Messina - I luoghi dell'ingiustizia, ovvero i non-luoghi
Battaglie e vicissitudini dei migranti del Pala Nebbiolo
9 / 1 / 2014
Intervista agli attivisti del Circolo Arci Thomas Sankara e del Teatro Pinelli Occupato
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