Mettiamo UniNomade in movimento

26 / 11 / 2010

Al fine di mettere a verifica il percorso compiuto da Uninomade in questi anni, riteniamo sia utile partire da quel che scrivevamo nella primavera del 2009:

«UniNomade è una rete di ricercatori, accademici, studenti e attivisti di movimento che dal 2004 ha iniziato un percorso possibile di ricomposizione delle intelligenze critiche attorno a un desiderio comune: quello di costruire un dispositivo di autoformazione e di dibattito pubblico mettendo a tema i concetti, i linguaggi e le categorie che le esperienze teoriche e pratiche dei movimenti hanno espresso in questi ultimi anni. Collettivamente si è posta il problema di come trasformare l’accumulo di esperienze in un dispositivo produttivo e costante di conoscenza e di saperi, ossia di come dar vita a una Università Nomade capace di attraversare e contaminare sia l’Università ufficiale, sia i luoghi e i territori del conflitto. Un problema ancora più cogente oggi di fronte a una crisi economica, sociale e politica che scompagina e sovverte non solo i tradizionali punti di riferimento della modernità, ma anche i paradigmi, i concetti e le certezze che, negli ultimi decenni hanno orientato lo stesso pensiero critico. UniNomade è dunque un’avventura dell’intelligenza collettiva che assume e cerca di dare risposta a questo problema, sottoponendo a verifica gli elementi di ricerca politica acquisiti nelle lotte attraverso il metodo del confronto diretto e la messa in relazione delle conoscenze».

Noi crediamo che oggi, mentre la crisi economica si approfondisce e nello stesso tempo prende corpo una rinnovata conflittualità sociale (basta pensare alle lotte studentesche e precarie in Italia come in Europa), questa «avventura dell’intelligenza collettiva» non possa che darsi nell’organizzazione politica e collettiva delle lotte.

Questo perché ‒nella fase che stiamo attraversando ‒ mettere assieme «tutta la nostra intelligenza» potrebbe non bastare a cogliere il bandolo della matassa: il dispositivo di produzione dei saperi, che abbiamo provato a sperimentare in questi anni e che adesso più che mai riteniamo decisivo rilanciare, vive della necessaria immersione della funzione intellettuale nelle dinamiche sociali e politiche che progettano e praticano il comune. Percorriamo strade che costruiamo camminando, per rinnovare un vecchio adagio, e abbiamo bisogno di rischiarare continuamente il nostro cammino.

Nel tempo in cui è il cervello ad essere messo al lavoro, infatti, in cui è l’intelletto sociale generale la forza produttiva per eccellenza, l’elaborazione di concetti teorico-politici – anche e soprattutto soggettivamente ‒ non può che esprimersi in esercizio di militanza, attività di singolarità come tante altre, impegnate in processi di cooperazione conoscitiva e creativa per dare consistenza alla moltitudine, cioè contribuire a “fare moltitudine”: non è più il tempo per “avanguardie” o per “intellettuali organici alla marcia del progresso” in senso gramsciano, ammesso che mai lo sia stato!

La produzione di pensiero critico – la critica che vuole muovere verso la costruzione di alternative sociali – vive e respira quando abita all’interno dei movimenti, quando s’innerva nell’articolazione in laboratori territoriali del conflitto e della trasformazione, quando è coimplicata fino in fondo nella pratica del comune.

Un dispositivo di permanente autoformazione e di discussione pubblica intorno ai nodi teorico-politici del presente non può dunque che misurarsi nella e con la creazione di nuove esperienze teoriche e sociali, lavorare alla continua traduzione in nuova costellazione concettuale dei desideri e delle pratiche delle lotte, svilupparsi in movimento che rompe con il passato e si proietta nel futuro. Per questo, a sei mesi di distanza dall’ultimo seminario pubblico di UniNomade, riprendiamo il cammino: per mettere UniNomade in movimento.

In secondo luogo, se compito della produzione di sapere è contribuire al “fare moltitudine”, non può sfuggire come ‒ nella lunga traiettoria di pensiero che congiunge il clinamen lucreziano con la fisica e la politica spinoziane ‒ un nesso stringente leghi il permanente movimento che determina, nell’incontro, i processi di mescolanza e composizione tra particelle elementari, con il carattere di libertà e inclusività del concetto di moltitudine. Dalla decomposizione derivano corpi più piccoli, mentre dalla composizione degli incontri e dei concatenamenti discendono nuovi corpi, più grandi e più potenti. Proprio per Spinoza, la moltitudine è uno di questi corpi misti e complessi costituiti secondo la logica del libero incontro. In tal senso la moltitudine è un corpo composito aperto agli incontri con altri corpi. Se la qualità di questi incontri si rivela gioiosa, ne deriverà un aumento della potenza di agire e di pensare.

E’ in questa prospettiva, dunque, che immaginiamo UniNomade in movimento, come dispositivo aperto all’incontro, gioioso, con altri corpi: lavoro collettivo insofferente ad ogni ripiegamento identitario (e al suo funzionamento settario), insensibile ad ogni richiamo scolastico, indisponibile ad essere irregimentato in una tradizione (foss’anche la più nobile e gloriosa), insomma libero da quei vincoli e condizionamenti, da quelle gabbie che, spesso, siamo così capaci di costruirci da soli.

Infine, last ma tutt’altro che least, proprio perché fino in fondo immersa nella realtà sociale e nelle sue contraddizioni, UniNomade in movimento non può che guardare prioritariamente ai conflitti e ai movimenti che ci sono. Oggi Uniti contro la crisi esprime certamente un percorso innovativo che combina la resistenza all’attacco destrutturante ai diritti con la costruzione di alternative sociali, con il tentativo di ripensare la pratica politica, partendo dai soggetti del lavoro vivo, dell'ambientalismo e della formazione, passando per la difesa dei beni comuni e della sfera della cittadinanza, per la conquista del reddito e del diritto all'abitare. Non ci può sfuggire come sia proprio Uniti contro la crisi a proporre oggi un grande seminario per approfondire la discussione teorico-politica su quei nodi che sono oggi decisivi per prefigurare un'alternativa al presente (lavoro e reddito; democrazia; lavoro e formazione; questione ambientale e critica al modello di sviluppo). Lo spirito con cui vengono convocate due giornate di confronto per i prossimi 22 e 23 gennaio 2011 è quello di mettere in rete, anche sul terreno della produzione di sapere, la molteplicità di istanze e di pretese che si contrappongono alla gestione capitalistica della crisi.

Per UniNomade in movimento è questa una sfida che dev’essere raccolta con entusiasmo: fare moltitudine, praticare il comune, è per noi attività inscindibile dall’immersione nella dimensione del molteplice, dalla verifica del nostro discorso teorico-politico nel confronto serrato con altri che condividano, come minimo denominatore comune, la passione per la trasformazione radicale, per il movimento reale che abolisce e supera lo stato di cose presenti. Non può esservi dispositivo di produzione di sapere critico e sovversivo che funzioni senza confronto e messa in relazione con il molteplice, senza che vi sia la continua scomposizione del nostro discorso teorico-politico, dei concetti che lo strutturano, nella gioia dell’incontro attivo con altri corpi. A quali produttive contaminazioni, a quali inedite ricomposizioni, a quali nuovi dispositivi, più grandi e più potenti, questo incontro darà luogo ancora non è dato da sapere. Ma è questa la strada da percorrere se vogliamo, come dobbiamo, pensare e agire nella prospettiva del comune.

A tal fine, UniNomade in movimento è, da oggi, una finestra aperta in www.globalproject.info, una funzione attiva, immersa nel magma organizzato di questo portale. Qui abbiamo raccolto e continueremo a raccogliere – a partire da gli audio degli ultimi due seminari di UniNomade – tutti i materiali utili ad alimentare una avventura che riparte.

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