Milano - In piazza contro i massacri dell’Isis

20 / 8 / 2014

“Basta massacri di civili curdi da parte delle armate criminali dell'Isis-Stato islamico nel Kurdistan iracheno e siriano". Questa la parola d'ordine della manifestazione organizzata dalla comunità curda di Milano, con l’aiuto del Centro culturale curdo di Torino e la Rete italiana per il Kurdistan, a cui hanno partecipato alcune decine di cittadini solidali.

Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di protestare contro i massacri perpetrati dall’Isis (auto-ridefinitosi Stato Islamico) in Iraq e Siria ai danni delle minoranze della regione e lanciare un appello alle istituzioni italiane perché si intervenga prontamente per fermare le armate dell’Isis e perché vengano celermente inviati aiuti umanitari.

Non meno di qualche giorno fa gli estremisti neri, con l'ultima di una serie di aggressioni, ha compiuto un genocidio nelle città di Sengal uccidendo circa 3000 Yazidi; molti tra loro per sfuggire al massacro hanno cercato rifugio sulle montagne, ma non tutti sono riusciti comunque a trovare la salvezza.

Questa è una delle tante violenze che sta subendo da ormai tre anni il popolo curdo, ed è per questo che vi è ora più che mai la necessità di denunciare quanto sta accadendo rivolgendosi a istituzioni, associazioni e cittadini perché si impegnino a "informare, sensibilizzare e creare momenti di pressione verso il governo affinché intervenga concretamente e tempestivamente per condannare e bloccare gli aiuti ai jiahidisti dell'Isis, gli estremisti sunniti che stanno costituendo un califfato tra Iraq e Siria, guidato da Abu-Bakr al-Baghdadi", queste le parole di Adan che da ormai diversi anni vive a Milano e osserva da lontano con un senso di angoscia perenne quello che succede nelle sue terre d'origine.

Viene chiesto all'Italia che faccia pressione per capire chi c'è dietro questa organizzazione di terroristi, chi la appoggia e la finanzia, chi promuove questo massacro, soffermandosi sulla situazione di Rojava, nella Siria nord occidentale, il Rojava, zona abitata da curdi ma anche da altre minoranze, che ha da tempo intrepreso un percorso di democrazia radicale, basato sull’eguaglianza e sull’accesso egualitario alle risorse come ai processi decisionali; offrendo un modello nuovo e reale, che l’Isis sta cercando di annegare nel sangue.

Un altro aspetto importante è la richiesta di inviare in Kurdistan aiuti umanitari, cercando soprattutto un dialogo con la popolazione locale vista la situazione di emergenza a cui si sta assistendo da ormai troppo tempo.

La voce dal Kurdistan