Monselice. L' Italcementi chiude il cementificio a causa della crisi

Viene accantonato il progetto del “revamping”, un operazione che prevedeva un investimento di cira 150 milioni di euro. Gli ambientalisti: ora riconversione ecologica.

13 / 12 / 2012

Italcementi chiude la produzione nello stabilimento di Monselice, una decisione presa dal consiglio di amministrazione del gruppo industriale dettata dalla crisi economica che ha messo in ginocchio il comparto edilizio e bloccato milioni di commesse all'azienda.

Viene così accantonato il controverso progetto del “revamping”, un operazione che prevedeva un investimento di cira 150 milioni di euro; la proprietà manterrà a Monselice unicamente il reparto di macinatura mentre tutta la produzione, compreso il progetto di ristrutturazione saranno spostati allo stabilimneto brescino di Rezzato.

Mentre i sindacati esprimono timori per i posti di lavoro che verranno persi, gli ambientalisti e il comitato "Lasciateci respirare" indicano nella riconversione ecologica del sito industriale l'unica alternativa, anche occupazionale, per sanare il territorio da anni di emissioni nocive.

Di seguito le dichiarazione rilasciate da Francesco Miazzi alla notizia della decisione dell'Italcementi di chiudere il sito di Monselice:  

"In questi giorni, anche grazie ad un Sindaco che finge di non vedere, ad organismi di controllo latitanti che addirittura hanno stabilito la chiusura della centralina di monitoraggio, si registrano emissioni pari, se non addirittura superiori per alcuni inquinanti, a quelle di 10 inceneritori.

Per chi ha a cuore la salute dei lavoratori e degli abitanti, la notizia che si va verso lo spegnimento di questi camini, è accolta con giusta preoccupazione per il futuro occupazionale, ma nel contempo risponde alla domanda di non accettare il ricatto salute/occupazione.

Ora, come abbiamo sempre auspicato, si tratterebbe di non lasciare nelle mani della sola multinazionale o dei cementieri le decisioni sul futuro, che dal loro punto di vista sono semplicemente dettate dalla logica del profitto.

Nei prossimi giorni, grazie all'appoggio di una decina di Consigli Comunali del Veneto, presenteremo in Regione una proposta di legge sulla "Riconversione ecologica" delle produzioni nocive, al fine di incentivare la nascita di attività a basso impatto e in sintonia con la vocazione dei territori, capace di farsi carico delle garanzie di reddito e di ricollocazione dei lavoratori attualmente impiegati.

Noi, pur non governando questo paese ci siamo sforzati e cerchiamo di farci carico dei problemi. Altri, tra cui il nostro Sindaco, preferiscono subordinarsi alle scelte dei cementieri e giustificare il loro immobilismo, scagliandosi contro magistrati e comitati che si sono opposti al tentativo di forzare le regole e le leggi vigenti.

Ora si deve guardare avanti e si deve voltare pagina dalle megalomanie infruttuose e pericolose. Si tratta di cercare tutti insieme di costruire quella pianificazione e quella progettualità che potrà rilanciare il nostro territorio e ricreare opportunità occupazionali, pulite e rispettose della salute di tutti."