Montréal contro l'austerity

Intervista a Davide Pulizzotto (dottorando in Semiologia presso la UQAM - Université du Québec à Montréal) sulle proteste in corso nella provincia canadese, già teatro nel 2012 di una massiccia mobilitazione contro le politiche neo-liberali.

Utente: Maurilio
9 / 4 / 2015

Ciao Davide, puoi spiegarci brevemente cosa sta succedendo in Canada e quali sono i motivi alla base delle mobilitazioni dell'ultimo periodo?

La protesta muove contro le politiche di austerità del governo liberale di Philippe Couillard (Primo Ministro dell'Assemblea nazionale della provincia canadese del Québec) il quale ha da un anno rimpiazzato Jean Charest che nel 2012 voleva alzare dell'80% le tasse universitarie. In quell'occasione ci fu una grandissima mobilitazione, forse la più grande della storia del Québec, la cosiddetta Primavera degli aceri (Printemps érable). Coulliard, una volta vinte le elezioni, non ha fatto la stessa mossa del suo predecessore - ossia attaccare direttamente l'università - ma ha importato il concetto di “austerità” dall'Europa e ha re-impostato tutto il budget provinciale attorno a questa parola d'ordine . Alla base della mobilitazione dunque c'è un'opposizione alle politiche di austerità che stanno attaccando i servizi pubblici fondamentali quali l'educazione e la sanità. I tagli per ottenere l'equilibrio di bilancio infatti sono stati operati in questi campi. Il Québec, al contrario del resto del Canada e degli Stati Uniti, ha un'impostazione social-democratica di stampo europeo, motivo per cui esiste una sanità più o meno pubblica e una scuola pubblica. Un modello talmente particolare per questo contesto che viene chiamato, appunto, del Quebec. Quindi potremmo parlare di un doppio attacco: da una parte quello nudo e crudo a questi settori pubblici, dall'altra quello più indiretto a un modello culturale e politico che in questa provincia è particolarmente sentito perché il Quebec, essendo francofono in una paese di anglofoni, vuole mantenere la propria cultura.

Mi sembra chiaro dunque che la protesta stia interessando nello specifico la regione del Québec e non l'intero Canada. L'altro elemento è che le parole d'ordine sono quelle dell'austerità a cui ormai qua in Europa siamo sfortunatamente abituati da un po'.

Queste proteste in Québec, che sono partite da parole d'ordine generali ma colpiscono specifici settori, si sono poi estese anche ad altri segmenti sociali?

È chiaro che la mobilitazione sia partita dall'università, se invece abbia investito anche altri settori sociali è ancora da vedere perché ufficialmente tutto è cominciato non troppo tempo fa, il 23 marzo con la proclamazione dello sciopero da parte delle associazioni universitarie. Parzialmente si stanno muovendo anche i sindacati dei lavoratori del servizio pubblico sanitario. Già da qualche mese stiamo assistendo a diverse manifestazioni contro l'austerità la cui composizione è formata da lavoratori del settore sanitario e da studenti. In parte si tratta di medici, colpiti anche loro dai tagli, ma il grosso dei dimostranti è composto da proletariato del servizio del pubblico sanitario: infermieri, assistenti sociali, personale amministrativo. Tutti sottoposti a soppressione di posti di lavoro e compressione salariale. Sono nate anche alcune associazioni di settore. Al di fuori di sanità e università però ancora non ci sono chiare espressioni di appoggio.

Quali sono stati i momenti più importanti?

Come ti dicevo, il momento più importante finora è stato il 23 marzo quando una serie di associazioni dell'università dell'UQAM, una delle università più “a sinistra” del Nord-America e che storicamente è sempre stata l'epicentro di tutte le mobilitazioni del Québec, votano lo sciopero fino al 7 aprile. Questo consiste nel blocco delle lezioni e nel picchettaggio delle entrate alle aule, il tutto accompagnato da una serie di manifestazioni. Questa decisione non viene fuori dal nulla ma è stata preparato nei mesi precedenti sempre nelle assemblee delle associazioni studentesche. Per fare chiarezza, l'università qua segue il modello americano, ogni facoltà ha le sue associazioni universitarie. Non ci sono elezioni di rappresentanti degli studenti o partiti universitari che si contendono l'accesso ai posti alle strutture amministrative dell'università. Ogni associazione riceve dei finanziamenti e al suo interno ci sono elezioni per assegnare i vari ruoli. In questo siamo davanti a un modello aziendalista dell'università: l'associazione come sindacato degli studenti che non entra negli organi di gestione della controparte. Per ora si è riusciti a bloccare le lezioni senza gravi conseguenze o con relativa facilità proprio perché c'è stato un voto di sciopero all'interno dell'assemblea delle associazioni. I professori stessi possono non fare lezione perché l'associazione studentesca ha votato lo sciopero ma usare quelle ore per parlare della protesta in corso. Questi strumenti giuridici alimentano la mobilitazione. Dalle assemblee delle associazioni dunque verranno fuori a breve le indicazioni fondamentali per i possibili sviluppi della situazione. Alcune di queste hanno chiesto di vedersi dopo il 7 aprile per decidere se prorogare lo sciopero. Se non si rivota a maggioranza la prosecuzione si rischia la fine della mobilitazione o comunque si dovrà fare a meno del supporto delle associazioni studentesche.

Per chiudere, ti segnalo che un giudice della Corte Suprema ha emesso un'ingiunzione provvisoria contro i manifestanti a UQAM: dal 1 aprile fino all'11 dello stesso mese sono vietate tutte le mobilitazioni nell'università. Il governo del Québec ha fatto ricorso a questo organo giudiziario perché a suo dire si disturbano gli studenti; per questo ha fatto istanza alla Corte Suprema e un giudice ha emesso l'ingiunzione. Chi fa delle azioni dentro o nei pressi dell'università al momento può ricevere una multa fino a 5000 dollari e, nei casi più gravi, la prigione fino a un anno. Il 1 aprile però il sindacato dei professori, dei ricercatori e del personale amministrativo dell'UQAM è entrato anche esso in sciopero. I sindacati sono infatti esenti dalle prescrizioni dell'ingiunzione.

(intervista a cura di Maurilio Pirone, cs TPO)

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