A un mese dallo sgombero dell'ex Colorificio Toscano di Pisa, stabilimento abbandonato della J Colors di Carlo Junghanns, il Municipio dei Beni Comuni ha formalmente chiesto per questa mattina un
incontro alla proprietà presso la sede di Lainate per consegnare una
lettera nella quale si chiede di rivedere - e impostare in una direzione
nuova - i termini del confronto tra la J Colors spa e l'organismo
cittadino che in anno di attività ha dato vita a uno dei laboratori
sociali più noti d'Italia.
"Fino a oggi - spiegano gli attivisti del Municipio dei Beni Comuni di
Pisa - il rapporto con la proprietà dell'ex Colorificio Toscano è
passato solo attraverso gli uffici dei rispettivi studi legali. Netta è
sempre stata la chiusura da parte della J Colors rispetto ai nostri
tentativi di costruire un dialogo che si componesse anche a partire dal
riconoscimento delle nostre pratiche peculiari. In prima battuta, è
proprio per questa ragione che abbiamo deciso, oggi, di venire noi a
Milano".
"Sappiamo - proseguono dal Municipio - che la proprietà, e il dott.
Carlo Junghanns in particolare, non hanno mai gradito l'indagine che
abbiamo condotto sulla vicenda legata allo stabilimento dell'ex
Colorificio Toscano, la stessa che ha trovato nella pubblicazione di
"Rebelpainting. Beni comuni e spazi sociali: una creazione collettiva"
la sua piena formalizzazione. È stata una ricerca condotta sulle fonti,
realizzata da giuristi, docenti ed esperti del settore, là dove i dati
presi in analisi sono pubblici, reperibili da chiunque. 'Menzogne' sono
state definite le tesi espresse nel nostro lavoro. Tuttavia è un dato -
ancora una volta - che la J Colors , le scelte di quest'ultima, hanno
avuto una responsabilità decisiva nella chiusura dello stabilimento
pisano. Scelte strategiche, direbbe qualcuno, ma che hanno avuto come
esito primario il licenziamento dei lavoratori, e come sintomo epocale
la delocalizzazione della produzione industriale, nell'attesa poi che lo
stabilimento venisse dimenticato dalle istituzioni e dalla cittadinanza
per poterne disporre al meglio nel segno di una rinnovata
speculazione".
Il Municipio dei Beni Comuni, dopo una sentenza del Tribunale di Pisa,
ha visto sequestrare le proprie attività, e sgomberati centinaia di
attivisti, il 26 ottobre scorso. "Ma la manifestazione del 16 novembre -
raccontano dal Municipio dei Beni Comuni -, a sole due settimane dallo
sgombero, quando un corteo di tremila persone ha attraversato la città
in direzione dell'ex Colorificio Toscano per chiederne apertamente la
riapertura, ha segnato il passo di una volontà popolare che non può
essere più taciuta e di cui noi stessi siamo espressione autentica. L'ex
Colorificio Liberato riapra, torni alla sua vocazione sociale, la
proprietà colga la storica occasione di farsi strumento non più di
ostruzione, bensì di ponte verso una fase di coesione nuova in cui chi
possiede non sia solo artefice di una crisi, ma anche strumento di
cura".
"La richiesta che è emersa forte e chiara - aggiungono dal Municipio dei
Beni Comuni - è una: l'ex Colorificio Toscano torni a esprimere una sua
funzione sociale, la fabbrica 'riapra', certo non nel senso di una
rinnovata produzione, aspetto complesso, ma come cantiere di
elaborazione sociale, luogo in cui si coltivano nuove pratiche di
cittadinanza. L'ex Colorificio, in tal senso, è un'esperienza
paradigmatica di quanto potrebbe accadere in Italia se una simile
pratica fosse assunta da altre realtà che hanno condiviso sorte
consimile. La storia della crisi cambierebbe radicalmente volto, e
senso: ci piace pensare che noi operiamo anche per questo".
Gli ultimi passaggi legati alla vicenda dell'ex Colorificio Toscano
hanno visto la J Colors esplicitare una richiesta di variante sull'area
in cui sorge lo stabile di circa quattordicimila metri quadri in via
Montelungo, a Pisa. "Le istituzioni non si faranno mai carico di un
simile percorso - dicono dal Municipio dei Beni comuni - perché una
simile richiesta è fuori dalla storia delle nostre città, martoriate dal
perpetuo assillo del cemento, vecchio o nuovo che sia. Noi puntiamo sul
riuso di quanto già esiste, sul condurre aria nuova, nuove speranze, là
dove ora regna il degrado e l'incuria".
"Siamo qui davanti ad Assolombarda - concludono dal Municipio dei Beni
Comuni - per ribadire i principi della nostra Costituzione agli articoli
42 e 43, sulla funzione sociale della proprietà privata, principi che
per noi non sono solo enunciazioni ideali ma devono rappresentare la
misura di una pratica concreta, reale. Il rifiuto di incontrare la
composita delegazione di questa mattina (espressione autentica della
vasta rete nazionale nella quale gravita l'esperienza pisana), potrebbe
significare la miope rinuncia a perseguire un percorso virtuoso, che
vada incontro a un bisogno collettivo, di popolo, e non a quello di
pochi singoli. Gli strumenti per agire vi sono tutti, la disponibilità
da parte delle istituzioni anche, serve solo l'ascolto da parte di chi
detiene il possesso dell'ex Colorificio Toscano. Noi vogliamo essere
fiduciosi per il futuro".
IL MUNICIPIO DEI BENI COMUNI - PISA