Municipio dei Beni Comuni di Pisa: presidio e conferenza stampa a Milano.

Primo appuntamento ai cancelli della J-Colors a Milano Lainate. Secondo appuntamento conferenza stampa davanti ad Assolombarda, con Moni Ovadia, Aldo Nove, Guido Viale, Marco Philopat e tanti altri da movimenti e associazioni. Per conoscere il futuro dell’ex colorificio sgomberato il 26 ottobre scorso.

30 / 11 / 2013

A un mese dallo sgombero dell'ex Colorificio Toscano di Pisa, stabilimento abbandonato della J Colors di Carlo Junghanns, il Municipio dei Beni Comuni ha formalmente chiesto per questa mattina un incontro alla proprietà presso la sede di Lainate per consegnare una lettera nella quale si chiede di rivedere - e impostare in una direzione nuova - i termini del confronto tra la J Colors spa e l'organismo cittadino che in anno di attività ha dato vita a uno dei laboratori sociali più noti d'Italia. 
"Fino a oggi - spiegano gli attivisti del Municipio dei Beni Comuni di Pisa - il rapporto con la proprietà dell'ex Colorificio Toscano è passato solo attraverso gli uffici dei rispettivi studi legali. Netta è sempre stata la chiusura da parte della J Colors rispetto ai nostri tentativi di costruire un dialogo che si componesse anche a partire dal riconoscimento delle nostre pratiche peculiari. In prima battuta, è proprio per questa ragione che abbiamo deciso, oggi, di venire noi a Milano".
"Sappiamo - proseguono dal Municipio - che la proprietà, e il dott. Carlo Junghanns in particolare, non hanno mai gradito l'indagine che abbiamo condotto sulla vicenda legata allo stabilimento dell'ex Colorificio Toscano, la stessa che ha trovato nella pubblicazione di "Rebelpainting. Beni comuni e spazi sociali: una creazione collettiva" la sua piena formalizzazione. È stata una ricerca condotta sulle fonti, realizzata da giuristi, docenti ed esperti del settore, là dove i dati presi in analisi sono pubblici, reperibili da chiunque. 'Menzogne' sono state definite le tesi espresse nel nostro lavoro. Tuttavia è un dato - ancora una volta - che la J Colors , le scelte di quest'ultima, hanno avuto una responsabilità decisiva nella chiusura dello stabilimento pisano. Scelte strategiche, direbbe qualcuno, ma che hanno avuto come esito primario il licenziamento dei lavoratori, e come sintomo epocale la delocalizzazione della produzione industriale, nell'attesa poi che lo stabilimento venisse dimenticato dalle istituzioni e dalla cittadinanza per poterne disporre al meglio nel segno di una rinnovata speculazione".
Il Municipio dei Beni Comuni, dopo una sentenza del Tribunale di Pisa, ha visto sequestrare le proprie attività, e sgomberati centinaia di attivisti, il 26 ottobre scorso. "Ma la manifestazione del 16 novembre - raccontano dal Municipio dei Beni Comuni -, a sole due settimane dallo sgombero, quando un corteo di tremila persone ha attraversato la città in direzione dell'ex Colorificio Toscano per chiederne apertamente la riapertura, ha segnato il passo di una volontà popolare che non può essere più taciuta e di cui noi stessi siamo espressione autentica. L'ex Colorificio Liberato riapra, torni alla sua vocazione sociale, la proprietà colga la storica occasione di farsi strumento non più di ostruzione, bensì di ponte verso una fase di coesione nuova in cui chi possiede non sia solo artefice di una crisi, ma anche strumento di cura".
"La richiesta che è emersa forte e chiara - aggiungono dal Municipio dei Beni Comuni - è una: l'ex Colorificio Toscano torni a esprimere una sua funzione sociale, la fabbrica 'riapra', certo non nel senso di una rinnovata produzione, aspetto complesso, ma come cantiere di elaborazione sociale, luogo in cui si coltivano nuove pratiche di cittadinanza. L'ex Colorificio, in tal senso, è un'esperienza paradigmatica di quanto potrebbe accadere in Italia se una simile pratica fosse assunta da altre realtà che hanno condiviso sorte consimile. La storia della crisi cambierebbe radicalmente volto, e senso: ci piace pensare che noi operiamo anche per questo".
Gli ultimi passaggi legati alla vicenda dell'ex Colorificio Toscano hanno visto la J Colors esplicitare una richiesta di variante sull'area in cui sorge lo stabile di circa quattordicimila metri quadri in via Montelungo, a Pisa. "Le istituzioni non si faranno mai carico di un simile percorso - dicono dal Municipio dei Beni comuni - perché una simile richiesta è fuori dalla storia delle nostre città, martoriate dal perpetuo assillo del cemento, vecchio o nuovo che sia. Noi puntiamo sul riuso di quanto già esiste, sul condurre aria nuova, nuove speranze, là dove ora regna il degrado e l'incuria".
"Siamo qui davanti ad Assolombarda - concludono dal Municipio dei Beni Comuni - per ribadire i principi della nostra Costituzione agli articoli 42 e 43, sulla funzione sociale della proprietà privata, principi che per noi non sono solo enunciazioni ideali ma devono rappresentare la misura di una pratica concreta, reale. Il rifiuto di incontrare la composita delegazione di questa mattina (espressione autentica della vasta rete nazionale nella quale gravita l'esperienza pisana), potrebbe significare la miope rinuncia a perseguire un percorso virtuoso, che vada incontro a un bisogno collettivo, di popolo, e non a quello di pochi singoli. Gli strumenti per agire vi sono tutti, la disponibilità da parte delle istituzioni anche, serve solo l'ascolto da parte di chi detiene il possesso dell'ex Colorificio Toscano. Noi vogliamo essere fiduciosi per il futuro".
IL MUNICIPIO DEI BENI COMUNI - PISA