Lo scontro tra governo e comune sul piano rifiuti.

Napoli, la sfida delle alternative

di Pietro Rinaldi*

3 / 7 / 2011

La sfida.
Questo appare oggi il tratto qualificante che si consuma intorno alla vicenda rifiuti a Napoli.
La sfida tra il vecchio e il nuovo, tra venti anni di politiche bipartisan e rinnovamento. L’ennesima crisi non ancora superata segnala il fallimento – semmai ce n’era ancora bisogno – del ciclo basato su discariche e incenerimento. La sfida è tra chi riproporrà la ricetta e chi punta sulle alternative e sulla partecipazione. L’atteggiamento del governo a trazione leghista prova in tutti i modi a boicottare la strada delle alternative, che la nuova amministrazione ha proposto per la soluzione strutturale dell'emergenza rifiuti. 15 anni di lotte e battaglie contro discariche ed inceneritori trovano finalmente cittadinanza in punti programmatici del nuovo progetto di governo della città. L'estensione della differenziata porta a porta, portando a 325 mila abitanti l'utenza; la costruzione di impianti di compostaggio che finalmente permetteranno la separazione ed il trattamento dell'umido in città; l'istituzione delle isole ecologiche mobili nelle municipalità; la riduzione a monte dei rifiuti e degli imballaggi,  il “NO” deciso e convinto alla costruzione dell'inceneritore a Napoli Est affermando finalmente il modello del ciclo virtuoso dei rifiuti.
Sforzi che lasciano intendere come ciò che avviene a Napoli in questi giorni è il precipitare dello scontro tra modelli diversi. Da un lato il piano alternativo su cui il neo Sindaco ha tanto investito in campagna elettorale, quello che ha trovato il sostegno di numerosi comitati e reti civiche, dall'altro la difesa degli interessi lobbistici degli inceneritoristi che vogliono non solo difendere l'affare da 400 milioni di euro per la costruzione dell'inceneritore di Ponticelli, ma anche l'accaparramento dei susseguenti Cip 6.
D'altronde se Napoli dovesse superare il 50% di raccolta differenziata, anche l'inceneritore di Acerra risulterebbe inutile e quindi andrebbe verso la dismissione. Da un lato il cambiamento supportato da una forza sociale determinata, dall'altro le lobby dei poteri forti. Nessuna mediazione sarà possibile, nonostante la transizione necessaria, cavalcheranno l’emergenza, proveranno la strada del ricatto, la nuova amministrazione dovrà scegliere se andare fino in fondo o lasciarsi attrarre dalle sirene della soluzione concertata, “monnezza” fuori regione, ma garanzie per l’inceneritore di Napoli est, garanzie di nuove discariche o ampliamento di quelle esistenti, ma ciò che avviene a Napoli rappresenta un cambiamento anche di carattere culturale, di cui tener conto.
Non ci sono solo i comitati che manifestano a Montecitorio contro l’arroganza del nord che dimentica troppo in fretta quanto rifiuti ha smaltito grazie alle mafie meridionali, ma anche i cittadini dei Quartieri Spagnoli che autogestiscono la raccolta dei rifiuti, ci sono i precari Bros che legittimamente chiedono di essere impiegati nella raccolta differenziata, che ripuliscono il lungomare. Esempi di protagonismo civico e sociale su cui la stessa amministrazione dovrà riflettere comprendendo che speranza, mobilitazione e partecipazione si intrecciono in un contesto dove il vero protagonista del cambiamento è la comunità dei cittadini napoletani.
E’ qui si consuma la seconda sfida, sullo sfondo dell'azione della Lega Nord di queste settimana, tesa a rimarcare che non esiste la possibilità di interrompere ed invertire quel rapporto di subordinazione tra Nord e Sud del paese che va avanti da 150 anni.
Quello che davvero fa paura è che dal meridione possa essere affermata la possibilità di riscossa sociale, che riesce a farsi modello alternativo di sistema.  

* Consigliere Comune di Napoli, Lista Civica "Napoli è Tua"