La sfida.
Questo appare oggi il tratto qualificante che si consuma intorno
alla vicenda rifiuti a Napoli.
La sfida tra il vecchio e il nuovo, tra venti
anni di politiche bipartisan e rinnovamento. L’ennesima crisi non ancora
superata segnala il fallimento – semmai ce n’era ancora bisogno – del ciclo
basato su discariche e incenerimento. La sfida è tra chi riproporrà la ricetta
e chi punta sulle alternative e sulla partecipazione. L’atteggiamento del
governo a trazione leghista prova in tutti i modi a boicottare la strada delle
alternative, che la nuova amministrazione ha proposto per la soluzione
strutturale dell'emergenza rifiuti. 15 anni di lotte e battaglie contro
discariche ed inceneritori trovano finalmente cittadinanza in punti
programmatici del nuovo progetto di governo della città. L'estensione della
differenziata porta a porta, portando a 325 mila abitanti l'utenza; la
costruzione di impianti di compostaggio che finalmente permetteranno la separazione
ed il trattamento dell'umido in città; l'istituzione delle isole ecologiche
mobili nelle municipalità; la riduzione a monte dei rifiuti e degli imballaggi, il “NO” deciso e convinto alla costruzione dell'inceneritore
a Napoli Est affermando finalmente il modello del ciclo virtuoso dei rifiuti.
Sforzi
che lasciano intendere come ciò che avviene a Napoli in questi giorni è il
precipitare dello scontro tra modelli diversi. Da un lato il piano alternativo
su cui il neo Sindaco ha tanto investito in campagna elettorale, quello che ha
trovato il sostegno di numerosi comitati e reti civiche, dall'altro la difesa
degli interessi lobbistici degli inceneritoristi che vogliono non solo difendere
l'affare da 400 milioni di euro per la costruzione dell'inceneritore di
Ponticelli, ma anche l'accaparramento dei susseguenti Cip 6.
D'altronde se
Napoli dovesse superare il 50% di raccolta differenziata, anche l'inceneritore
di Acerra risulterebbe inutile e quindi andrebbe verso la dismissione. Da un
lato il cambiamento supportato da una forza sociale determinata, dall'altro le
lobby dei poteri forti. Nessuna mediazione sarà possibile, nonostante la
transizione necessaria, cavalcheranno l’emergenza, proveranno la strada del
ricatto, la nuova amministrazione dovrà scegliere se andare fino in fondo o
lasciarsi attrarre dalle sirene della soluzione concertata, “monnezza” fuori
regione, ma garanzie per l’inceneritore di Napoli est, garanzie di nuove
discariche o ampliamento di quelle esistenti, ma ciò che avviene a Napoli
rappresenta un cambiamento anche di carattere culturale, di cui tener conto.
Non ci sono solo i comitati che manifestano a Montecitorio contro l’arroganza
del nord che dimentica troppo in fretta quanto rifiuti ha smaltito grazie alle
mafie meridionali, ma anche i cittadini dei Quartieri Spagnoli che
autogestiscono la raccolta dei rifiuti, ci sono i precari Bros che
legittimamente chiedono di essere impiegati nella raccolta differenziata, che
ripuliscono il lungomare. Esempi di protagonismo civico e sociale su cui la
stessa amministrazione dovrà riflettere comprendendo che speranza, mobilitazione
e partecipazione si intrecciono in un contesto dove il vero protagonista del
cambiamento è la comunità dei cittadini napoletani.
E’ qui si consuma la
seconda sfida, sullo sfondo dell'azione della Lega Nord di queste settimana,
tesa a rimarcare che non esiste la possibilità di interrompere ed invertire
quel rapporto di subordinazione tra Nord e Sud del paese che va avanti da 150
anni.
Quello che davvero fa paura è che dal meridione possa essere affermata la
possibilità di riscossa sociale, che riesce a farsi modello alternativo di
sistema.
* Consigliere Comune di Napoli, Lista Civica "Napoli è Tua"