Si riuniscono comitati e singoli per dare vita ad un nuovo percorso sui beni comuni

Napoli - Per una nuova dimensione dei conflitti sui beni comuni

Il movimenti in difesa dei beni comuni apre una nuova fase

2 / 2 / 2011

Negli ultimi anni le diverse fasi del movimento contro il piano rifiuti in Campania hanno prodotto diverse esperienze di lotta sui territori. Presidi permanenti, comitati, reti, che hanno contribuito in maniera determinante alla costruzione di un processo di opposizione popolare dal basso contro la devastazione ambientale in ragione dei profitti di inceneritoristi e poteri criminali. Un processo di partecipazione tra i piu’ significativi in Italia, che ha prodotto esperienze di lotta che negli anni si sono sedimentate sui territori. In particolar modo la prima fase di lotta contro il piano rifiuti che possiamo definire dal 2004 al 2008 - dalla resistenza di Acerra a quella di Chiaiano - ha contribuito a rendere le ragioni dei movimenti, quelle della difesa della salute, quelle della denuncia dei danni causati alla salute ed all’ambiente attraverso discariche ed inceneritori, quelle dello smascheramento dell’intreccio di interessi tra politica, imprenditori e poteri criminali che hanno gestito l’affare rifiuti in Campania ed in altre regione negli ultimi decenni. Possiamo dire di aver attraversato anche una seconda fase, quella che c’ha condotto fino ad oggi. Una fase caratterizzata dalla sedimentazione di quei percorsi popolari sui territori e dei processi ulteriore di costruzione di alcune reti tra comitati o, per la maggior parte, tra individualità, che hanno promosso un salto di qualità politico alle lotte. In particolar modo la seconda fase del ciclo di mobilitazioni contro il piano rifiuti in Campania è stato caratterizzato dall’affermazione delle alternative articolando un vero e proprio piano rifiuti virtuoso dal basso, grazie al processo di autoformazione delle comunità in lotta e grazie alla socializzazione dei saperi che la fase di lotta precedente aveva prodotto.
Esperienza come il Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano possono essere un esempio di come a partire da una lotta territoriale, circoscritta in un quartiere della città di Napoli ed al territorio limitrofo, si sia costruito un processo di soggettivazione politica che è andato ben oltre l’esperienza del comitato territoriale.
Non sempre questo tipo di processo è riuscito a produrre effetti di questo tipo.
Le mobilitazioni contro il piano rifiuti hanno vissuto comunque di un legame con il territorio, identificato dall’azione della controparte nell’individuare i siti per discariche o inceneritori, che ha seguito quasi sempre la curva di mobilitazione legata alla propria singolare vicenda fino, talvolta, a scomparire completamente quando l’azione governativa fosse terminata oppure quando la “sconfitta” fosse stata introiettata dalla popolazione senza lasciare seguito a quella mobilitazione.
Ma i diversi cicli di lotta hanno comunque prodotto quell’interessante processo di sedimentazione di un percorso politico che pian piano ha ragionato sempre di più intorno alla sua soggettivazione in termini politici oltre che sociali. Pertanto, al di là dell’esperienza di Chiaiano, in diverse zone dell’area metropolitana di Napoli comitati, reti, singole individualità che continuano a stare in movimento rappresentano i frutti delle fasi di mobilitazione prodotte sui territori.
Ma non solo.
Il salto di qualità politico, in cui ha inciso particolarmente la caratterizzazione da Chiaiano in poi - in termini temporali - di una visione complessiva della vicenda rifiuti capace di produrre alternativa, si è dato a partire dall’assunzione di un critica radicale al modello di sviluppo esistente.
Un passaggio null’affatto scontato e per il quale hanno lavorato le realtà dell’autorganizzazione che hanno avuto protagonismo all’interno di diversi cicli di lotta.
Gli intrecci tra la vicenda rifiuti, la privatizzazione dei beni comuni come l’acqua, la questione dei cambiamenti climatici, il tema delle energie e delle aberrazioni della green economy in salsa imperiale, c’hanno consegnato un processo di costante crescita di alcune esperienze territoriali che hanno fatto vivere nella propria geografia e più complessivamente nell’area metropolitana un processo complessivo di lotta in difesa dei beni comuni e contro il modello di sviluppo capitalista.
Un passaggio lento ma costante, in cui i comitati territoriali che nascevano traevano sempre un valore aggiunto dalle esperienze precedenti in termini di crescita politica. Così da Chiaiano a Terzigno, quel processo di crescita si è snodato grazie all’attraversamento tra comunità che ha prodotto una socializzazione dei saperi capace di aumentare il valore specifico delle singole resistenze accrescendo una presa di coscienza collettiva che man mano si rendeva in termini sempre più complessivi nei confronti del modello di sviluppo attuale.
Una tendenza che si è sviluppata indipendentemente dalla variabile della curva dell’andamento dei conflitti su scala territoriale. Sebbene alcune realtà non abbiano prodotto gli stessi effetti in termini di crescita politica collettiva ed organizzata, su tutti i territori si sono manifestate quantomeno delle singolarità capaci di intraprendere un percorso di nuovo attivismo.
Questo tipo di processo ha vissuto di sfumature e distorsioni. Talvolta si è provato a ribaltare il meccanismo di costruzione di soggettività, pretendendo di costruire da reti di attivisti già esistenti percorsi territoriali di lotta.
Siamo sempre stati convinti che questo tipo di schema applicato ad una vicenda socialmente complessa come quello dell’opposizione allo scempio del territorio, non avrebbe mai portato a nessun risultato.
E ne siamo convinti tutt’ora.
Ma nonostante questo tipo di distorsioni, in questi anni i comitati territoriali hanno avuto la capacità di intraprendere percorsi di crescita che li hanno portati, nel solco dell’assunzione della complessità della battaglia per un altro modello di sviluppo, ad intraprendere strade collettive e comunitarie di attraversamento dei conflitti.
Così, ad esempio, la campagna contro la privatizzazione dell’acqua ha visto il protagonismo di diverse esperienze di lotta impegnate sul tema dei rifiuti. Allo stesso modo le nuove issue che ci vengono dalle lotte contro i cambiamenti climatici e sul tema delle energie sono entrate a far parte di quell’alfabeto comune dei comitati.
Inoltre la simbiosi tra esperienze di costruzione di comunità e difesa del territorio in termini di produzione di alternativa e nuova democrazia hanno orientato le relazioni e le contaminazioni di quelle esperienze territoriali. L’esempio della solidarietà e della partecipazione alla lotta dei comitati aquilani nel post terremoto ci pare quanto mai esplicativo.
Ci apprestiamo ad affrontare un nuovo ciclo di lotte.
Innanzitutto sulla vicenda rifiuti in Campania e nell’area metropolitana di Napoli. I disegni criminali ed affaristici del governo e degli enti locali partoriranno nuovi mostri da impiantare in nuovi territori. Discariche ed inceneritori ancora una volta saranno il pane quotidiano contro cui battersi. Siamo certi che nuovi comitati sorgeranno, e siamo certi che la strategia rifiuti zero oggi sia il punto da cui partire per quelle nuove esperienze che sorgeranno su cui si dovrà produrre nuovamente una socializzazione dei saperi ed un percorso di contaminazione che ci auguriamo quanto mai facilitato (si spera !) dalle esperienza di lotta di questi anni.
Dai cicli di lotta precedenti una nuova disponibilità in termini di attivismo è stata prodotta. Una disponibilità che merita di essere messa a valore garantendo la continuità di quelle esperienze territoriali che continueranno comunque la battaglia per la riqualificazione dei territori in alcuni casi, per la bonifica degli stessi, per impedire che nuovi mostri nascano in quei luoghi.
Nel paese la decisione della corte costituzionale di accettare i referendum su acqua e nucleare apre nuovi spazi di lavoro politico necessari ed indispensabili.
Spazi che proprio in Campania non possono che essere percorsi da quel processo di mobilitazione territoriale che oggi aspira ad una dimensione più complessiva e compiuta di carattere metropolitano.
Il nodo intorno a cui ci siamo interrogati è proprio questo.
Da un lato come fare a mettere a valore qui percorsi consolidati sui territori che hanno prodotto una disponibilità alla mobilitazione che travalica ampiamente le singole battaglie territoriali assumendo la battaglia per un piano rifiuti alternativo come questione centrale. Dall’altro come continuare e dare nuova vita sui territori a quelle stesse esperienze che avranno a che fare con il tema del “post-mortem”. Un termine che mutiamo dalla definizione di una discarica chiusa, ma che segna l’apertura di una fase di sperimentazione ovvero come i comitati territoriali provino a lanciare una lotta per la riqualificazione dei territori devastati dall’azione del piano rifiuti. Quest’ultimo tema tiene dentro la capacità di ripensare i territori, l’urbanistica, la qualità della vita, nei termini della produzione di modelli alternativi concreti e percorribili.
Sullo sfondo, o in primo piano se si vuole, la dimensione complessiva della lotta per un altro modello di sviluppo quindi l’attraversamento della campagna referendaria ed in maniera più propria le lotte per la difesa dell’acqua come bene comune, la lotta contro il nucleare e per uno modello energetico diverso, insomma le campagne di lotta per i beni comuni.
Siamo certi che la dimensione attuale dei percorsi organizzativi dei comitati territoriali che per affinità hanno provato a costruire percorsi comuni non sia adeguata. Inoltre vediamo l’esigenza di costruire ambiti politici e sociali in cui si possano mettere a valore anche le individualità, i singoli attivisti, che non abitano in una dimensione di comitato.
Non serve la costruzione di una somma di comitati che renderebbe macchinoso il confronto e improduttivo l’aspetto dell’apertura alle individualità.
Pensiamo che ci sia bisogno di una nuova produzione di senso comune per costruire strumenti adeguati capaci di continuare la lotta contro il piano rifiuti e capaci allo stesso tempo di intraprendere i percorsi di lotta in difesa dei beni comuni in maniera più efficace.
Un processo che pensiamo inevitabilmente debba partire dal basso evitando svolte politiciste ed evitando la sussunzione dei percorsi.
Un modello che pensiamo debba avere la capacità di confrontarsi con le esperienze che per affinità non decideranno di stare in questo percorso, e che allo stesso tempo debba provare a percorre le reti di relazioni, confronto e discussione più ampie, come la Rete italiana per la giustizia sociale e ambientale. Allo stesso modo siamo convinti che questo percorso debba tenere conto della dimensione della crisi globale e di quelli che sono i processi di costruzione di opposizione e produzione di alternativa che i movimenti sociali si stanno dando nel paese.
Per questi motivi abbiamo deciso di lanciare un’assemblea pubblica aperta ai comitati territoriali ed alle singole individualità che vogliono condividere con noi questa sfida.

Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano, Comitato civico Cambiamo Mugnano, Comitato antidiscarica di Giugliano, Laboratorio Insurgencia, individualità in lotta in difesa dei beni comuni.


Sabato 5 FebbraioAssemblea pubblica di movimento - ore 17:00

Presso Laboratorio Insurgencia
Via Vecchia San Rocco 18 – Capodimonte, Napoli