Il bollettino dell' International Atomic Energy
Agency (Iaea) di lunedì 14 marzo 2011 alle ore 15.39 recava: Rischio di
collasso del reattore 1 e 3.185 mila persone evacuate (c'è l'elenco
delle cittadine evacuate).
Il sito del Daily-Yomiuri, ritenuto il
principale quotidiano giapponese in lingua inglese riferiva domenica
sera che il reattore n. 3 dell'impianto nucleare di Fukushima ha perduto
la sua capacità di fornire acqua al suo nocciolo, un danno che ha
abbassato il livello dell'acqua di raffreddamento e ha lasciato scoperti
2.95 metri su 4 delle barre di combustibile nucleare. Questo vuol dire
che la parte delle barre di combustibile non coperte dall'acqua di
raffreddamento si fonde all'istante, per cui il materiale contenuto
(uranio più scorie) viene trascinato dal vapore scaricato dai tecnici in
atmosfera per impedire che la pressione si alzi troppo e faccia
esplodere il reattore stesso.
Di ora in ora cresce l'allarme.
Sull'onda della tragedia giapponese, la paura del nucleare scuote il
mondo. Persino negli Stati uniti, dove dopo quarant'anni di stasi il
presidente Obama aveva prospettato un anno fa lo stanziamento di 36
miliardi di dollari in prestiti per costruire nuove centrali,
l'esplosione nella centrale di Fukushima (sono 23 le centrali in
funzione con lo stesso tipo di impianto) sta provocando una marcia
indietro. Edward J. Markey, presidente della Commissione energia e
risorse della Camera, ha chiesto all'amministrazione una moratoria nella
costruzione di nuove centrali nelle aree a rischio sismico e maggiori
garanzie di sicurezza in quelle già realizzate. Anche i repubblicani non
hanno negato i loro timori. CONTINUA
In Europa, la cancelliera
Angela Merkel ha deciso di sospendere il prolungamento del ciclo di vita
operativo dei 16 reattori atomici civili ancora attivi in Germania, la
Svizzera ha bloccato la procedura di domanda di autorizzazione alla
costruzione di tre nuovi siti, l'Austria chiede un riesame a livello
europeo. E oggi a Bruxelles la Commissione europea terrà un vertice con i
responsabili ufficiali dei paesi Ue in possesso di centrali nucleari e
con i gestori degli impianti. Lo scenario di un addio al nucleare e di
una conversione il più veloce possibile della produzione energetica nel
Vecchio continente, dall'atomo alle energie rinnovabili, sembra
diventare sempre più realtà.
Soltanto i nostri eroi, sprezzanti del
pericolo, tengono duro. Se non fosse ostaggio di un «eroe un pò pazzo»
(è lo stesso B. a definirsi con civetteria così) il governo italiano
dovrebbe decidere di sospendere il progetto nucleare, o almeno di
bloccarne l'attuazione fino all'effettuazione del prossimo referendum
che punta a cancellare la legge 99/2009, aspettando il responso degli
elettori. Gli italiani devono scuotersi. I sondaggi già dicono che non
vogliono il nucleare nella propria regione. Scendano in piazza per
fermare la cricca che punta sul nucleare come a un altro ricco osso da
spolpare. Anche in questo caso, se non ora quando?
No al nucleare - Se non ora quando?
15 / 3 / 2011
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