NO MUOS: una battaglia per la vita e per la libertà*

da Palermo Giovanni Abbagnato - Laboratorio Z

6 / 2 / 2013

Martedì 5 febbraio si è svolta a Palazzo dei Normanni una riunione delle commissioni parlamentari Sanità e Ambiente dell'Assemblea regionale siciliana per mettere a confronto rappresentanti del movimento No Muos e docenti universitari sul rischio da inquinamento elettromagnetico del sistema di comunicazioni satellitari. L'incontro, disertato dai rappresentanti dell'ambasciata Usa, ha visto demolire e ridicolizzare le posizioni degli ingegneri “Sì Muos”, pareri non proprio indipendenti, visto che le loro ricerche sono state commissionate da una ditta milanese-americana legata alla Lockheed, i costruttori del MUOS.

La seduta ha avuto come effetto il mandato dato dalla giunta regionale siciliana all'assessore al Territorio di ''avviare la revoca delle autorizzazioni'' concesse nel giugno 2011, e non solo la sospensione, come avvenuto in precedenza.

Il comitato No Muos dichiara che "Pur mantenendo un atteggiamento scettico possiamo ritenerci soddisfatti per la qualità e la concretezza sperimentate nella giornata di consultazioni appena trascorsa". Continuano intanto il presidio a Niscemi e le mobilitazioni nei territori, verso la manifestazione nazionale del 30 marzo 2013.

Di seguito pubblichiamo un dettagliato articolo di Giovanni Abbagnato che ripercorre le tappe della vicenda Muos e svela alcuni importanti retroscena.[K-p]


Come sempre in vicende complesse e delicate - come quella relativa al sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina Militare degli Stati Uniti Muos (Mobile User Objective System) che per una parte importante si sta costruendo sul territorio siciliano - è bene partire dall’inizio, ossia da quanto va oltre l’attualità della vicenda stessa per provare a ricostruire le eccezionali dimensioni socio-politiche ed economiche di questa realizzazione strategica. Quindi, cominciamo con il dire che la stazione di telecomunicazioni Muos che si sta montando a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, è una delle infrastrutture militari più vaste in Italia – 1.660.000 metri quadri di terreni agricoli e boschivi di grande pregio - che risulta attivata già dal 1991 per assicurare comunicazioni ad altissimo grado di “top secret” e ad esclusivo vantaggio delle Forze armate statunitensi.


In questo caso il termine esclusivo non può essere sottovalutato considerandolo nella sua normale accezione perché il fatto che un sistema militare non fa parte, o non è nella disponibilità, di sistemi comuni di alleanza come la Nato, significa che l’installazione è di straordinario valore strategico-operativo. Come si può evincere da un’informatissima scheda tecnica - pubblicata nel suo blog dal giornalista Antonio Mazzeo, particolarmente impegnato su temi dell’informazione e della controinformazione strategico-militare – il sistema, affidato alla gestione tecnica della US Navy, quando sarà completato con l’installazione in corso di tre enormi antenne paraboliche, sarà in grado di collegare quattro stazioni mondiali, due in USA e una in Australia ubicate in zone desertiche e una quarta, guarda caso, piazzata a sovrastare  Niscemi nel centro della Sicilia. Hai visto mai che gli americani – con la condivisione delle Autorità italiane – hanno preso sul serio le persone che, passando dai terreni arroventati dal sole estivo della provincia nissena e notando la situazione socio – economica locale, tendono ad esclamare: ma qui è un deserto!?


Non c’è un’altra possibile spiegazione se non il fatto – terribile da accettare - che in Sicilia si possono ubicare, vicine ai centri abitati, installazioni pericolosissime per le radiazioni elettromagnetiche emesse, che altrove si piazzano in aree desertiche. Queste quattro stazioni, a loro volta, sono in grado di collegare l’intero potenziale bellico americano in tutti i “teatri” strategici del mondo per quanto riguarda i centri di comando e controllo, quelli logistici, le batterie missilistiche e perfino i gruppi operativi in combattimento. Per il completamento del Sistema Muos  – previsto da accordi al vertice tra Autorità politiche e militari italiane e statunitensi – il costo ufficializzato è di oltre 43 milioni di dollari, ma in realtà documenti ufficiali americani parlano di oltre 3 miliardi di dollari, cifra contestata dal sistema di controllo contabile americano che stima la spesa finale in circa 7 miliardi di dollari. Limitatamente all’installazione Muos, l’iter diplomatico inizia a settembre nel 2005, ma nonostante l’importanza e la complessità della richiesta avanzata, l’autorizzazione del governo centrale viene concessa a marzo 2006, quindi in tempi inusualmente contenuti e a fronte di una scarna documentazione che non dà certo conto dell’importanza dell’opera in questione.


Per la ricostruzione dei fatti è utile ricordare che all’inizio l’installazione del sistema era prevista a Sigonella, poi esclusa perché i fasci delle onde elettromagnetiche generate potevano interferire con altre apparecchiature militari, compresi i sistemi di armi, gli esplosivi e i propellenti presenti nella base con serio rischio di inneschi non controllati. Intanto, era partito l’iter per le autorizzazioni degli Enti Locali, Regione in testa, che attengono prevalentemente l’ambito ambientale di particolare pregio naturalistico, violentato dall’insediamento del centro comunicazioni, e quello sanitario in ordine al pericolo determinato dall’impressionante livello di radiazioni emesse dagli impianti. Su quest’ultimo aspetto inquietante - che attiene alla pericolosità degli impianti per le popolazioni dei vicini centri abitati, a partire dalla vicinissima Niscemi - c’è da rilevare un’inquietante sottovalutazione delle Autorità politiche e militari di Italia e USA che viene drammaticamente evidenziata da una relazione richiesta dal Comune di Niscemi, a seguito di pressioni dei cittadini, al Politecnico di Torino che presentava una più che allarmante relazione redatta da esperti di fama internazionale come i Professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu. Fin qui la sommaria ricostruzione dei fatti, appena sufficiente per districarsi in una vicenda molto complessa e resa ancor più opaca da numerose omissioni e forzature di tutti i generi.


C’è da dire che parallelamente alla volontà di definire il progetto da parte di un po’ tutti i soggetti in campo – Marina USA sopra tutti – è cresciuto sul territorio niscemese, con importanti collegamenti regionali e nazionali, un notevole movimento popolare definito No Muos, riecheggiando un altro movimento di resistenza popolare ad una vicenda altrettanto oscura e contraddittoria riferita ai cantieri per l’alta velocità impiantati al nord. Si tratta di un movimento composito che sicuramente trae una sua forte motivazione dalle giustificate preoccupazioni delle popolazioni per il livello d’incremento sul territorio della manifestazione di gravissime malattie, prevalentemente di tipo oncologico. Tuttavia, tale forte inquietudine della gente trova sempre più sintesi con istanze di tipo ambientale e di impegno politico antimilitarista perché, forse, si fa sempre più spazio nella consapevolezza degli uomini e delle donne, che vivono il territorio, che l’interesse primario della gente alla propria integrità fisica viene più facilmente “piegato” in presenza di esigenze strategico – militari che, sempre più, passano sopra ogni ragionevole esigenza di tutela dell’ambiente e di sicurezza nei Centri abitati.


Infatti, una pesante militarizzazione del territorio non è solo un problema per militanti pacifisti e antimilitaristi, ma rappresenta una minaccia costante per la civile convivenza, sia in termini di tutela dei diritti alla salute e all’integrità del proprio territorio, ma anche di affermazione di libertà e democrazia. Questo perché il tema della costruzione delle egemonie militari - necessariamente anche di tipo infrastrutturale – non ha solo un importante risvolto etico, ma, tradizionalmente, rappresenta una costante limitazione della sovranità politico-istituzionale sul territorio che va ben oltre i trattati previsti dagli Ordinamenti Giuridici. Ripercorrendo la vicenda NO Muos, come altre del genere, è evidente la pressione esercitata dai grandi interessi strategici sulle istituzioni e, a cascata, sugli altri soggetti attori della costruzione democratica delle nostre società. Pensiamo per un attimo al ruolo della Regione Siciliana, a Statuto Specialissimo, nella vicenda Muos. Sono note le notevoli competenze dell’Ente regionale, quasi esclusive, in materia sanitaria e ambientale, eppure le autorizzazioni sono state concesse tutte e in tempi abbastanza rapidi con un atteggiamento che, per usare degli eufemismi, possiamo definire di scarsa attenzione e cautela agli effetti sul territorio e sulle popolazioni.


Certo, è difficile immaginare una Regione, causa fondamentale del degrado impressionante del territorio siciliano dal punto di vista paesaggistico-ambientale, che dimostri particolare zelo nella difesa di una secolare sughereta come quella di Niscemi, sacrificata dal Muos insieme a tutto l’equilibrio dell’eco-sistema complessivo di una vasta area di particolare pregio silvo-boschivo.


E’ altrettanto difficile pensare ad una Regione che tutela la salute dei niscemesi dalle radiazioni elettromagnetiche avendo i più bassi livelli di qualità sanitaria ai quali corrispondo i più alti livelli di spesa e, tragicamente, anche di morti accertate per malasanità. Tuttavia, l’intera vicenda No Muos, comprese le dinamiche del movimento di resistenza popolare, ha fatto i conti con l’accelerazione voluta dal programma di costruzione, caduta tra due fondamentali momenti elettorali, le recenti regionali e le prossime politiche. Questa coincidenza ha costretto l’istituzione regionale, come prima quella del Comune di Niscemi, non sempre solerte e battagliera come adesso, a delle prese di posizioni impegnative, almeno sulla carta. In campagna elettorale per le regionali non si sono risparmiati da tutte le parti proclami contro le installazioni degli stranieri, sul territorio dell’Isola, pericolose e contro gli interessi dei siciliani. I sicilianismi, più o meno beceri, si sono inseguiti cercando di toccare le corde più radicali delle popolazioni – anche loro maggioritariamente non innocenti rispetto allo scempio del territorio e delle istituzioni – ma nel contempo senza dare l’impressione di avere un pensiero lungo che fosse il contrario di un’emergenza elettorale o la vuota rassicurazione di un popolo non abituato ad un vero protagonismo sociale. E’ incredibile come i sicilianismi, da chiunque espressi, si somiglino un po’ tutti perché non danno mai l’impressione di una profonda volontà, perfino velleitaria, a volere cambiare veramente una realtà, ma solo l’intento – ambiguo e obliquo – di piegarla allo specifico interesse e al quadro politico contingente.


C’è stato un voto unanime dell’ARS su di un Ordine del Giorno che impegnava il Governo a usare le sue prerogative per fermare i lavori nel cantiere Muos, ma, invero, in modo abbastanza indistinto e senza una data precisa entro il quale manifestare, non una richiesta, ma un atto giuridicamente vincolante. Purtroppo, gli atti conseguenti hanno ritardato ad arrivare e intanto il Ministero degli Interni ha disposto un intervento repressivo con una carica violenta contro il presidio dei manifestanti No Muos con la quale si è consentito al convoglio che trasportava le parabole e i materiali necessari per il montaggio di entrare dentro l’area off  limits. Questo atto va oggettivamente catalogato in evidente dispregio della volontà espressa dalla Regione di bloccare i lavori, suffragata, oltre che da un pronunciamento solenne del Parlamento Siciliano, da un nuovo ed inquietante esame della situazione ambientale e dei rischi sanitari che avrebbero giustificato un provvedimento di fermo dei lavori in auto-tutela. Volendo essere ancora più istituzionalmente formali, si potrebbe dire che il Presidente Crocetta ha dimenticato di essere per Statuto il Capo della Polizia in Sicilia e, se fosse vero che non era informato del blitz delle Forze dell’Ordine, avrebbe potuto e dovuto alzare la sua voce contro quella che era comunque una scorrettezza del Ministero degli Interni, sul piano del riconoscimento dei poteri, al di là dei probabili conflitti di competenza, sempre in agguato nell’applicazione di istituti statutari volutamente dimenticati nel tempo da Stato e Regione per ambiguità e vantaggi reciproci. Inoltre, in barba ai più elementari principi di trasparenza e imparzialità degli atti, in mezzo ad un turbinio di rotazioni annunciate di dirigenti il Presidente della Regione, oltre a confermare Segretario Generale, ossia dirigente dei dirigenti generali un fulgido esempio di discontinuità con il passato come la dottoressa Patrizia Monterosso, come rilevato anche dalla Corte dei Conti in un’indagine sulla formazione professionale che la vede tra i protagonisti in negativo, pensa di potere mandare ai tavoli tecnici che dovrebbero dirimere il contenzioso il dirigente generale dell’assessorato Territorio e Ambiente Giovanni Arnone. Si dà il caso che Arnone è  firmatario delle autorizzazioni già concesse. In altri termini, si richiede al Dr. Arnone, eventualmente, di sconfessare se stesso e magari riconoscere qualche irregolarità procedurale. Un atto di generosità molto impegnativo e complicato da ipotizzare che, forse, si potreva evitare con la semplice applicazione di qualche cautela amministrativa per evitare in questo delicatissimo affaire, l’antico e devastante caso del controllore–controllato. Per correttezza nella ricostruzione dei fatti, bisogna dire che con un provvedimento delle ultime ore, il dottor Arnone è rientrato nella rotazione dei dirigenti generali regionali disposta da Crocetta e, quindi, lascia opportunamente il dipartimento Territorio, ma per trasferirsi molto – troppo – vicino, al dipartimento regionale Azienda delle foreste. Non è il massimo per imprimere reale discontinuità rispetto alla trattazione degli affari relativi al Muos.

E in ogni caso resta l'anomalia della presenza dell'ex dirigente generale del Territorio e, quindi, di omessa tutela amministrativa in una fase importante del contenzioso che, in prospettiva, si potrebbe rivelare decisiva, anche in negativo.

Quello che dà speranza è il fatto che anche nel corso dell'ultima audizione presso le commissioni di merito dell'Ars, si è palesata in modo sempre più evidente la colpevole sottovalutazione dei rischi comportati dal Muos – da parte americana, con avallo italiano – condotta anche grazie a rapporti tecnici abbastanza inadeguati sul piano scientifico e piuttosto opachi sul piano della convergenza di interessi di diversi attori istituzionale e ambientali.

Intanto, l’assessore al territorio Maria Lo Bello, tirata in ballo o ignorata dal Presidente alla bisogna, dimostrava un’oggettiva “debolezza” amministrativa che, con tutto il rispetto per la persona, nelle occasioni pubbliche la fa sembrare una passata per caso dai tavoli tecnico-politici e - per dirla più prosaicamente e ancor meno del suo ondivago Presidente, conta quanto il due di bastoni quando la briscola è a coppe. In ogni caso, sarebbe ingiusto e ingeneroso enfatizzare questa oggettiva “debolezza” amministrativa dell’assessore al Territorio dato che questo governo - nei suoi nomi più roboanti come in quelli meno noti – è stato costruito pensando non fosse necessario coniugare novità da annunciare alla stampa con qualità vera da praticare in un’amministrazione concreta in una fase sicuramente emergenziale sul piano politico-finanziario.


Giusto per completezza di informazione, parliamo anche della meritoria iniziativa del Senatore Lumia che denunciava in Parlamento l’attribuzione dei lavori alla Ditta Piazza che, da una importante indagine della Procura antimafia di Caltanissetta, risultava condizionata da esponenti mafiosi suscitando un intervento cautelativo del Prefetto che determinava l’esclusione dall’Albo dei fornitori e delle imprese di fiducia da parte della Provincia di Caltanissetta e del Comune di Niscemi, successivamente confermata dal TAR di Palermo esaminando un ricorso della ditta interessata. Nel merito di questa vicenda, il dato oggettivo è che, dopo il clamore del periodo precedente alla carica della Polizia sul presidio in cui il governo italiano, nella sostanza, accoglieva la volontà degli americani di accelerare i lavori, non c’è stata un’adeguata protesta politica, anche da una parte politica che si dice particolarmente sensibile al controllo etico, per un appalto significativo che, quanto meno, meritava di essere riconsiderato in tutti i suoi aspetti amministrativi e “ambientali”. Le domande sono: «chi sta continuando i lavori, attualmente in corso, e con quali garanzie»? Speriamo che su queste ultime domande, come su tutti gli altri passaggi, delicati sul piano istituzionale, il Presidente Crocetta, il Senatore Lumia, il Pd intero e i suoi alleati possano dare risposte non dilatorie che sembra vogliano solo fare passare questa delicata fase elettorale, senza eccessivi imbarazzi sia verso il movimento No Muos che verso il quadro politico più generale.


Insomma, c’è tanto di sospetto nel reale appoggio che il “quadro istituzionale siciliano” sta dando al movimento No Muos che, da parte sua, in diverse occasioni ha ribadito che c’è al suo interno una convergenza assoluta circa la consapevolezza che, al di là delle giuste e ragionevoli attenzioni ai passaggi istituzionali, solo una lotta di popolo molto determinata può dare dei risultati importanti.

Una vera resistenza che può aprire qualche significativa contraddizione in una situazione che, detto con grande franchezza, sembra veda protagonisti soggetti come gli americani e i “falchi” italiani che non hanno problemi ad apparire, dal loro punto di vista, ragionevolmente “cattivi” e altri che hanno invece solo il problema di non apparire “cattivi”. Questo per non entrare in contraddizione con certe posizioni politiche più generali che fuori dai comizi considerano forme retoriche e anacronistiche di un pacifismo che, magari,  in campagna elettorale non guasta mai, specialmente per non alienarsi del tutto una frastornata sinistra politica e sociale, anche antagonista, come quella siciliana. Una gestione “oculata” della crisi No Muos, “quanto basta” per non allarmare potenziali alleati politici - per esempio come l’UdC, il partito di Lombardo e altri soggetti politici trasversali, ufficialmente dentro e fuori la maggioranza di governo - che magari firmano gli OdG generici dell’Ars, ma poi sul Muos, come su altro, non sembrano volere fare sul serio.


I “cattivi” hanno fretta a concludere al più presto i lavori perché altri teatri strategici si profilano da tempo e richiedono interventi militari sofisticatissimi. Proviamo a pensare che molto probabilmente da Niscemi, grazie alle potenti parabole, si teleguideranno i terribili droni, gli aerei telecomandati, sempre più tecnologicamente avanzati e, quindi, parte di uno spaventoso arsenale militare, tanto costoso da assorbire parti significative di risorse pubbliche, altrimenti destinabili a servizi alle persone e, più in generale, ad economie di pace. I droni bombarderanno lontani da noi, pulendo la nostra coscienza di occidentali, rotta ad ogni ipocrisia. Non dovremo così più piangere davanti ai militari tornati in patria in una bara, mentre per le popolazioni civili e per i bambini ammazzati, con perfette “operazioni chirurgiche”, si può sempre fare un sms di solidarietà che costa al massimo un paio di euro. Un prezzo più che ragionevole per continuare a sentirsi umani e democratici.


Allora, al di là delle furbizie dei politici locali e dell’indifferenza più generalizzata, se non si vuole rimanere solo alla superficie dei problemi bisogna che tutti, ognuno con i propri strumenti, sia messo in grado di comprendere che c’è un filo rosso ineludibile che passa tra l’incremento delle leucemie tra i bambini del “profondo” centro della Sicilia e il destino di altri bambini che, per come vivono e muoiono, forse arriverebbero a desiderare perfino la leucemia dei “fortunati” bambini del mondo ricco. Non è un bel dire né un bel fare il districarsi tra piccoli opportunismi politici, imponenti pratiche di egemonia mondiale e destini segnati di bambini e adulti. Ma probabilmente è questa la realtà da considerare nelle scelte importanti della vita, se non si vuole rimanere perfino al di sotto della superficie dei problemi, pensando che esistono soluzioni facili per problemi estremamente complessi. In questo caso, ricordare un movimento della pace come quello espresso a Comiso e costruito con grande lungimiranza da dirigenti politici come Pio La Torre a partire dalla fine degli anni ‘70, non può essere considerato un banale e nostalgico ricorso al passato, ma un ri-partire da un’esperienza di lotte sociali e politiche che hanno avuto la capacità di stabilire una sintesi evidente che andava dalla condizione di vita delle popolazioni siciliane alla mostruosità planetaria del confronto militare per l’egemonia politico-economica nel mondo.

Ovviamente, non si tratta di riportare nella storia degli uomini una fondamentale teoria chimica che sostiene che in natura “nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Più semplicemente, è importante “fare memoria” per notare che, ancora una volta, l’incrocio della storia siciliana con quella del mondo, assegna ai siciliani, e a tutti coloro che li stanno e li vorranno affiancare in questa battaglia No Muos, una grande responsabilità, ma anche una straordinaria opportunità che non è retorico o privo di senso della misura considerare rivolta ai destini delle nostre popolazioni come a quelli di altre, anche geograficamente lontanissime. Forse è vero che, soprattutto nei fenomeni sociali, quanto ha in sé del buono non si perde mai del tutto. Probabilmente, è anche vero che in questa terra di Sicilia, forse più che altrove, capita di essere sovrastati da problemi molto, troppo, più grandi di noi che ci fanno sentire più piccoli e inadeguati di quanto, forse, non siamo. Ma come direbbe Luigi Pirandello - uno straordinario interprete, insieme della Sicilia e del Mondo - a Comiso più di trent’anni fa , come oggi a Niscemi: “Così è, (se vi pare)”.

*tratto da kom-pa.net