Martedì 5 febbraio si è svolta a Palazzo dei
Normanni una riunione delle commissioni parlamentari Sanità e Ambiente
dell'Assemblea regionale siciliana per mettere a confronto rappresentanti del
movimento No Muos e docenti universitari sul rischio
da inquinamento elettromagnetico del sistema di comunicazioni satellitari.
L'incontro, disertato dai rappresentanti dell'ambasciata Usa, ha visto
demolire e ridicolizzare le posizioni degli ingegneri “Sì Muos”, pareri non
proprio indipendenti, visto che le loro ricerche sono state commissionate da
una ditta milanese-americana legata alla Lockheed, i costruttori del MUOS.
La seduta ha avuto come effetto il mandato dato
dalla giunta regionale siciliana all'assessore al Territorio di ''avviare la revoca delle autorizzazioni''
concesse nel giugno 2011, e non solo la sospensione, come avvenuto in
precedenza.
Il comitato No Muos dichiara
che "Pur mantenendo un atteggiamento scettico possiamo ritenerci
soddisfatti per la qualità e la concretezza sperimentate nella giornata di
consultazioni appena trascorsa". Continuano intanto il presidio a
Niscemi e le mobilitazioni nei territori, verso la manifestazione nazionale del 30 marzo 2013.
Di seguito pubblichiamo un dettagliato articolo di
Giovanni Abbagnato che ripercorre le tappe della vicenda Muos e svela alcuni
importanti retroscena.[K-p]
Come sempre in vicende complesse e delicate - come
quella relativa al sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina Militare degli Stati Uniti Muos
(Mobile User Objective System) che per una parte importante si sta
costruendo sul territorio siciliano - è bene partire dall’inizio, ossia da
quanto va oltre l’attualità della vicenda stessa per provare a ricostruire le
eccezionali dimensioni socio-politiche ed economiche di questa realizzazione
strategica. Quindi, cominciamo con il dire che la stazione di
telecomunicazioni Muos che si sta montando a Niscemi, in provincia di
Caltanissetta, è una delle infrastrutture militari più vaste in Italia –
1.660.000 metri quadri di terreni agricoli e boschivi di grande pregio - che
risulta attivata già dal 1991 per assicurare comunicazioni ad altissimo grado
di “top secret” e ad esclusivo
vantaggio delle Forze armate statunitensi.
In questo caso il termine esclusivo non può essere sottovalutato
considerandolo nella sua normale accezione perché il fatto che un sistema
militare non fa parte, o non è nella disponibilità, di sistemi comuni di
alleanza come la Nato, significa che l’installazione è di straordinario
valore strategico-operativo. Come si può evincere da un’informatissima scheda
tecnica - pubblicata nel suo blog dal giornalista Antonio Mazzeo, particolarmente impegnato su temi
dell’informazione e della controinformazione strategico-militare – il
sistema, affidato alla gestione tecnica della US Navy, quando sarà completato
con l’installazione in corso di tre enormi antenne paraboliche, sarà in grado
di collegare quattro stazioni mondiali, due in USA e una in Australia ubicate
in zone desertiche e una quarta, guarda caso, piazzata a sovrastare
Niscemi nel centro della Sicilia. Hai visto mai che gli americani – con la
condivisione delle Autorità italiane – hanno preso sul serio le persone che,
passando dai terreni arroventati dal sole estivo della provincia nissena e
notando la situazione socio – economica locale, tendono ad esclamare: ma qui
è un deserto!?
Non c’è un’altra possibile spiegazione se non il fatto – terribile da
accettare - che in Sicilia si possono ubicare, vicine ai centri abitati,
installazioni pericolosissime per le radiazioni elettromagnetiche emesse, che
altrove si piazzano in aree desertiche. Queste quattro stazioni, a loro
volta, sono in grado di collegare l’intero potenziale bellico americano in
tutti i “teatri” strategici del mondo per quanto riguarda i centri di comando
e controllo, quelli logistici, le batterie missilistiche e perfino i gruppi
operativi in combattimento. Per il completamento del Sistema Muos –
previsto da accordi al vertice tra Autorità politiche e militari italiane e
statunitensi – il costo ufficializzato è di oltre 43 milioni di dollari, ma
in realtà documenti ufficiali americani parlano di oltre 3 miliardi di
dollari, cifra contestata dal sistema di controllo contabile americano che
stima la spesa finale in circa 7 miliardi di dollari. Limitatamente
all’installazione Muos, l’iter diplomatico inizia a settembre nel 2005, ma
nonostante l’importanza e la complessità della richiesta avanzata,
l’autorizzazione del governo centrale viene concessa a marzo 2006, quindi in
tempi inusualmente contenuti e a fronte di una scarna documentazione che non
dà certo conto dell’importanza dell’opera in questione.
Per la ricostruzione dei fatti è utile ricordare che all’inizio
l’installazione del sistema era prevista a Sigonella, poi esclusa perché i
fasci delle onde elettromagnetiche generate potevano interferire con altre
apparecchiature militari, compresi i sistemi di armi, gli esplosivi e i
propellenti presenti nella base con serio rischio di inneschi non
controllati. Intanto, era partito l’iter per le autorizzazioni degli Enti
Locali, Regione in testa, che attengono prevalentemente l’ambito ambientale
di particolare pregio naturalistico, violentato dall’insediamento del centro
comunicazioni, e quello sanitario in ordine al pericolo determinato
dall’impressionante livello di radiazioni emesse dagli impianti. Su
quest’ultimo aspetto inquietante - che attiene alla pericolosità degli
impianti per le popolazioni dei vicini centri abitati, a partire dalla
vicinissima Niscemi - c’è da rilevare un’inquietante sottovalutazione delle
Autorità politiche e militari di Italia e USA che viene drammaticamente
evidenziata da una relazione richiesta dal Comune di Niscemi, a seguito di
pressioni dei cittadini, al Politecnico di Torino che presentava una più che
allarmante relazione redatta da esperti di fama internazionale come i
Professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu. Fin qui la sommaria
ricostruzione dei fatti, appena sufficiente per districarsi in una vicenda
molto complessa e resa ancor più opaca da numerose omissioni e forzature di
tutti i generi.
C’è da dire che parallelamente alla volontà di definire il progetto da parte
di un po’ tutti i soggetti in campo – Marina USA sopra tutti – è cresciuto
sul territorio niscemese, con importanti collegamenti regionali e nazionali,
un notevole movimento popolare definito No Muos, riecheggiando un altro
movimento di resistenza popolare ad una vicenda altrettanto oscura e
contraddittoria riferita ai cantieri per l’alta velocità impiantati al nord.
Si tratta di un movimento composito che sicuramente trae una sua forte
motivazione dalle giustificate preoccupazioni delle popolazioni per il
livello d’incremento sul territorio della manifestazione di gravissime
malattie, prevalentemente di tipo oncologico. Tuttavia, tale forte
inquietudine della gente trova sempre più sintesi con istanze di tipo
ambientale e di impegno politico antimilitarista perché, forse, si fa sempre
più spazio nella consapevolezza degli uomini e delle donne, che vivono il
territorio, che l’interesse primario della gente alla propria integrità fisica
viene più facilmente “piegato” in presenza di esigenze strategico – militari
che, sempre più, passano sopra ogni ragionevole esigenza di tutela
dell’ambiente e di sicurezza nei Centri abitati.
Infatti, una pesante militarizzazione del territorio non è solo un problema
per militanti pacifisti e antimilitaristi, ma rappresenta una minaccia
costante per la civile convivenza, sia in termini di tutela dei diritti alla
salute e all’integrità del proprio territorio, ma anche di affermazione di
libertà e democrazia. Questo perché il tema della costruzione delle egemonie
militari - necessariamente anche di tipo infrastrutturale – non ha solo un
importante risvolto etico, ma, tradizionalmente, rappresenta una costante
limitazione della sovranità politico-istituzionale sul territorio che va ben
oltre i trattati previsti dagli Ordinamenti Giuridici. Ripercorrendo la
vicenda NO Muos, come altre del genere, è evidente la pressione esercitata
dai grandi interessi strategici sulle istituzioni e, a cascata, sugli altri
soggetti attori della costruzione democratica delle nostre società. Pensiamo
per un attimo al ruolo della Regione Siciliana, a Statuto Specialissimo,
nella vicenda Muos. Sono note le notevoli competenze dell’Ente regionale,
quasi esclusive, in materia sanitaria e ambientale, eppure le autorizzazioni
sono state concesse tutte e in tempi abbastanza rapidi con un atteggiamento
che, per usare degli eufemismi, possiamo definire di scarsa attenzione e cautela
agli effetti sul territorio e sulle popolazioni.
Certo, è difficile immaginare una Regione, causa fondamentale del degrado
impressionante del territorio siciliano dal punto di vista
paesaggistico-ambientale, che dimostri particolare zelo nella difesa di una
secolare sughereta come quella di Niscemi, sacrificata dal Muos insieme a
tutto l’equilibrio dell’eco-sistema complessivo di una vasta area di
particolare pregio silvo-boschivo.
E’ altrettanto difficile pensare ad una Regione che tutela la salute dei
niscemesi dalle radiazioni elettromagnetiche avendo i più bassi livelli di
qualità sanitaria ai quali corrispondo i più alti livelli di spesa e, tragicamente,
anche di morti accertate per malasanità. Tuttavia, l’intera vicenda No Muos,
comprese le dinamiche del movimento di resistenza popolare, ha fatto i conti
con l’accelerazione voluta dal programma di costruzione, caduta tra due
fondamentali momenti elettorali, le recenti regionali e le prossime
politiche. Questa coincidenza ha costretto l’istituzione regionale, come
prima quella del Comune di Niscemi, non sempre solerte e battagliera come
adesso, a delle prese di posizioni impegnative, almeno sulla carta. In
campagna elettorale per le regionali non si sono risparmiati da tutte le
parti proclami contro le installazioni degli stranieri, sul territorio
dell’Isola, pericolose e contro gli interessi dei siciliani. I sicilianismi,
più o meno beceri, si sono inseguiti cercando di toccare le corde più
radicali delle popolazioni – anche loro maggioritariamente non innocenti
rispetto allo scempio del territorio e delle istituzioni – ma nel contempo
senza dare l’impressione di avere un pensiero lungo che fosse il contrario di
un’emergenza elettorale o la vuota rassicurazione di un popolo non abituato
ad un vero protagonismo sociale. E’ incredibile come i sicilianismi, da
chiunque espressi, si somiglino un po’ tutti perché non danno mai
l’impressione di una profonda volontà, perfino velleitaria, a volere cambiare
veramente una realtà, ma solo l’intento – ambiguo e obliquo – di piegarla
allo specifico interesse e al quadro politico contingente.
C’è stato un voto unanime dell’ARS
su di un Ordine del Giorno che impegnava il Governo a usare le sue
prerogative per fermare i lavori nel cantiere Muos, ma, invero, in modo
abbastanza indistinto e senza una data precisa entro il quale manifestare,
non una richiesta, ma un atto giuridicamente vincolante. Purtroppo, gli atti
conseguenti hanno ritardato ad arrivare e intanto il Ministero degli Interni
ha disposto un intervento repressivo con una carica violenta contro il
presidio dei manifestanti No Muos con la quale si è consentito al convoglio
che trasportava le parabole e i materiali necessari per il montaggio di
entrare dentro l’area off limits. Questo atto va oggettivamente
catalogato in evidente dispregio della volontà espressa dalla Regione di
bloccare i lavori, suffragata, oltre che da un pronunciamento solenne del Parlamento
Siciliano, da un nuovo ed inquietante esame della situazione ambientale e dei
rischi sanitari che avrebbero giustificato un provvedimento di fermo dei
lavori in auto-tutela. Volendo essere ancora più istituzionalmente formali,
si potrebbe dire che il Presidente Crocetta ha dimenticato di essere per
Statuto il Capo della Polizia in Sicilia e, se fosse vero che non era
informato del blitz delle Forze dell’Ordine, avrebbe potuto e dovuto alzare
la sua voce contro quella che era comunque una scorrettezza del Ministero
degli Interni, sul piano del riconoscimento dei poteri, al di là dei
probabili conflitti di competenza, sempre in agguato nell’applicazione di
istituti statutari volutamente dimenticati nel tempo da Stato e Regione per
ambiguità e vantaggi reciproci. Inoltre, in barba ai più elementari principi
di trasparenza e imparzialità degli atti, in mezzo ad un turbinio di
rotazioni annunciate di dirigenti il Presidente della Regione, oltre a
confermare Segretario Generale, ossia dirigente dei dirigenti generali un
fulgido esempio di discontinuità con il passato come la dottoressa Patrizia
Monterosso, come rilevato anche dalla Corte dei Conti in un’indagine sulla
formazione professionale che la vede tra i protagonisti in negativo, pensa di
potere mandare ai tavoli tecnici che dovrebbero dirimere il contenzioso il
dirigente generale dell’assessorato Territorio e Ambiente Giovanni Arnone. Si
dà il caso che Arnone è firmatario delle autorizzazioni già concesse.
In altri termini, si richiede al Dr. Arnone, eventualmente, di sconfessare se
stesso e magari riconoscere qualche irregolarità procedurale. Un atto di
generosità molto impegnativo e complicato da ipotizzare che, forse, si
potreva evitare con la semplice applicazione di qualche cautela amministrativa
per evitare in questo delicatissimo affaire, l’antico e devastante caso del
controllore–controllato. Per correttezza nella ricostruzione dei fatti,
bisogna dire che con un provvedimento delle ultime ore, il dottor Arnone è
rientrato nella rotazione dei dirigenti generali regionali disposta da
Crocetta e, quindi, lascia opportunamente il dipartimento Territorio, ma per
trasferirsi molto – troppo – vicino, al dipartimento regionale Azienda delle
foreste. Non è il massimo per imprimere reale discontinuità rispetto alla
trattazione degli affari relativi al Muos.
E in ogni caso resta l'anomalia della presenza
dell'ex dirigente generale del Territorio e, quindi, di omessa tutela
amministrativa in una fase importante del contenzioso che, in prospettiva, si
potrebbe rivelare decisiva, anche in negativo.
Quello che dà speranza è il fatto che anche nel
corso dell'ultima audizione presso le commissioni di merito dell'Ars, si è
palesata in modo sempre più evidente la colpevole sottovalutazione dei rischi
comportati dal Muos – da parte americana, con avallo italiano – condotta
anche grazie a rapporti tecnici abbastanza inadeguati sul piano scientifico e
piuttosto opachi sul piano della convergenza di interessi di diversi attori
istituzionale e ambientali.
Intanto, l’assessore al territorio Maria Lo Bello,
tirata in ballo o ignorata dal Presidente alla bisogna, dimostrava
un’oggettiva “debolezza” amministrativa che, con tutto il rispetto per la
persona, nelle occasioni pubbliche la fa sembrare una passata per caso dai tavoli
tecnico-politici e - per dirla più prosaicamente e ancor meno del suo
ondivago Presidente, conta quanto il due di bastoni quando la briscola è a
coppe. In ogni caso, sarebbe ingiusto e ingeneroso enfatizzare questa
oggettiva “debolezza” amministrativa dell’assessore al Territorio dato che
questo governo - nei suoi nomi più roboanti come in quelli meno noti – è
stato costruito pensando non fosse necessario coniugare novità da annunciare
alla stampa con qualità vera da praticare in un’amministrazione concreta in
una fase sicuramente emergenziale sul piano politico-finanziario.
Giusto per completezza di informazione, parliamo anche della meritoria
iniziativa del Senatore Lumia che denunciava in Parlamento l’attribuzione dei
lavori alla Ditta Piazza che, da una importante indagine della Procura
antimafia di Caltanissetta, risultava condizionata da esponenti mafiosi
suscitando un intervento cautelativo del Prefetto che determinava
l’esclusione dall’Albo dei fornitori e delle imprese di fiducia da parte
della Provincia di Caltanissetta e del Comune di Niscemi, successivamente
confermata dal TAR di Palermo esaminando un ricorso della ditta interessata.
Nel merito di questa vicenda, il dato oggettivo è che, dopo il clamore del
periodo precedente alla carica della Polizia sul presidio in cui il governo
italiano, nella sostanza, accoglieva la volontà degli americani di accelerare
i lavori, non c’è stata un’adeguata protesta politica, anche da una parte
politica che si dice particolarmente sensibile al controllo etico, per un
appalto significativo che, quanto meno, meritava di essere riconsiderato in
tutti i suoi aspetti amministrativi e “ambientali”. Le domande sono: «chi sta
continuando i lavori, attualmente in corso, e con quali garanzie»? Speriamo
che su queste ultime domande, come su tutti gli altri passaggi, delicati sul
piano istituzionale, il Presidente Crocetta, il Senatore Lumia, il Pd intero
e i suoi alleati possano dare risposte non dilatorie che sembra vogliano solo
fare passare questa delicata fase elettorale, senza eccessivi imbarazzi sia
verso il movimento No Muos che verso il quadro politico più generale.
Insomma, c’è tanto di sospetto nel reale appoggio che il “quadro
istituzionale siciliano” sta dando al movimento No Muos che, da parte sua, in
diverse occasioni ha ribadito che c’è al suo interno una convergenza assoluta
circa la consapevolezza che, al di là delle giuste e ragionevoli attenzioni
ai passaggi istituzionali, solo una lotta di popolo molto determinata può
dare dei risultati importanti.
Una vera resistenza che può aprire qualche
significativa contraddizione in una situazione che, detto con grande
franchezza, sembra veda protagonisti soggetti come gli americani e i “falchi”
italiani che non hanno problemi ad apparire, dal loro punto di vista,
ragionevolmente “cattivi” e altri che hanno invece solo il problema di non
apparire “cattivi”. Questo per non entrare in contraddizione con certe
posizioni politiche più generali che fuori dai comizi considerano forme
retoriche e anacronistiche di un pacifismo che, magari, in campagna
elettorale non guasta mai, specialmente per non alienarsi del tutto una
frastornata sinistra politica e sociale, anche antagonista, come quella
siciliana. Una gestione “oculata” della crisi No Muos, “quanto basta” per non
allarmare potenziali alleati politici - per esempio come l’UdC, il partito di
Lombardo e altri soggetti politici trasversali, ufficialmente dentro e fuori
la maggioranza di governo - che magari firmano gli OdG generici dell’Ars, ma
poi sul Muos, come su altro, non sembrano volere fare sul serio.
I “cattivi” hanno fretta a concludere al più presto i lavori perché altri
teatri strategici si profilano da tempo e richiedono interventi militari
sofisticatissimi. Proviamo a pensare che molto probabilmente da Niscemi,
grazie alle potenti parabole, si teleguideranno i terribili droni, gli aerei
telecomandati, sempre più tecnologicamente avanzati e, quindi, parte di uno
spaventoso arsenale militare, tanto costoso da assorbire parti significative
di risorse pubbliche, altrimenti destinabili a servizi alle persone e, più in
generale, ad economie di pace. I droni bombarderanno lontani da noi, pulendo
la nostra coscienza di occidentali, rotta ad ogni ipocrisia. Non dovremo così
più piangere davanti ai militari tornati in patria in una bara, mentre per le
popolazioni civili e per i bambini ammazzati, con perfette “operazioni
chirurgiche”, si può sempre fare un sms di solidarietà che costa al massimo
un paio di euro. Un prezzo più che ragionevole per continuare a sentirsi
umani e democratici.
Allora, al di là delle furbizie dei politici locali e dell’indifferenza più
generalizzata, se non si vuole rimanere solo alla superficie dei problemi
bisogna che tutti, ognuno con i propri strumenti, sia messo in grado di
comprendere che c’è un filo rosso ineludibile che passa tra l’incremento
delle leucemie tra i bambini del “profondo” centro della Sicilia e il destino
di altri bambini che, per come vivono e muoiono, forse arriverebbero a
desiderare perfino la leucemia dei “fortunati” bambini del mondo ricco. Non è
un bel dire né un bel fare il districarsi tra piccoli opportunismi politici,
imponenti pratiche di egemonia mondiale e destini segnati di bambini e
adulti. Ma probabilmente è questa la realtà da considerare nelle scelte
importanti della vita, se non si vuole rimanere perfino al di sotto della
superficie dei problemi, pensando che esistono soluzioni facili per problemi
estremamente complessi. In questo caso, ricordare un movimento della pace
come quello espresso a Comiso e costruito con grande lungimiranza da
dirigenti politici come Pio La Torre a partire dalla fine degli anni ‘70, non
può essere considerato un banale e nostalgico ricorso al passato, ma un
ri-partire da un’esperienza di lotte sociali e politiche che hanno avuto la
capacità di stabilire una sintesi evidente che andava dalla condizione di
vita delle popolazioni siciliane alla mostruosità planetaria del confronto militare
per l’egemonia politico-economica nel mondo.
Ovviamente, non si tratta di riportare nella storia
degli uomini una fondamentale teoria chimica che sostiene che in natura
“nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Più semplicemente, è importante
“fare memoria” per notare che, ancora una volta, l’incrocio della storia
siciliana con quella del mondo, assegna ai siciliani, e a tutti coloro che li
stanno e li vorranno affiancare in questa battaglia No Muos, una grande
responsabilità, ma anche una straordinaria opportunità che non è retorico o
privo di senso della misura considerare rivolta ai destini delle nostre
popolazioni come a quelli di altre, anche geograficamente lontanissime. Forse
è vero che, soprattutto nei fenomeni sociali, quanto ha in sé del buono non
si perde mai del tutto. Probabilmente, è anche vero che in questa terra di
Sicilia, forse più che altrove, capita di essere sovrastati da problemi
molto, troppo, più grandi di noi che ci fanno sentire più piccoli e
inadeguati di quanto, forse, non siamo. Ma come direbbe Luigi Pirandello -
uno straordinario interprete, insieme della Sicilia e del Mondo - a Comiso
più di trent’anni fa , come oggi a Niscemi: “Così è, (se vi pare)”.
*tratto da kom-pa.net
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