«Ma quali terroristi, vogliono solo incuterci paura. Zittirci». Di
fronte alla pesante accusa di attentato con finalità terroristiche e di
eversione, mossa dalla procura di Torino nei confronti di dodici
attivisti, il movimento non ci sta a passare per «eversivo». Ieri, è
stato un risveglio turbolento in Val di Susa. Nemmeno smaltito l'eco
della marcia popolare di sabato che, all'alba di ieri, è scattato il
blitz della Digos nei confronti di alcuni attivisti del comitato di
lotta popolare di Bussoleno e militanti del centro sociale torinese
Askatasuna. Indagati con un'imputazione che non ha precedenti per il
movimento contro l'alta-velocità e ricorda gli anni bui della Prima
Repubblica. Si tratta del reato 280 del codice penale, punito da sei a
vent'anni di reclusione, a cui si associa quello per il porto d'armi da
guerra. «Accuse a dir poco folli», reagiscono i No Tav.
Gli episodi, a
cui fa riferimento l'indagine dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo,
si riferiscono alla notte tra il 10 e il 11 luglio. La magistratura
parla di un cambio di strategia diventata paramilitare con lancio di
bombe carta e pietre ad altezza uomo contro le forze dell'ordine. Le
modalità con cui avvenne l'assalto, a volto coperto, al cantiere di
Chiomonte e il tipo di armi utilizzate avrebbero determinato, secondo la
procura, un salto di qualità nelle aggressioni che hanno avuto come
obiettivi i lavoratori del cantiere e gli agenti posti a difesa del sito
di interesse strategico nazionale. Descrivono un clima di terrore. Nel
corso delle perquisizioni sarebbero stati sequestrati bombolette
urticanti, manuali per fabbricare molotov, razzi. E, soprattutto,
computer e telefonini. «Quello il vero obiettivo - ha detto Alberto
Perino, leader storico - perché appartengono a consulenti del legal
team. Volevano mettere le mani sulle carte della difesa. È grave».
Perquisita anche l'osteria «La Credenza», luogo mitico di abbuffate e
riunioni (ospita pure il circolo del Prc). Uno di quei posti dove
vent'anni fa ha cominciato a prendere forma la protesta.
I
magistrati ci tengono a distinguere il movimento dai singoli. Ma di
fronte ad accuse così gravi il movimento dà una risposta politica
insieme agli amministratori locali. Il presidente Sandro Plano ha aperto
le porte della Comunità montana per una conferenza stampa gremitissima.
«Siamo contrari alla violenza da qualsiasi parte provenga, ma far
passare manifestazioni dure per eversive o terroristiche, ce ne vuole. I
ragazzi indagati rischiano la galera, hanno magari sbagliato ma lottano
per un mondo migliore, non per il proprio portafoglio. E tra due che
sbagliano preferisco i primi». Poi ha aggiunto: «Chiediamo un incontro
al presidente Letta per ristabilire un minimo di garanzie democratiche».
Ivan
Della Valle è parlamentare M5s: «Qui non ci sono terroristi, le accuse
sono prive di logica. C'è una forzatura da parte della magistratura e
noi, come gruppo, stiamo valutando se chiedere l'invio di ispettori alla
procura di Torino». Luigi Casel, ex consigliere a Bussoleno, ha
raccontato: «Hanno sequestrato zaini, binocoli, pile, magliette nere,
come se fosse un reato, e addirittura un fazzoletto dell'Anpi. Nessuna
arma da guerra. C'è una sproporzione enorme tra accuse e fatti. Invito i
parlamentari a passare una giornata a casa con me e le mie figlie
(indagate entrambe, ndr)».
I No Tav notano due pesi e due misure da
parte dei media nel trattare le proteste estere, a Istanbul per Gezi
Park, e quella in Valle. Ecco perché Ezio Locatelli, segretario torinese
Prc, esprimendo indignazione per il blitz, ha sostenuto che ci sono i
presupposti per «una commissione europea per valutare l'agibilità
democratica, come quella in Turchia in questi giorni». Nilo Durbiano,
sindaco di Venaus: «Il ministro Lupi ha relazionato in parlamento sul
Tav senza che ci sia un progetto definitivo. Nel mio comune senza di
quello non passerebbe nemmeno un garage. Riapriamo il confronto
politico, le condizioni economiche sono cambiate». Nicoletta Dosio,
storica No Tav, ha concluso: «Vogliono colpire i centri di aggregazione e
i giovani migliori. Due anni fa abbiamo detto siamo tutti black bloc,
non ci costringano a dire siamo tutti terroristi». Questa sera presidio
di solidarietà a Bussoleno.
No Tav accusati di "terrorismo" di Mauro Ravarino
Articolo da Il Manifesto 30 luglio 2013
30 / 7 / 2013