No Tav accusati di "terrorismo" di Mauro Ravarino

Articolo da Il Manifesto 30 luglio 2013

30 / 7 / 2013

«Ma quali terroristi, vogliono solo incuterci paura. Zittirci». Di fronte alla pesante accusa di attentato con finalità terroristiche e di eversione, mossa dalla procura di Torino nei confronti di dodici attivisti, il movimento non ci sta a passare per «eversivo». Ieri, è stato un risveglio turbolento in Val di Susa. Nemmeno smaltito l'eco della marcia popolare di sabato che, all'alba di ieri, è scattato il blitz della Digos nei confronti di alcuni attivisti del comitato di lotta popolare di Bussoleno e militanti del centro sociale torinese Askatasuna. Indagati con un'imputazione che non ha precedenti per il movimento contro l'alta-velocità e ricorda gli anni bui della Prima Repubblica. Si tratta del reato 280 del codice penale, punito da sei a vent'anni di reclusione, a cui si associa quello per il porto d'armi da guerra. «Accuse a dir poco folli», reagiscono i No Tav.
Gli episodi, a cui fa riferimento l'indagine dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, si riferiscono alla notte tra il 10 e il 11 luglio. La magistratura parla di un cambio di strategia diventata paramilitare con lancio di bombe carta e pietre ad altezza uomo contro le forze dell'ordine. Le modalità con cui avvenne l'assalto, a volto coperto, al cantiere di Chiomonte e il tipo di armi utilizzate avrebbero determinato, secondo la procura, un salto di qualità nelle aggressioni che hanno avuto come obiettivi i lavoratori del cantiere e gli agenti posti a difesa del sito di interesse strategico nazionale. Descrivono un clima di terrore. Nel corso delle perquisizioni sarebbero stati sequestrati bombolette urticanti, manuali per fabbricare molotov, razzi. E, soprattutto, computer e telefonini. «Quello il vero obiettivo - ha detto Alberto Perino, leader storico - perché appartengono a consulenti del legal team. Volevano mettere le mani sulle carte della difesa. È grave». Perquisita anche l'osteria «La Credenza», luogo mitico di abbuffate e riunioni (ospita pure il circolo del Prc). Uno di quei posti dove vent'anni fa ha cominciato a prendere forma la protesta.
I magistrati ci tengono a distinguere il movimento dai singoli. Ma di fronte ad accuse così gravi il movimento dà una risposta politica insieme agli amministratori locali. Il presidente Sandro Plano ha aperto le porte della Comunità montana per una conferenza stampa gremitissima. «Siamo contrari alla violenza da qualsiasi parte provenga, ma far passare manifestazioni dure per eversive o terroristiche, ce ne vuole. I ragazzi indagati rischiano la galera, hanno magari sbagliato ma lottano per un mondo migliore, non per il proprio portafoglio. E tra due che sbagliano preferisco i primi». Poi ha aggiunto: «Chiediamo un incontro al presidente Letta per ristabilire un minimo di garanzie democratiche».
Ivan Della Valle è parlamentare M5s: «Qui non ci sono terroristi, le accuse sono prive di logica. C'è una forzatura da parte della magistratura e noi, come gruppo, stiamo valutando se chiedere l'invio di ispettori alla procura di Torino». Luigi Casel, ex consigliere a Bussoleno, ha raccontato: «Hanno sequestrato zaini, binocoli, pile, magliette nere, come se fosse un reato, e addirittura un fazzoletto dell'Anpi. Nessuna arma da guerra. C'è una sproporzione enorme tra accuse e fatti. Invito i parlamentari a passare una giornata a casa con me e le mie figlie (indagate entrambe, ndr)».
I No Tav notano due pesi e due misure da parte dei media nel trattare le proteste estere, a Istanbul per Gezi Park, e quella in Valle. Ecco perché Ezio Locatelli, segretario torinese Prc, esprimendo indignazione per il blitz, ha sostenuto che ci sono i presupposti per «una commissione europea per valutare l'agibilità democratica, come quella in Turchia in questi giorni». Nilo Durbiano, sindaco di Venaus: «Il ministro Lupi ha relazionato in parlamento sul Tav senza che ci sia un progetto definitivo. Nel mio comune senza di quello non passerebbe nemmeno un garage. Riapriamo il confronto politico, le condizioni economiche sono cambiate». Nicoletta Dosio, storica No Tav, ha concluso: «Vogliono colpire i centri di aggregazione e i giovani migliori. Due anni fa abbiamo detto siamo tutti black bloc, non ci costringano a dire siamo tutti terroristi». Questa sera presidio di solidarietà a Bussoleno.