Noi non denunciamo! Territori ed esperienze contro il pacchetto sicurezza, verso il primo marzo

2 / 2 / 2010

Martedì 9 febbraio 2010

Ore 21

TPO, Via Casarini 17/5 Bologna

 Cosa significa essere antirazzisti ai tempi della stigmatizzazione dei migranti?

Che forme assume oggi l'opposizione a leggi e discorsi pubblici che propongono i migranti come delinquenti, gli alunni stranieri come ostacolo all'apprendimento, gli sfruttati di Rosarno come  illegali da espellere, i richiedenti asilo come invasori da respingere in mare?

Per rispondere ci serve dare uno sguardo al territorio, alle esperienze quotidiane di decine di realtà autorganizzate che, con una scelta precisa, pongono la propria azione concreta come ostacolo alla cultura del pregiudizio e dell'esclusione nei confronti di chi parla una lingua diversa dall'italiano.

Sono le scuole che insegnano l'italiano senza chiedere il permesso di soggiorno, gli Sportelli Migranti autogestiti che supportano i migranti nella rivendicazione di diritti negati dalla normativa, sono le cooperative sociali che lavorano con i giovani di origine immigrata, sono le associazioni che si impegnano per la tutela dei diritti e per la pace, sono i medici volontari che curano chi non ha il permesso di soggiorno e si sono opposti alla cancellazione del diritto alla salute per i migranti, sono gli spazi sociali autogestiti, dove si sperimenta una socialità libera ed indipendente, dove si mescolano le provenienze geografiche e i linguaggi espressivi, dove si costruisce il sogno di un mondo giusto, dove convivano tutti i mondi.

Da un lato il rifiuto della cultura della discriminazione quindi, dall'altra la sfida della convivenza, della città meticcia, della società cosiddetta 'interculturale', perché la prospettiva è lunga, il discorso sull'immigrazione riguarda il presente ma va visto pensando al futuro.

Una sfida complessa, non scontata. Partiamo dai giovani, dai figli dei migranti, quelli che media e sociologi chiamano Seconda Generazione di migranti, nonostante loro non siano immigrati. Ragazzi in-between, di mezzo, a cavallo tra le identità, le cittadinanze, le culture, che devono continuamente affermare la loro presenza perché, come i genitori, la legge continua a considerarli di passaggio.

Ai tempi del tetto del 30% nelle scuole, della riforma peggiorativa della legge sulla cittadinanza per i diciottenni stranieri nati in Italia e del reato di clandestinità, è necessario rendersi conto di quanto sia fragile la convivenza se schiacciata tra la retorica dell'integrazione e quella della sicurezza e legalità.

Quando i minori nati da almeno un genitore immigrato sono oltre 800 mila, non esistono scorciatoie possibili. Quello che è certo, però, è che nessuna società meticcia ricca e colorata è possibile se non si parte dall'estensione di tutti i diritti ai migranti ed ai loro figli.

Con questo spirito ci si prepara per l'importante giornata europea del primo marzo, in cui dare vita ad uno sciopero creativo e generalizzato degli stranieri e di tutti coloro che si sentono estranei al razzismo.

Ne discutiamo con:

Massimo Cannarella - Università di Genova, progetto TRESEGY

Matteo Jade - Centro sociale Zapata Genova

Un rappresentante della Rete delle scuole di italiano per migranti di Bologna

Filippo Nuzzi - Centro sociale TPO Bologna

Neva Cocchi – Associazione Ya Basta! Bologna

Claudia Iormetti – Coop. La Rupe

Francesca Piconi – Coop. Csapsa

Alessia Giannoni – Cospe Bologna

Sun Wen Long rete ToghethER/ Associna

Coordina Irene Elena – Radio Kairos

Con la partecipazione di

Rete delle scuole di italiano per migranti di Bologna (Aprimondo Centro Poggeschi, SIM XM24, ass. Ya Basta!, ass. Alfabeti Colorati, Centro Lavoratori Stranieri CGIL, Famiglie Insieme, Scuola By Piedi-Chiesa Evangelica Metodista,), Coop. La Rupe, Coop. CSAPSA, Cospe, ass Sokos, ass Amani, Associazione Mondo Donna Onlus, ass. Gruppo Yoda, Tavola Migrante, Associna, Crossing TV

e le realtà del Comitato Primo Marzo Bologna

 A seguire proiezione del filmato

In Between

Nove sguardi sulla scena europea

un documentario di A. Diaco, E Teodorani, H. Morango, P. Mota Santos

Edito da Carta in collaborazione con "Yo Migro-orgoglio meticcio" e il Laboratorio sociologia visuale Università di Genova.
Produzione: Transnational Research on Second Generation Youth (TRESEGY)
Durata 58 mn.

Genova, Berlino, Barcellona, Madrid, Lisbona, Metz, Porto, Utrecht, Roma. Nove sguardi sulla vita, i progetti e le scelte delle cosidette seconde generazioni di migranti in Europa. Frontiere tangibili come un confine, precise e disegnate sui tratti somatici, oppure più labili e sfuggenti, ma non meno pericolose…

Nove città europee di sei differenti paesi. In ognuna di queste città, alcuni giovani, figli di migranti, raccontano le proprie esperienze, le proprie sensazioni e ricordi, il loro modo di percepirsi e di essere percepiti, la loro quotidianità e le sue sfide. Italia, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna. Nonostante le diversità, tutti i protagonisti del video si raccontano in una situazione che li accomuna: persone che si trovano nel mezzo, portatori di un’identità di confine che li colloca fra il paese da cui provengono i loro parenti e quello dove vivono, seconde e poi terze e poi enne-esime generazioni, sempre ri-conosciuti solo a partire dalla loro provenienza.

Una sfida affrontata con rabbia, gioia e creatività, perché, come dice una protagonista, “mentre i miei genitori hanno dovuto lottare per avere un posto di lavoro qui, noi dobbiamo lottare per vivere qui”.

Il documentario nasce da un progetto di ricerca europeo, finanziato nell’ambito del VI programma-quadro e coordinato dal Dipartimento di Scienze Antropologiche dell’Università di Genova: Tresegy (Towards a social construction of an European youthness).

TPO

Via Casarini 17/5 Bologna

bus 18, 35 navetta A e B

Info: [email protected]

www.tpo.bo.it