Nuovo Pacchetto o Nuovo Pacco?

Le ultime misure in tema di carcere e giustizia

19 / 12 / 2011

Va ora verso la conversione in legge il decreto varato venerdì 16 dicembre dal governo nel tentativo di decongestionare il cronico sovraffollamento del circuito penitenziario, caratterizzato da circa 25.000 presenze in più rispetto alla capienza tollerabile. In realtà le ambizioni della ministra di Giustizia Paola Severino sono piuttosto modeste. Chi deve scontare ancora 18 mesi di reclusione (in precedenza 12) per reati non gravi verrà ammesso al regime di detenzione domiciliare. I soggetti beneficiari sarebbero circa 3.300: si tratta dell'unica misura effettivamente deflattiva. Le altre riguardano l'affidamento in prova per i reati fino a 4 anni, la sospensione dei procedimenti per persone irreperibili, nuove norme per trasformare in illecito amministrativo taluni reati minori, per velocizzare il processo civile, per rivedere le circoscrizioni del giudice di pace, per risparmiare una trentina di milioni l'anno sulle spese per il personale. Ma la vera bomba è la normativa che riguarda il cosiddetto effetto “porta girevole”, ossia quel fenomeno per cui ogni anno più di 21.000 persone entrano in carcere e vi rimangono per due o tre giorni, il tempo che il pubblico ministero ne convalidi l'arresto e ne disponga la scarcerazione. Con il decreto gli stessi soggetti verranno ospitati nelle 706 camere di sicurezza a disposizione delle questure e delle caserme dei carabinieri.

La ministra “tecnica” Severino sembra non avere la più pallida idea di cosa sta maneggiando. Di quale sia lo stato di fatiscenza e di assenza di servizi e di igiene di queste celle. Del loro essere troppo spesso teatro di abusi e di violenze commesse da poliziotti e carabinieri. Della direttiva europea che vuole che il responsabile della sicurezza del detenuto sia diverso da quello che ha effettuato l'arresto. Sembra non sapere che il desiderio più grosso di qualsiasi fermato è quello di essere tradotto al più presto in carcere e sembra ignorare quale grado di esasperazione questo provvedimento indurrà nelle forze dell'ordine, già sul piede di guerra. Non si domanda cosa ne sarà degli arrestati dalle squadre delle municipalizzate. Non sembra avere mai sentito i nomi Cucchi, Aldrovandi, Uva e tanti altri, né avere memoria delle battaglie civili condotte in passato proprio per ridurre al minimo i tempi di convivenza tra arrestati e poliziotti. Ha fatto altri conti: questa norma consentirà il risparmio di circa 375 mila euro al giorno sul mantenimento dei detenuti, con ciò dovendosi ritenere che le 48 ore in stato di fermo saranno caratterizzate anche da digiuno forzato (e d'altra parte nessuna caserma o questura è attrezzata per fornire pasti ai fermati).

E' quindi con tutta evidenza una bufala quella secondo cui con questo provvedimento avremo 21.000 detenuti in meno, mentre il dato certo è quello di costringere ad attraversare il tragitto fermo-convalida-scarcerazione in uno stato di totale mancanza di diritti e di garanzie i soliti noti.

Il problema è infatti sempre lo stesso: la mancanza della volontà politica di intervenire sulle cause effettive del sovraffollamento e della violazione dei diritti dei detenuti. I soliti noti sono tutti quei soggetti che transitano per il carcere in ragione di reati connessi alle norme che governano i flussi migratori e la circolazione delle sostanze stupefacenti. Le leggi Fini-Giovanardi sulle droghe e Cirielli sulla recidiva vanno semplicemente abrogate e va diversificato il sistema sanzionatorio e di obbligatorietà del fermo su questi temi. Vanno incentivate e caratterizzate da maggiore e più semplice accessibilità le norme di accesso alle misure alternative. Va messo a regime il ruolo del garante dei diritti dei detenuti e introdotto il reato di tortura. Va messo in cantiere un concreto provvedimento di amnistia e indulto, quello per il quale la ministra, dichiarandosi non a priori contraria, invoca l'intervento del Parlamento. Contro il quale appare peraltro schierato il Pd, se si presta fede al suo esponente Luciano Violante, mentre Lega e Idv sono già partite per la consueta e inequivoca crociata forcaiola. Il rischio è quello di dover combattere una battaglia di retroguardia paradossale per l'eliminazione di questa irresponsabile normativa concernente il trattenimento nelle camere di sicurezza. Il quadro prospettico essendo quello di un verosimile aumento degli atti di violenza a danno dei fermati e di nessuna inversione di tendenza in ordine all'aumento del sovraffollamento nelle carceri. Il tutto come sempre consumato sulla pelle dei detenuti.