Fonte: Il Manifesto 17.09.09

Operai dell'Esab giù dal tetto l'accordo è fatto

17 / 9 / 2009

Se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, se lo chiedono da ieri gli operai della Esab saldature di Mesero. Ma i bicchieri, si sa, sono contemporaneamente mezzi pieni e mezzi vuoti.Esattamente come per la vicenda degli 85 lavoratori (su 143) messi in mobilità: grazie alla loro lotta, gli operai hanno ottenuto una migliore buonuscita, ma non sono riusciti a spuntarla sulla questione della re-industrializzazione dell'area.

Con l'accordo, la cassa integrazione è passata da 14mila a 24mila euro. Per chi è vicino al pensionamento, per i prossimi tre anni è prevista un'integrazione del 90% dello stipendio base. L'assemblea degli operai ha stabilito di accettare l'accordo. Del resto, puntando all'Expo, l'azienda non avrebbe tollerato vincoli sui futuri investimenti sull'area. Gli otto operai che invece hanno votato contro spingevano per lottare ad oltranza, in stile Innse.

«Considerato l'atteggiamento dell'azienda, l'accordo raggiunto è il massimo che si poteva ottenere - ha commentato Walter Montagnoli, coordinatore nazionale Cub - Continueremo a batterci per l'apertura di un tavolo che coinvolga le istituzioni, con l'obiettivo di reindustrializzare l'area». Mentre a Milano si continua a trattare sull'Innse (risolta la querelle sulla vendita dei macchinari restano da risolvere altri nodi), a Roma è andato male l'incontro sulla situazione di Lares e Metalli Preziosi. Fim, Fiom e Uilm fanno sapere che «non sono state trovate risposte ai problemi dei lavoratori».

Nel frattempo in Lombardia si apre un altro fronte: ieri un centinaio di lavoratori della Agile (ex Eutelia) ha bloccato i binari della stazione di Pregnana Milanese per protestare contro la possibile chiusura della ditta e chiedendo gli stipendi che da due mesi non vengono corrisposti. Maria Sciancati, della Fiom di Milano, ha commentato: «Milano oggi non è Expo, è il luogo che espelle lavoro». Per lo meno stasera gli operai della Esab dormiranno nelle loro case. Ma l'orizzonte non promette nulla di buono.

di Mariangela Maturi