Ospedali Psichiatrici Giudiziari - Rinviata di 1 anno la chiusura

OPG - Dispositivo di contenzione e controllo sociale da contrastare con pratiche di allargamento alla cittadinanza attiva

2 / 4 / 2014

 “Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo essere, per sbarazzarci poi di quella sorta di doppio legame politico, costituito dall’individualizzazione e dalla totalizzazione simultanea delle moderne strutture di potere"

Michel Foucault

La riunione del Consiglio dei Ministri ha rinviato di un anno la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, prevista per il 1 Aprile 2014.

Gli OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere, Napoli e Aversa dovranno aspettare almeno fino al 1 aprile 2015 che le regioni realizzino le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitarie (Rems), previste dal decreto legge del 22 dicembre 2011, n. 211. L’esecuzione della normativa era stata rinviata con il decreto legge 25 marzo 2013, n. 24, che aveva prorogato di un anno la scadenza per la realizzazione delle strutture regionali e l’avvio dei programmi di cura e reinserimento sociale.

Questo rinvio non stupisce ma non può far rimanere indifferenti davanti all'ennesima proroga per la chiusura di questi luoghi che ci parlano ancora una volta di contenzione e internamento, di diritti violati, di vite negate.

Un mondo sommerso, perchè sommerse e soffocate sono le grida d'aiuto che gli internati degli OPG possono esprimere, complice una psichiatria incapace di dichiarare i propri limiti e nel persistere a schierare pratiche di controllo e repressione verso persone portatrici di sofferenza psichica.     E' dunque un vero e proprio "ergastolo bianco" la sorte degli internati degli OPG che, in nome di un sistema giudizario che continua a fondarsi sulla nozione di "pericolosità sociale", sono rinchiusi in una istituzione manicomiale che ha determinato un pericoloso legame fra dispositivo psichiatrico e giuridico.
Se in questi anni, grazie alle forti mobilitazioni,  si è potuto denunciare l'orrore di posti come CPT e CIE, garantendo visibilità e diritto di parola ai migranti che vi erano e vi sono ancora rinchiusi, chi darà voce alla sofferenza silenziosa delle persone rinchiuse all'interno degli OPG?

Il Coordinamento "Stop OPG" (www.stopopg.it) - nato il 19 aprile 2011 in seguito al Forum Salute Mentale di Aversa che si è tenuto a gennaio dello stesso anno, con un appello firmato da oltre 40 associazioni - ha varato un testo  di tre punti per l’ effettivo superamento degli OPG e il rafforzamento dei servizi di salute mentale.

Dal 12 al 25 novembre scorso Marco Cavallo (il cavallo azzurro di cartapesta che quarant’anni fa sfondò il muro di cinta del manicomio di Trieste, diventando da quel giorno simbolo di libertà e di speranza) è entrato in 10 regioni nei sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari .

Tredici giorni di viaggio per un totale di quasi 3.500 km: per chiedere la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), dire no ai “mini OPG”/manicomi regionali e chiedere l'apertura di Centri di Salute Mentale h24.

Nonostante il grande impegno di molti si continua a morire di pratiche di contenzione legate all'esistenza di luoghi come gli OPG, ma anche nei nostri reparti di psichiatria.

Ultimo, fra tutti, il caso di Giuseppe Casu sedato e legato ad un letto d'ospedale dopo un TSO e morto dopo 6 giorni senza che i medici del reparto avessero mai eseguito esami clinici o colloqui verbali.

E' necessario oggi riportare il dibattito - non solo fra gli addetti ai lavori - su un piano legislativo ma anche culturale perchè si possa porre fine al binomio malattia mentale/pericolosità sociale che ha causato la sopravvivenza di questi lager.
Chiedere la chiusura degli OPG e l'apertura di CSM h24 (e non di mini -opg che cambiano nome ma non le modalità tipiche delle strutture penitenziarie). Una battaglia che deve essere vista all'interno di un disegno generale più ampio, legata a doppio filo con l'idea che vuole le persone rinchiuse negli OPG, nei CPT, nella carceri italiane, non siano cittadini ma semplicemente corpi da rinchiudere, da contenere, da sedare.
Corpi senza diritto ad autodeterminarsi, senza diritti, senza dignità.

Diventa dunque necessario prendersi carico di questo tema, legandolo alle numerose battaglie per i diritti e dignità delle persone siano essi migranti, carcerati o persone con sofferenza psichica.

Non è più possibile delegare il problema dell' esistenza degli OPG e della sorte dei suoi internati solo alle persone che già ogni giorno con le loro pratiche lavorano nella direzione della liberazione di queste persone.

Deve essere una battaglia che, nonostante tutta la sua specificità e complessità, va allargata anche a livello sociale e generale perchè si possa creare una rete di esperienze condivise e la messa in pratica di meccanismi virtuosi di liberazione.

Federica Pennelli
Collaboratrice di Globalproject e Sherwood.it
Comitato veneto "Stop Opg", Cooperatva "Con-tatto"