Orientarsi nella crisi ecologica. I dibattiti del Venice Climate Camp

14 / 8 / 2019

Il Venice Climate Camp, oltre alle tante iniziative previste, sarà anche un luogo in cui attivisti e attiviste da tutta Europa avranno modo di confrontarsi e condividere le proprie lotte per la giustizia climatica. Non mancheranno occasioni più formali di confronto: plenarie, presentazioni e dibattiti animeranno il campeggio.

Per molte persone, il cambiamento climatico resta ancora un oggetto proprio delle scienze, un problema che solo altri possono risolvere. L’ondata di movimenti green degli ultimi anni sta pazientemente decostruendo quest’immaginario, ponendo al centro della lotta contro la crisi ecologica il concetto di climate justice. L’esigenza dettata dalla constatazione delle ricadute in termini sociali del surriscaldamento globale ha favorito lo sviluppo di numerosissime riflessioni che con le scienze ambientali poco hanno a che spartire, sebbene partano sempre dai dati rilevati.

Durante il Venice Climate Camp la poliedricità di questo concetto, di questo claim, verrà resa attraverso tre momenti assembleari cui presiederanno alcuni ospiti d’eccezione, il cui ruolo sarà di fornire strumenti preliminari alla discussione partecipata di tutti e tutte.

A questi tre focus lab, si aggiungono la presentazione della campagna Giudizio Universale e un dibattito curato dalla rete SET (Sud Europa di fronte alla Turistificazione). Occasioni di scambio e di crescita, utili a riempire la “cassetta degli attrezzi” per chiunque parteciperà.

Tutti gli incontri verranno registrati e i contenuti verranno pubblicati su globalproject.info, dove ci saranno anche interviste e articoli di approfondimentoinoltre ogni giorno ci saranno uno o più focus di approfondimento in diretta radiofonica su Radio Sherwood, in cui si darà spazio ai tanti protagonisti dell’evento.

Di seguito l’elenco dei 5 momenti di discussione.

- Mercoledì 4 settembre, ore 16:30: “Crisi climatica, grandi opere, estrattivismo”

Keynote speaker: 

Alexander Dunlap: studioso di ecologia politica e ricercatore presso l’Università di Oslo (UiO - Center for Development and Environment); Emanuele Leonardi: studioso di ecologia politica e ricercatore presso l’Universidade de Coimbra.

L’estrattivismo, che per assonanza potrebbe rimandare all’estrazione di risorse naturali dal sottosuolo, è in realtà un fenomeno ben più pervasivo. Implica la sistematica appropriazione delle ricchezze di un territorio con il conseguente trasferimento della sovranità su quelle aree a quanti abbiano contribuito a depredarle. Le grandi opere sono espressione diretta di un modello di sviluppo improntato proprio a questa continua estrazione di profitto dalla natura, condotta con sprezzante indifferenza nei confronti dell’ecosistema-terra.

Cementificazione, trivellazioni, deforestazioni sono solo una faccia della medaglia: sul lato opposto figurano frane, uragani, terremoti, innalzamento dei mari. L’esasperazione dei fenomeni atmosferici è diretta conseguenza anche dell’alterazione della morfologia dei territori.

Il primo focus lab mira da un lato ad indagare i rapporti tra grandi opere e climate change in una dimensione non più solo italiana e dall’altro a interrogarsi sulle nuove forme di estrattivismo che il modello di sviluppo capitalista concepisce e attua in tutto il mondo.

- Giovedì 5 settembre, ore 16:30: “Crisi climatica ed ecotransfemminismi”

Keynote speaker:

Moira Millàn: (Argentina) portavoce Mapuche, attivista di Ni Una Menos e dell'Encuentro de Mujeres; Julie Coumau: (Francia) ricercatrice e attivista antispecista; Assemblea Transterritoriale Terra Corpi Territori Spazi Urbani di Non Una Di Meno.

La crisi climatica non colpisce in egual maniera i diversi territori e segmenti della popolazione. A subire con maggiore intensità le conseguenze del surriscaldamento globale sono soprattutto le popolazioni del Sud Globale, ma anche l’occidente non reagisce uniformemente ai mutamenti. La riflessione sul legame tra crisi ecologica ed ecotransfemminismi risponde anzitutto alla constatazione delle ripercussioni del cambiamento climatico sulla vita delle donne di tutto il mondo e, in particolare, dei paesi in via di sviluppo. Non solo: la decisa virata verso una prospettiva anti-capitalista di tutti i movimenti ecologisti e femministi ha reso possibile intrecciare i due percorsi, riconoscendo nella devastazione ambientale e nel patriarcato un’origine condivisa. Ancora una volta, si parla del modello di sviluppo capitalista, che estrae dalla cosiddetta “natura a buon mercato” continue fonti di profitto in termini di risorse e lavoro di riproduzione.

Venerdì 6 settembre, ore 10:30: “Crisi climatica, neocolonialismo, migrazioni forzate”

Keynote speaker:

Marco Armiero: (Italia) direttore dell'Environmental Humanities Lab del Royal Institute of Technology a Stoccolma); Nnimmo Bassey: (Nigeria) Attivista climatico, autore e direttore della Health of Mother Earth Foundation.

Uno degli scenari che la crisi climatica impone di considerare è una rinnovata battaglia per il controllo delle risorse. Lo scioglimento dei ghiacci artici ha già attirato i capitali cinesi, molti colossi energetici hanno già espropriato interi territori nel Sud Globale per costruire parchi eolici e solari. Lo spettro di un vero e proprio “Leviatano del clima”, una nuova forma di sovranità globale, con un'oligarchia energetica neoliberista a guida della nuova governance, potrebbe profilarsi all’orizzonte come una prospettiva geopolitica finalizzata alla tutela dello status quo dell’élite capitalista. All’interno di questo paradigma, la deregolamentazione della novella “corsa all’oro” assume – e già ha assunto – i tratti dell’appropriazione della sovranità territoriale a scapito di popolazioni indigene nei Paesi in via di sviluppo: sono queste le nuove forme di colonialismo che la crisi climatica sta producendo e produrrà con intensità sempre maggiore. 

A tutto ciò si aggiunge la constatazione di come i Paesi del Sud Globale, il cui lento sviluppo ha di fatto “impedito” di avere un ruolo centrale nell’emissione di sostanze clima-alteranti, siano in realtà quelli che già da tempo subiscono i peggiori effetti del cambiamento climatico. Intere isole del Pacifico stanno scomparendo e vaste regioni dell’Africa sono completamente desertificate, mentre il Sud America vede la scomparsa delle riserve alimentari tradizionali esportate in Occidente dalle multinazionali e l’espropriazione dei terreni a favore di monocolture intensive. Sono oltre 140 milioni i migranti climatici stimati entro il 2050: luoghi un tempo abitati e abitabili si trasformano giorno dopo giorni in ambienti ostili alla vita umana, costringendo intere popolazioni ad abbandonarli per sempre.

Domenica 8 settembre, ore 11:00: Presentazione della campagna Giudizio Universale

La campagna Giudizio Universale, condotta da associazioni, movimenti, comitati, cittadini e cittadine, rappresenta un tentativo di costringere le istituzioni italiane ad agire con più determinazione nella lotta al cambiamento climatico. In particolare, obiettivo della campagna è la citazione in giudizio dello Stato italiano per intentare una causa che lo vincoli “a fare di più e meglio”.

Domenica 8 settembre, ore 15:00: “Turismo e impatto ambientale”

A cura della rete SET con Margalida Ramis, GOB - Palma (Grup Balear d'Ornitologia i Defensa de la Naturalesa).

La rete delle città del Sud Europa di fronte alla Turistificazione (SET) interverrà a Venezia, la città che “vanta” il più alto rapporto residenti-turisti in Italia, per discutere dell’impatto ecologico del turismo di massa. La città lagunare, tristemente famosa per il passaggio delle navi da crociera di fronte a Piazza San Marco, subisce in realtà le conseguenze di numerose altre scelte che hanno sacrificato la tutela ambientale a favore di una turistificazione incontrollata: dai progetti di espansione dell’aeroporto Marco Polo all’infrastruttura viaria di tutta la regione Veneto, finalizzata al rapido raggiungimento del capoluogo. 

La presenza di massicci flussi turistici non hanno quindi ripercussioni solo sull’aspetto socio-economico dei territori, ma anche più in generale sull’ecosistema.