Padova - 3.10. Ad un anno dalla strage di Lampedusa con i rifugiati di Casa Don Gallo

Venerdì 3 ottobre 2014, ore 18, Casa dei Diritti don Gallo, via Tommaseo 90

2 / 10 / 2014

E’ passato ormai un anno dalla strage di Lampedusa. Il prossimo 3 ottobre rischia però di essere solamente una giornata di commemorazione, come se a ricordarci l’orrore del confine non fossero bastati l’11 ottobre dello stesso anno, il 19 febbraio, il 12 maggio, il 30 giugno, il 19 luglio, il 2 e il 28 agosto 2014, le tragedie delle scorse settimane: i tanti 3 ottobre che ancora, nonostante tutto, si sono ripetuti.

Troppo spesso commemorare i morti significa anche abbandonare i vivi.
Anche nella nostra città possiamo ritrovare i superstiti dei tanti 3 ottobre della storia.
Ed anche qui sembrano non avere piena cittadinanza, in particolare oggi quando ordinanze, divieti, minacce di sgombero sono diventati “modalità di governo” .

L’esperienza di Casa dei Diritti Don Gallo è diventato oggetto nelle scorse settimane di un pesante attacco fatto di falsità e mistificazioni.
Per questo vorremmo che il prossimo 3 ottobre sia un’occasione a Padova per ripartire insieme.
Perché sappiamo che non esiste solo la Padova delle ordinanze e delle paure.
C’è un’altra Padova. Quella che ai pittoreschi divieti risponde con l’ironica disobbedienza, quella che non smette di stare al fianco degli “ultimi”, quella che non cancella la sua storia laica ed antirazzista, quella che si oppone alle ingiustizie. Quella che dalle piazze alle università, dai quartieri alle scuole, attraversando intere generazioni, può diventare un nuovo inizio per questa città.

A questa Padova vogliamo rivolgerci.
Perché il prossimo 3 ottobre sia un momento di condivisione e confronto comune, una giornata trascorsa al fianco dei rifugiati di Casa Don Gallo, per immaginare insieme un nuovo progetto di solidarietà ed accoglienza dal basso, per ascoltare la voce dei rifugiati, per discutere con gli abitanti del quartiere e ricercare soluzioni.

Perché ricordare il 3 ottobre, a Padova, significa anche costruire insieme ai suoi superstiti il futuro di questa città, in cui tutti abbiano cittadinanza.