“e se voi lo avete osservato
fino ad assolvere chi ci ha sparato
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
voi non potete fermare il vento
gli fate solo perdere tempo. ” Faber
Un
ragazzo alla fermata del tram e otto celerini in una camionetta. Lo
vedono, lo riconoscono, si fermano, escono e danno sfogo alle pulsioni
represse di uno dei reparti peggiori della Polizia Italiana: la celere
di Padova. Malmenato e sequestrato per sette ore nelle celle di
sicurezza della Questura, privato dell'assistenza legale, medica e della
possibilità di contatto telefonico con amici e familiari. Un pomeriggio
che ha lasciato a Zeno Rocca, attivista del Centro Sociale Occupato
Pedro, una costola rotta, minacce ed insulti ed i segni delle percosse
su tutto il corpo. E' quanto successo a Padova lunedì 10 marzo Un
episodio che vogliamo certo venga chiarito da vere indagini ma, che
richiama l'immediata necessità di aprire un dibattito cittadino su
alcune questioni cruciali.
Perché ciò che è accaduto a Zeno, e le
parole dei nostri “piccoli” politici locali Saia e Pavanetto, insieme
all'inquietante impunità di cui godono da sempre le forze dell'ordine,
ci riportano ad un nodo mai risolto di questo paese che ci accompagna
fin dai giorni di Genova e l'omicidio di Carlo Giuliani.
Le presenze oscure di Fini ed Ascierto nelle sale operative della caserma di San Giuliano, le torture di Bolzaneto, la carneficina della Scuola Diaz, i numerosi pestaggi denunciati nei CIE e nelle carceri, gli assassinii di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, risuonano sempre meno come eccezioni. Sono la cronaca di un decennio abbondante di abusi e impunità, la prassi applicata di un discorso, quello delle politiche securitarie, da cui i politici di ogni colore faticano ad uscire. Il costante rifiuto di imporre numeri identificativi sulle divise e le resistenze all'introduzione di un vero reato di tortura non fanno che confermarlo.
Quello che è accaduto lunedì in Riviera Tito Livio candida per l'ennesima volta Padova a diventare un laboratorio dove sperimentare gli effetti concreti dei discorsi di una politica, che ha sostituito ormai i sogni con le paure.
E' qui che l'aria avvelenata dalla retorica sulla sicurezza e dalla legalità senza giustizia, si trasforma in un abuso cronico del potere, in rappresaglie contro i lavoratori licenziati, in un uso arbitrario della legge contro i migranti, nel continuo attacco agli spazi sociali ed ora anche nelle “missioni punitive” di squadracce in divisa.
Le
ordinanze ed i muri di Zanonato sono storia recente. Ma sono i discorsi
di Ivo Rossi, l'ombroso passato di Maurizio Saia, le continue
provocazioni razziste di Massimo Bitonci a rendere inquietante il futuro
possibile della nostra città.
Per noi la sicurezza è un'altra cosa!
La
sicurezza che cerchiamo è quella dei diritti e della dignità per tutte e
tutti ed è fatta di battaglie al fianco dei rifugiati, di lotte per il
diritto all'abitare e per l'autodeterminazione, del continuo contrasto
all'ingiustizia sociale.
La
nostra sicurezza è tornare nelle strade e nelle piazze che qualcuno
volontariamente ha desertificato, per riempirle nuovamente di corpi ed
intelligenze. Una ricchezza che la politica di questa città non è in
grado neppure lontanamente di rappresentare.
Facciamo appello a
tutte le realtà di movimento, alle associazioni ed ai liberi cittadini,
per dar vita ad una grande assemblea MARTEDI' 18 MARZO alle ore 21.00, presso il Centro Sociale Occupato Pedro.
Per costruire insieme la nostra primavera!
Per costruire insieme il nostro futuro!
Per non dimenticare!
CSO PEDRO
Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo messaggio di denuncia di quanto accaduto e di sostegno a Zeno Rocca e al Cso Pedro, inviando una mail a [email protected].
Esprimiamo
la nostra solidarietà al Cso Pedro e a Zeno Rocca, per i gravi e preoccupanti fatti avvenuti lo
scorso lunedì 10 marzo.
Un'occasione in più per ribadire la
necessità di inserire nel nostro ordinamento un vero reato di tortura
e l'introduzione dei codici identificativi sugli agenti, che mettano fine all'impunità di chi cronicamente abusa del suo potere.
Questa
città ha bisogno di cambiare aria, di abbandonare il discorso
securitario che domina la sua politica, di imparare che chi lotta contro
le ingiustizie sociali non può essere in ogni occasione criminalizzato e
perseguito. Padova ha bisogno di sognare.
Io ci sono!