Padova - C'è chi specula sulla pelle dei migranti

Si scatena l'allarmismo ad opera del sindaco Bitonci circa l'arrivo di nuovi profughi in città

20 / 1 / 2015

Leggiamo in questi giorni sui media locali l'ennesima polemica che il sindaco leghista padovano Bitonci tenta di scatenare, strumentalizzando l'arrivo di nuovi profughi nella provincia.

In città siamo purtroppo abituati ad attacchi di questo tipo da parte del primo cittadino, che alimenta le paure che in questa stagione pervadono gli animi della popolazione. Bitonci continua la sua campagna post-elettorale aizzando una vera e propria guerra tra poveri, forte della xenofobia che grazie alla disinformazione da lui promossa è riuscito ad inculcare in parte della cittadinanza. In maniera becera utilizza la paura del terrorismo, speculando sui tragici fatti parigini di Chiarlie Hebdo, per diffondere ancor di più la sua visione in materia d’immigrazione.

La Lega insiste con una politica chiusa, xenofoba e razzista, fuori dal tempo; come se fosse accecata da un'ideologia di purezza, e da un’idea di territorio e di cittadinanza schifosamente campanilista. Allo stesso modo di quell’islamismo assurdo e raccapricciante che tanto accusa. Come uno specchio, riflette le contraddizioni e le sfide del tempo presente amplificando e distorcendo la parte peggiore della complessità sociale di questa città.

Anche il prefetto Impresa non si è certo sprecato, paventando l'impossibilità di accogliere in Provincia altri rifugiati per mancanza di spazi e strutture. Lo stesso prefetto che pochi mesi fa dichiarava la necessità di requisire immobili sfitti e abbandonati per far fronte all'emergenza abitativa che da anni ci troviamo ad affrontare. Tutto ciò tende a rilevare la netta differenza di trattamento che chi è "colpevole" di essere straniero riceve nel nostro Paese.

Ma davvero le possibilità di accogliere altri rifugiati, in Italia, è arrivata al limite? Davvero siamo stati abbandonati dal resto d'Europa nella gestione di questi flussi? In Europa i Paesi che hanno il maggior numero di rifugiati sono la Germania (589.737; 0,72% sulla popolazione residente), la Francia (217.865; 0,33%), il Regno Unito (149.765; 0,23%), la Svezia (92.872; 0,97%) e l’Olanda (74.598; 0,44%). L’Italia con oltre 65.000 rifugiati, 0,11% sulla popolazione residente, si colloca al sesto posto. I numeri quindi sono ben più ridotti rispetto alla restituzione mediatico-istituzionale del nostro Belpaese, e sono ancora più striminziti se si guarda agli investimenti politici veri: nel quinquennio 2007-2013 sono stati spesi 2 miliardi di euro per "difendere" le frontiere, mentre solo 700 milioni sono stati investiti per l'accoglienza e la gestione dei flussi migratori.

L'esplosione del caso "mafia capitale", legato proprio alle speculazioni fatte sulla pelle dei migranti, ci fa capire come sono realmente utilizzati quei pochi spiccioli che dovrebbero essere destinati al miglioramento delle condizioni di vita e all'inserimento dei profughi: le scuole di italiano, le borse lavoro, le politiche di integrazione e l'inserimento nel tessuto sociale come sono attuabili se l'unico obbiettivo è quello di sottrarre ed intascarsi i fondi destinati a tutto ciò?

E' pazzesco sentire un rappresentante delle istituzioni blaterare di eventuali terroristi all’interno dei flussi di migranti provenienti dal nord dell’Africa, quando è palese e sotto gli occhi di tutti che non si tratta di una vera emergenza, ma del tentativo di rendere strutturale e costante una situazione di miseria che riguarda milioni di persone in fuga dalle guerre; degli uomini e delle donne che si ritrovano bloccati sui confini prima mediterranei e poi europei. Sono dati reali quelli che contano centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini nei campi d'accoglienza sul confine turco- libico o su quelli siriani; più di ventimila morti nelle acque del Mediterraneo; decine di migliaia di persone nei circuiti di mobilità europea senza possibilità minime di sopravvivenza.

Allora, se il problema non è emergenziale, è per forza di cose politico, sociale e di scelta strategica. Finché investiremo più sulla protezione dei confini che sull'accoglienza, finché i flussi migratori saranno gestiti come emergenza e non come elemento strutturale e costante della società, non sarà possibile agire una politica dell'accoglienza degna. Cavalcare il disagio sociale che i richiedenti asilo vivono, additandoli come criminali, portatori di degrado e pericolosi è fin troppo facile. L'abbandono sociale che questi si trovano ad affrontare è il vero scandalo, con scuole di italiano troppo spesso fallimentari e nessuna prospettiva di inserimento lavorativo e sociale. Una città, un territorio, un paese soffocato dalla dicotomia integrazione-esclusione, governato da partiti fermi, statici e razzisti, fomentato da odio ed individualismo di personaggi vuoti e cupi come il perfido tiranno Bitonci, è un paese bloccato, che non cresce, che non tenta minimamente di guardare positivamente all'influenza altrui, alla contaminazione culturale, allo scambio di idee ed esperienze.

Di fronte a tutto ciò c'è bisogno di insistere sempre di più e sempre più forti con parole di inclusione, con pratiche di accoglienza, di solidarietà e di complicità, con il mutuo soccorso tra uomini e donne in difficoltà, con la riappropriazione di spazi, di case, di reddito e di vita degna, contro ogni tipo di razzismo.

Restiamo umani.