Padova - Comunicato dottorandi indisponibili

Contro la criminalizzazione del dissenso

30 / 5 / 2011

"[…] per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti.|"

Come dottorandi di Padova che durante il corso delle mobilitazioni contro la riforma Gelmini hanno sostenuto e partecipato alle iniziative insieme a studenti, ricercatori e precari, riteniamo estremamente grave e pericolosa l’operazione giuridico-politica immediatamente tradotta in misure cautelari ai danni di 6 studenti dell’università di Padova, di cui 5 fuori sede.

Esprimiamo la massima solidarietà ai sei studenti sottoposti a misure cautelari preventive. E' proprio il carattere preventivo e la portata dell'ordinanza, che prevede l'obbligo di dimora nel comune di residenza, il divieto di uscire di casa da mezzanotte alle sette del mattino, nonché l'obbligo di firma 3 volte la settimana, che non possiamo accettare: i fatti contestati riguardano manifestazioni di pubblico dissenso alle quali anche noi come migliaia di altri studenti, dottorandi, ricercatori e precari abbiamo partecipato. Rifiutiamo in pieno il tentativo di frazionare il dissenso, di criminalizzare i singoli e creare fantomatiche divisioni in "buoni" e "cattivi" quando in migliaia eravamo in piazza e in migliaia abbiamo condiviso sia i contenuti che le modalità delle passate mobilitazioni.

 Il teorema dietrologico sul quale si basano queste misure cautelari si inserisce pienamente nel clima politico claustrofobico di questa città, infestato da fantasmi del passato, ed ha l'unico obiettivo di criminalizzare e neutralizzare chi si è reso protagonista del grande movimento che ha fatto vivere questo paese nei mesi scorsi, un movimento che ha contestato le politiche di austerity e di smantellamento del welfare, dell'Università e dei beni comuni di questo Paese. Si tratta di un'operazione giudiziaria che a Padova ha mandato letteralmente al confino sei studenti, mentre in altre città (da Firenze a Roma, da Brescia a Genova) ha limitato in diverse maniere la libertà di movimento e l'agibilità politica di altri studenti e precari. Siamo tutti colpevoli di aver messo in pratica le forme di lotta delle mobilitazioni di questo autunno: indisponibilità alla didattica, lezioni in piazza, striscioni sui tetti, ma anche occupazioni dell’università, cortei spontanei, blocchi stradali e ferroviari, e persino quell’esplosione di rabbia di una generazione precaria del 14 dicembre a Roma.

Nei limiti di quello che le nostre vite precarie da dottorandi ci permettono di fare, noi abbiamo, con le nostre specificità, sempre appoggiato e sostenuto le iniziative padovane contro le politiche dell’Ateneo prima preventive e poi d’attuazione della riforma: dall’occupazione della stazione ferroviaria, ai cortei “selvaggi” in città, dalle occupazioni delle universitá alle iniziative contro la Commissione Statuto. Chiediamo pertanto che che queste misure punitive, lesive della libertà personale e contrarie al diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione, vengano subito ritirate, e invitiamo tutti a partecipare al presidio sotto il Tribunale di Padova, MARTEDI' 31 MAGGIO alle ORE 9, in occasione del primo interrogatorio a carico di uno degli studenti sottoposti alle misure cautelari.

Contro la criminalizzazione del dissenso

Dottorandi Indisponibili

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Petizione - Ancora un teorema contro le lotte sociali