Padova - Conclusa la vertenza Artoni con un risultato positivo

Dopo 70 giorni di presidio,cariche e blocchi tutti i lavoratori della cooperativa licenziati trovano una soluzione: lavoro o reddito.

8 / 3 / 2014

A distanza di oltre due mesi dall'inizio del presidio davanti ai cancelli del magazzino Artoni di Padova, nella giornata di giovedì 6 marzo, dopo cinque ore di trattative, si è arrivati in Prefettura  alla firma di un verbale di incontro, approvato il giorno seguente dai lavoratori del presidio, con il quale si è raggiunta una intesa che accoglie in larga parte le richieste avanzate da ADL Cobas e dai lavoratori del presidio.

Prima di illustrare i punti salienti dell'accordo, è importante riassumere la vicenda che ha inizio il 23 dicembre dello scorso anno.

In data 23 dicembre, Artoni,  informava i lavoratori della cooperativa Emmegierre che, a far data dal 1° gennaio  potevano ritenersi liberi da ogni impegno, ed esplicitava l'intenzione di procedere con assunzioni di altri lavoratori, con un progetto  di internalizzazione del  lavoro di facchinaggio.

A fronte di questa situazione, veniva immediatamente deciso di istituire un presidio davanti ai cancelli di Artoni per far capire che quella decisione  veniva respinta con grande determinazione e che si apriva una dura lotta per difendere il proprio posto di lavoro, dopo tanti anni di sfruttamento con le molte cooperative succedutesi nel corso degli ultimi anni.

Pertanto, nel progetto iniziale di Artoni l'intenzione era quella di sostituire interamente tutti i 41  lavoratori della cooperativa, assumendo personale da agenzie interinali e senza riconoscere neppure una qualche forma di risarcimento economico ai  lavoratori rimasti senza lavoro.

 

Cosa ha prodotto la lotta di questi due mesi?

  1. 1. 18  lavoratori della cooperativa diventeranno, entro sei mesi dipendenti di Artoni. Di questi 18,  11 sono assunti già stati assunti con contratto a full time e 3 a part time, mentre  altri 4 verranno assunti entro maggio e diventeranno tutti dipendenti di Artoni con contratti a tempo indeterminato;
  2. 2. Otto lavoratori verranno assunti con contratti a  tempo indeterminato, senza periodo di prova dal consorzio Sicurint, di cui uno con contratto a part time, con sede di lavoro tra Padova e Vicenza; Per tutti questi lavoratori, qualora venissero meno i posti di lavoro per ragioni non dovute a giusta causa entro dodici mesi dalla data di assunzione, verrà riconosciuta una somma corrispondente alla media degli incentivi erogati agli altri lavoratori non ricollocati;
  3. 3. A fronte di 26 lavoratori ricollocati, tra quelli reimpiegati come dipendenti di Artoni e quelli reimpiegati dal Consorzio, rimanevano non ricollocati 15 lavoratori, per i quali, a fronte di una volontà iniziale di Artoni di riconoscere cifre da elemosina, (2000 €) vengono messi a disposizione da Artoni 140.000 €, da sudduvidere sulla base di criteri di anzianità e carichi familiari;
  4. 4. Artoni rinuncerà ad ogni azione penale nei confronti dei manifestanti per il blocco dei cancelli.

 

L'assemblea del presidio ha espresso una valutazione positiva sull'esito di questa vertenza, in quanto, solo la lotta è riuscita a far naufragare il piano iniziale di Artoni consistente nel tentativo di tenere aperto il magazzino con personale preso dalle agenzie e senza alcuna garanzia per nessuno e senza voler riconoscere nessuna forma di risarcimento economico, scaricando tutto sulla cooperativa. Questo progetto è saltato interamente e Artoni è stata costretta ad assumere circa la metà del personale della cooperativa come personale dipendente con contratti a tempo indeterminato e senza periodi di prova.

In secondo luogo, il Consorzio Sicurint, a fronte di una iniziale generica disponibilità ad assumere una decina di lavoratori, dei quali la metà avrebbero dovuto andare a lavorare a 100 Km di distanza, con contratti a part time, è stato costretto a mettere a disposizione 6 posti di lavoro veri, a full time, con contratti a tempo indeterminato e con sede di lavoro tra Padova e Vicenza e con l'impegno a corrispondere una somma corrispondente all'incentivo medio in caso di cessazione del rapporto di lavoro entro dodici mesi.  Rimanevano 15 lavoratori non ricollocati, molti dei quali  non volevano più rientrare in Artoni optando per l'ottenimento  di un  risarcimento economico, per effettuare altre scelte lavorative.

 

Come ADL Cobas ci associamo al giudizio nettamente positivo sull'esito di questa dura e difficile lotta , portata avanti nei fatti da una trentina di lavoratori e  che ha potuto raggiungere questi risultati solo grazie alla grande determinazione nel mantenere il presidio giorno e notte ed in condizioni climatiche pessime.
E' stato possibile raggiungere questi risultati grazie anche alla grande solidarietà che il presidio ha raccolto, in primo luogo tra i lavoratori della logistica di Padova, ma anche di Bologna e di Cesena che hanno solidarizzato con azioni di lotta.
Vanno ringraziati anche i lavoratori dell'Agenzia delle Entrate, del Comune di Padova, delle cooperative di pulizie che sono stati più volte presenti al presidio e  che hanno contribuito ad alimentare la cassa di resistenza. 
Tutti i camionisti che hanno subito disagi, ma che hanno solidarizzato con i loro compagni e spesso hanno portato al presidio bancali da bruciare per scaldarsi e cibo.

Si è trattato di una battaglia particolarmente dura e difficile perchè ha visto uno schieramento avverso molto ampio: in primo luogo un padrone, Artoni, di quelli che pensano che i lavoratori siano merci usa e getta, arrogante, che pensa che la vicinanza con il potere  consenta di poter fare qualsiasi schifezza, purchè consentita dalla normativa vigente. Una normativa veramente indegna, contro la quale ci stiamo battendo da tempo, che consente l'uso di forza lavoro attraverso il sistema mafioso delle cooperative che non dà alcuna garanzia al lavoratore in caso di cambio di appalto o di disdetta da parte del committente. Prefettura e Provincia di Padova che hanno assecondato fin dall'inizio l'ignobile operazione di Artoni, sostenuta dalla Confindustria e dalla FILT Cgil di Padova, i quali, con le posizioni assunte, hanno dato legittimità all'intervento della Polizia per far uscire la merce dal magazzino, con un intervento violento che ha fatto finire in ospedale due lavoratori, colpevoli di avere difeso il loro posto di lavoro.

Contro tutto questo il presidio ha resistito e alla fine ha imposto una soluzione più che dignitosa alla luce di quello che era il piano originario di Artoni. Adesso, ovviamente, dovremo vigilare affinchè l'accordo siglato in Prefettura venga applicato interamente. Ma possiamo dire che ancora una volta la lotta ha pagato e ci dà ulteriore forza nel continuare a voler ampliare un movimento di lotta che deve riuscire a cancellare definitivamente forme di sfruttamento inaccettabili e normative ignobili riguardanti la figura del socio lavoratore, che sono state oggetto di grandi lotte in tutto il settore della logistica a livello nazionale e che non hanno ancora raggiunto tutti gli obiettivi fissati dalla piattaforma nazionale elaborata assieme al Si Cobas e  alla Conf. Cobas. 

La lotta continua.