Padova - Giovani precari occupano casa

30 / 11 / 2016

Oggi abbiamo occupato un appartamento in via delle Melette 3, una casa ATER in vendita, chiusa da troppo tempo, e da troppo tempo lasciata all'abbandono. La occupiamo per denunciare l'enorme quantità di alloggi sfitti presenti a Padova, ma anche perché tra affitti assurdi, lavori sottopagati e tasse universitarie per i giovani di questa città mantenersi fuori casa è diventata una sfida quotidiana.

Dei giovani se ne parla ovunque: i giovani che non mettono su famiglia presto, i giovani choosy, i giovani bamboccioni che preferiscono starsene appresso a mamma e papà. Ogni volta che se ne parla viene fatta in un modo o nell'altro una violenza, perché non si assume mai il loro punto di vista e non si fanno parlare i diretti interessati. L'unica maniera di prendere parola collettivamente che hanno i giovani è attraverso la denuncia, il gridare ad alta voce qual è la loro condizione di vita. A partire da questo, allora, vogliamo prendere parola e raccontarvi cosa vuol dire essere giovani in Italia, nel 2016.

Significa condurre un'esistenza precaria, che se hai un lavoro a 6 euro l'ora in nero vuol dire che tre quarti del tuo stipendio se ne vanno in affitto, il resto ti serve per sfamarti. Cercare di diventare indipendenti, uscire dal nucleo famigliare, “farsi una vita” è un orizzonte che si allontana sempre di più per buona parte dei giovani tra i 20 e i 35 anni.

Abbiamo visto negli ultimi anni di crisi economica come le leggi e le riforme messe in campo dal governo Renzi siano orientate ad una sempre maggiore precarietà nel mondo del lavoro, soprattutto per chi vi si affaccia per la prima volta. La Buona Scuola e la dismissione dell'università sono delle palestre per entrare nel giungla della precarietà consacrata dal Jobs Act.

Lavori saltuari, sottopagati, spesso preceduti da lunghi periodi di stage non retribuito (praticamente manodopera gratuita per il datore di lavoro), che non garantiscono l'assunzione ma servono per "fare esperienza e curriculum", pagamenti in vaucher e nessun tipo di tutela per il lavoratore.

Tasse universitarie sempre più alte a fronte di un'università che detta tempi di vita velocissimi, spesso stretti ancora di più dalla necessità di lavorare per mantenersi, senza garantire una piena qualità della didattica e della ricerca, con corsi che chiudono e assenza di strutture.

In questo panorama si inserisce la necessità di una casa, di un tetto sopra la testa, di un luogo in cui tornare la sera dopo aver passato la giornata a tentare di crearsi un futuro degno. E' necessario avere una casa accessibile per eliminare alcune delle difficoltà che ormai sono un luogo comune nella nostra vita.

Occupare per noi significa questo, riappropriarsi in modo diretto di reddito e diritti. Ma riqualificare una casa che da anni è lasciata in stato di abbandono, significa anche inserirsi nel quartiere per creare reti di solidarietà, comunità attive e attente sul territorio.

Oggi occupiamo una casa di proprietà dell'ATER messa in vendita con l'intento di raggiungere il pareggio di bilancio. Una casa costruita con soldi pubblici e non assegnata al solo scopo di incentivare la speculazione edilizia sul nostro territorio. Uno di quei diritti negati che una comunità dovrebbe invece garantire a tutti se si vuol chiamare giusta. In pratica, la sostituzione dell'utile collettivo, come un tetto sopra la testa di ogni persona, con l'interesse privato volto a far cresce i prezzi degli immobili.

Sono oltre 4.000 gli alloggi ATER in vendita sul solo territorio di Padova, mentre le graduatorie di assegnazione rimangono bloccate.

Allo stato attuale ci troviamo di fronte ad un quadro legislativo che impedisce sostanzialmente di accedere al diritto alla casa, ed alla possibilità di usufruire dei servizi di acqua, luce, gas in caso di occupazione a causa dell'articolo 5. E' una vera guerra contro i poveri: prima non si garantisce un diritto di uguaglianza come quello alla casa, per battere cassa a livello di finanza pubblica, poi si criminalizza chi occupa per far fronte ai suoi bisogni.

Siamo quelli che lo scorso venerdì mattina hanno resistito allo sgombero di via Trieste 8, sgombero avvenuto in nome della rendita immobiliare e della speculazione finanziaria.

Siamo giovani italiani, siamo giovani immigrati, ma da dove veniamo non conta, ciò che conta è dove vogliamo arrivare. Insieme diciamo basta alle case vuote e allo spreco di risorse pubbliche. E lo facciamo in modo diretto, occupando e avviando l'auto-recupero di una casa chiusa da anni. Per quanto ci riguarda, così come per decine migliaia di giovani e meno giovani nella nostra città, non esiste un programma politico per Padova che non metta al centro la questione della casa. Di fronte all'assenza di un diritto, il dovere dei cittadini è quello di crearlo e di fare in modo che venga rispettato.

CSO PEDRO - GLI OCCUPANTI DI VIA DELLE MELETTE

Occupazione Via delle Melette