Padova - Per 1 marzo di diritti e dignità!

Appuntamento regionale per chiedere chiarezza e trasparenza rispetto al lavoro della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione intrnazionale e l'apertura di canali umanitari sicuri

26 / 2 / 2016

A quasi un anno dalla grande manifestazione di Padova Accoglie che ha permesso di liberare moltissime forze che hanno contribuito a creare consistenti e qualificati percorsi di accoglienza in città e provincia, è giunto il momento di ripartire tenendo conto dei molti momenti che hanno segnato l’evoluzione del nostro lavoro in questi ultimi mesi.

Dopo Padova Accoglie, alcuni momenti salienti sono stati la marcia delle donne e degli uomini scalzi dell’11 settembre al Lido di Venezia ed il convegno organizzato in collaborazione con l’Università di Padova a novembre che ha aperto la strada ad uno studio approfondito di prefigurazione dei percorsi di integrazione attraverso un nuovo modello di sviluppo; e sicuramente va ricordato l’impegno straordinario a livello internazionale delle centinaia di volontari in soccorso alle popolazioni migranti partiti anche dai nostri territori con la staffetta #OverTheFortress.

Sono solo alcune delle tappe che ci hanno portato ad oggi, ma ancora vediamo milioni di persone premere ai bordi di un’Europa sempre più Fortezza, che non sa accogliere anzi oppone solamente porte chiuse e nuove barriere. Oltre il filo spinato ed i reticolati che segnano nuovamente ogni confine di Stato, ai migranti che giungono nelle nostre città resta ancora un limite da oltrepassare: quello del responso davanti alle commissioni territoriali che devono decidere sulla concessione del permesso di soggiorno dopo il complicato e lungo iter di richiesta di d’asilo.

Sembra incredibile che l'ultima prova da superare per chi sfugge da guerra e fame, dopo aver attraversato il deserto ed il mediterraneo, e rischiato la propria vita in un viaggio estenuante e pericoloso, dopo mesi e spesso anni in schiavitù e torture in Libia, sia un colloquio con qualche funzionario che ha la facoltà di decidere arbitrariamente sul loro destino.

A Padova è attiva una delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, con competenze su tutto il Nord Est. La commissione è stata istituita, con decreto del Ministero dell’Interno il 10 novembre 2014 ed è attiva dai primi mesi del 2015; è composta formalmente da 4 membri il cui operato è completamente oscuro: gli unici dati noti risalgono allo scorso 15 settembre: delle 634 domande esaminate, ben 454 ( il 71 %) sono state rigettate.

Da settembre nulla più è dato sapere! Ogni richiesta di informazioni cade nel vuoto: la composizione della commissione è variabile, lo si deduce dalle firme in calce ai verbali delle audizioni; solo il presidente è rimasto lo stesso. Non è noto il numero delle domande presentate, di quelle esaminate né gli esiti complessivi degli ultimi sei mesi.

Per la totale mancanza di trasparenza e per i numeri considerevoli dei dinieghi la Commissione di Padova viene additata come un’anomalia nazionale, ma tutto il sistema di valutazione delle richieste di protezione internazionale altro non è che un meccanismo burocratico strutturato perlopiù per scoraggiare l’arrivo di nuovi profughi e limitare l’ottenimento del permesso di rimanere in Italia: quali sono i criteri con cui i commissari territoriali vengono selezionati e poi formati dalla Commissione Nazionale? Hanno competenze rispetto alle condizioni geopolitiche dei Paesi di provenienza? Sono in grado di valutare dal punto di vista medico-psicologico lo stato di salute di una persona già segnata dalle atrocità della guerra e dei viaggi e infine ospitata per mesi in strutture spesso inadeguate? Perché tutte le domande presentate da alcuni gruppi etnici vengono respinte, come accade a maliani e ghanesi? Il diritto d’asilo dovrebbe essere un diritto soggettivo da valutare in base alla storia personale, e non al gruppo etnico di appartenenza!

Vi sono centri di accoglienza in cui, se si esclude gli affetti da patologie particolari, c’è stato quasi il 100% di dinieghi per i provenienti dal sub-Sahara. Dunque l’asilo politico o la protezione umanitaria riguardano solo gli ammalati?

Infine, non possiamo dimenticare che anche a coloro ai quali viene accordata una forma di protezione, questa è solamente formale: non esistono programmi specifici di inclusione sociale, di sostegno e crescita della persona una volta accolta dal punto di vista burocratico. Solo in alcuni centri l’assistenza data dai programmi SPRAR viene estesa al periodo successivo al colloquio: ma questa dovrebbe essere la prassi!Da anni ormai la giornata del 1° marzo è dedicata alla battaglia per i diritti dei migranti, crediamo che in particolare Padova debba ritornare in piazza perché la Commissione territoriale rappresenta il peggio a livello nazionale, è urgente chiedere chiarezza e trasparenza rispetto al lavoro di questa Commissione;

- bisogna ribadire con forza la necessità immediata dell'apertura di canali umanitari;

- vogliamo chiedere, come nel 2011, un indirizzo ministeriale che impedisca la divisione dei migranti a partire dalle ragioni del loro viaggio, siano esse per guerra, mutazioni climatiche che rendono invivibili larghi territori o per fame;

- vogliamo preparare il terreno per il superamento delle Commissioni territoriali e della Bossi-Fini in presenza di forme di impiego a cui potere avviare i richiedenti protezione;

- vogliamo chiedere una sanatoria che tolga immediatamente dalla clandestinità le migliaia di migranti a cui è già stato negato il permesso di soggiorno.

Per questo invitiamo tutte e tutti al presidio che si terrà nella giornata dedicata ai diritti dei migranti, MARTEDÌ 1 MARZO, di fronte alla Prefettura di Padova in piazza Antenore alle 18.30.

Padova accoglie

#openEUborders #SafePassage #RefugeesWelcome #canaliumanitari