Padova - Per un'Università libera e antifascista.

Un commento del collettivo universitario S.p.a.m. dopo l'annullamento dell'incontro "Foiba Rossa", previsto in una residenza universitaria

24 / 3 / 2018

Da qualche mese sembra che si sia ricominciato a parlare di antifascismo anche al di fuori delle dinamiche di movimento e militanza. Tra le chiacchiere informali di giovani al bar, nelle piazze, davanti a uno spritz si sentono risuonare queste famigerate parole: «il razzismo, la violenza di piazza, i fasci, i centri sociali». Anche sui giornali e attraverso i mezzi di comunicazione mainstream aleggia questo linguaggio che risulta spesso ambiguo. Si richiamano gli anni Settanta, i brigatisti, il fascismo, l’ideologia.  

«Ma dove sono questi fascisti?» chiede un ragazzo in università, durante uno dei pranzi a offerta libera organizzati dal Collettivo S.p.a.m. di Padova. Non è un interrogativo così banale in fondo, considerando l’inconsistenza delle forme mediatiche più diffuse. Non è da dare per scontato che le forme linguistiche anche più radicate siano ricche di significato, definendo un’entità precisa più che un vago richiamo a concetti pescati dall’immaginario collettivo. 

Sembra ipocrita quanto un’apparente inconsistenza linguistica si materializzi in pratiche tanto concrete. Chi è un “fascista” per l’italiano medio? Quali sono i limiti della tanto invocata libertà di espressione millantata in chiave sempre più giustificatoria per i vari fascismi? 

Non sono poche le attività considerate inaccettabili che indignano dai singoli cittadini ai movimenti, dalle associazioni alle realtà militanti. Come Collettivo S.p.a.m. ci interroghiamo e reagiamo con spirito critico, in particolare a ciò che avviene all’interno delle mura universitarie. Anche all’interno di questa secolare istituzione, troviamo dinamiche che consideriamo fasciste. I fascisti ci sono anche in Università.

Per giovedì 22 Marzo era previsto un incontro chiamato “Foiba rossa”, organizzato da Ferrogallico, casa editrice specializzata in revisionismo storico e mitologie neofasciste. I relatori invitati per l’occasione erano l’autore del fumetto Emanuele Merlino, con simpatie neo-fasciste mai nascoste, il fondatore di Ferrogallico Federico Goglio, anche musicista nazirock con lo pseudonimo di “Skoll” e già condannato per apologia di fascismo, e Fausto Biloslavo, giornalista, ma anche ex-militante del Fronte della Gioventù che ha combattuto in Libano con i falangisti. 

Scopo dell’evento era raccontare la storia di Norma Cossetto, giovane donna uccisa da forze partigiane durante la resistenza Jugoslava.

L’iniziativa è stata ritenuta inaccettabile da parte di numerose realtà attive sul territorio. In qualità di collettivi universitari ci siamo mobilitati per impedire l’effettivo avvenimento dell’incontro. Come Collettivo S.p.a.m., insieme ad altre componenti universitarie -attivamente antifasciste- di Padova e singoli studenti e studentesse, abbiamo ritenuto inammissibile l’approvazione di tale evento per svariati motivi. 

Come riportiamo nel comunicato firmato dalle varie realtà politiche e da svariati professori universitari: «appare chiara la volontà di strumentalizzare la tematica della violenza sulle donne e orientare politicamente l’incontro. La figura di Norma viene utilizzata come arma retorica e appare come un soggetto sradicato dal contesto storico, rendendo i dettagli scandalistici del suo stupro il vero obiettivo della narrazione: segno di una cultura dello stupro intrinseca nella nostra società. Infatti dietro ad una patina di presunta storicità, l’incontro ha un chiaro significato politico di revisionismo neo-fascista con un’opinabile struttura verticale e una discutibile assenza di controparte tra i relatori. Inoltre l’utilizzo di aule destinate alla componente studentesca per iniziative di questo stampo ci porta ancora una volta a interrogarci sulla figura dello studente universitario concepito come attore passivo, incapace di sviluppare spirito critico, a cui vengono continuamente negati spazi di confronto orizzontale e di aggregazione».

Oltretutto la sede dell’incontro appariva tutt’altro che casuale: la richiesta all’Esu è stata palesemente un espediente per svincolarsi dall’ordinanza del Comune di qualche settimana fa, di vietare spazi a forze di stampo fascista, e per aggirare la decisione del Rettore Rosario Rizzuto di non concedere spazi a questa casa editrice di chiara matrice fascista.

Queste rivendicazioni sono state riportate ai diretti interessati, in particolare martedì 20 Marzo, durante un presidio autoconvocato sotto la sede dell’Esu. Una trentina di studenti e studentesse hanno cercato un confronto con Stefano Ferrarese, direttore dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario. Rivendicazione dalla non indifferente risonanza mediatica, che non è mancata di fuorvianti strumentalizzazioni. Addirittura un confronto in un luogo pubblico tra Ferrarese e un gruppo di ragazzi a volto scoperto è stato narrato dai media come un ritorno agli anni di piombo.  L’assessore regionale Elena Donazzan, che avrebbe dovuto intervenire all’incontro in veste istituzionale, ha provato a cavalcare la fake news delle presunte minacce di morte fatte ai danni di Ferrarese, organizzando anche una conferenza stampa ad hoc. Fake news definitivamente smascherata da un video che ha ripreso interamente il momento della discussione tra studenti e direttore dell’Esu. Si tratta, dunque, dell’ennesima modalità fascista di vittimizzarsi per negare la realtà dei fatti.

A seguito di questo mobilitarsi di giovani, l’incontro “Foiba rossa” all’Esu è stato annullato. Studenti e studentesse, che nella quotidianità dei loro collettivi si sono schierati univocamente contro chi semina xenofobia e sessismo, hanno impedito che all'interno di residenze universitarie venissero diffusi ideali e pratiche che annullano ogni forma di dibattito culturale e confronto costruttivo. Giovani che quotidianamente rifiutano la sempre maggiore agibilità concessa a forze neofasciste e alla loro sempre crescente legittimazione da parte della politica istituzionale. Giovani che decidono di non minimizzare modalità e personaggi di un chiaro orientamento politico che diffonde visioni del mondo razziste e sessiste. Non lasciare spazio a chi vuole soffocare le pluralità espressive, sacralizzare l’identità etnica sempre associata da un lato ai privilegi del “bianco”, dall'altro all'assenza di diritti del “non bianco”. 

Forse oggi il “fascismo” non implica più necessariamente testa rasata, camice nere e fascio littorio. Così è necessario riconoscere anche questo evolversi di pratiche simboliche. Accettare ancora la diffusione di discorsi xenofobi all’interno e all’esterno di partiti come Casa Pound e Forza Nuova, non può che incrementare ulteriormente la loro diffusione e l’ampliarsi di ciò che materialmente viene normalizzato, in un Paese dove l’apologia del fascismo è - tra l'altro - anticostituzionale. Dove la violenza squadrista e la paura del diverso stanno diventando all'ordine del giorno.

C’è chi però non resta indifferente. Chi scende in piazza e manifesta il proprio dissenso. In questo senso riconduciamo la nostra vittoria all'interno di una dinamica cittadina ben più ampia, che si inserisce in un orizzonte nazionale che vede il dialogare e il fermentare di movimenti, realtà sociali e singolarità. A Padova, in particolare, da mesi la città sta assistendo all'affermarsi della pratica delle passeggiate antifasciste, ogni mercoledì sera per le vie del centro. Una forma di antifascismo contemporanea, che parla diritti al di là di qualsiasi discriminazione. 

Partendo da questo percorso, fatto di concretezza e relazioni intersezionali, vogliamo, come studenti e studentesse, contribuire nella costruzione dal basso il 25 aprile, trasformando la “Festa della Liberazione” in una giornata, aperta e plurale, di libertà da ogni fascismo, razzismo, sessismo e disuguaglianza. Invitiamo tutti a partecipare all’assemblea cittadina del 4 Aprile, alle 19.00 (per info e aggiornamenti) . Per costruire un’alleanza tra tutte le soggettività antifasciste confrontiamoci insieme, attiviamoci, riapriamo una discussione collettiva in città e non solo.

COLLETTIVO S.P.A.M.