Un nuovo eccezionale esempio di accoglienza: dopo il nulla, l’inerzia di un anno e mezzo da parte di enti gestori, prefetture, questure, amministrazione, dopo milioni di euro stanziati e persi tra le pieghe del "Sistema Protezione Civile" a Padova si scrive una nuova pagina buia nelle tante ombre della cosiddetta "emergenza nordafrica".
Ieri pomeriggio, con l’inganno, 5 ragazzi ghanesi, titolari del permesso umanitario sono stati convocati in Questura per il ritiro del tanto atteso titolo di viaggio. Ad attenderli però non c’era il tanto atteso documento ma invece le manette messe ai loro polsi in seguito all’ormai famosa "rivolta" dello scorso 7 gennaio.
L’accusa? Sequestro di persona. I 5 infatti sarebbero stati individuati dalla Digos attraverso le telecamere interne della struttura di accoglienza ed i racconti degli operatori, come colpevoli di aver chiuso all’interno di una stanza il personale della Casa a Colori.
La voce degli altri
Ma non ci stanno, chi ha condiviso con i 5 l’attesa e la
frustrazione di questo anno e mezzo di promesse negate e futuro incerto
non ha dubbi: "ciò che abbiamo fatto lo abbiamo fatto tutti insieme, i
nostri 5 fratelli devono essere liberati subito, oppure arrestateci
tutti!!"
Questa mattina infatti sotto la sede di Palazzo Moroni i rifugiati,
insieme agli attivisti dell’Associazione Razzismo Stop, hanno dato vita
ad una conferenza stampa per chiarire la situazione e chiedere
l’immediata liberazione di David, Paul, Mohamed, Seth e Francis.
Il fallimento dell’accoglienza
Milioni di euro nelle tasche delle cooperative che hanno gestito
l’accoglienza e nessun futuro per i beneficiari cui dovevano essere
destinate queste risorse. Arresti, operatori "sequestrati", rivolte:
questo è il fallimento dell’accoglienza.
C’è poco da aggiungere, la situazione è sotto gli occhi di tutti.
Per accogliere i rifugiati ci vogliono competenza e professionalità. E
se tutti, proprio tutti gli ospiti di una struttura non si sono sentiti
accompagnati in un percorso di autonomia ed indipendenza, non è il caso
che forse qwuelcuno si faccia delle domande?
Oppure chi si improvvisa nell’accoglienza fai da te pensa di
risolvere i conflitti (e la sua colpevole inadeguatezza) con il carcere
per chi protesta? E’ un concetto molto strano di mediazione e di
operatore sociale questo.
Eppure tutti lo sanno, tutti lo dicono, gli operatori stessi lo ammettono: l’Emergenza Nordafrica è stata gestita male, il sistema messo in piedi è stato fallimentare. Domanda: perché allora continuare? Perché non denunciare la situazione? Perché far parte di questo perverso circuito del malaffare? La risposta forse sta in quel miliardo e trecento milioni di euro messo a disposizione dal Governo.
Un appello
L’accusa è gravissima, la situazione molto tesa. Non è forse il caso
che i cosiddetti "sequestrati" si facciano avanti per raccontare cosa è
successo veramente?
La mobilitazione continua
I rifugiati non hanno intenzione di mollare. La scorsa settimana
hanno presentato insieme all’Associazione Razzismo Stop, che con gli
avvocati Marina Infantolino e Giovanna Berti lavorerà anche per la
difesa dei 5 arrestati, una richiesta di accesso agli atti per prendere
visione delle rendicontazioni relative al 2011 e 2012 sui soldi
stanziati.
Il 28 febbraio, data in cui finirà la proroga dell’accoglienza
concessa dal Governo, è molto vicino. Non tutti hanno ancora i
documenti, le somme promesse per le "buone uscite" ancora non si vedono e
non c’è traccia di percorsi di inserimento, inserimento abitativo,
borse lavoro.
Martedì alle ore 17, sotto la Prefettura, i rifugiati
saranno ancora in strada per chiedere diritti e dignità, perché vengnao
liberati i loro fratelli e noi saremo con loro.
Nicola Grigion