Pandemia, precariato e concorso scuola

6 / 5 / 2020

Riceviamo e pubblichiamo l'appello dei Ricercatori Determinati Pisa rispetto alle ultime dichiarazioni da parte del Ministero dell'Istruzione.

Abbiamo appreso con sconcerto e indignazione i contenuti dell’ultimo decreto e le recenti dichiarazioni della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: l’iscrizione in terza fascia, che consente di effettuare supplenze nelle scuole secondarie, prevista per quest’estate, è stata annullata in piena emergenza sanitaria legata al Coronavirus.

Noi comprendiamo come la pandemia abbia colto alla sprovvista una classe politica assolutamente impreparata. Ma resta la rabbia perché per tanti di noi la possibilità di effettuare supplenze non rappresenta esclusivamente una possibilità di carriera, ma una indispensabile fonte di reddito in una dimensione lavorativa (e di vita) già estremamente precaria e frammentata – spesso senza le minime tutele, senza nessuna prospettiva certa di futuro e senza condizioni contrattuali dignitose.

Resta lo sconcerto per la motivazione dietro l'annullamento dell’aggiornamento di graduatorie: dato che la presentazione delle domande avviene ancora in modalità cartacea, la situazione attuale non può permettere che migliaia di persone si rechino fisicamente nelle scuole per consegnare una manciata di documenti.

Se possibile, queste nuove misure ci rendono ancora più precari e impotenti. Non poter aggiornare il proprio punteggio in graduatoria vuol dire avere significativamente meno possibilità di essere chiamati (ricordiamo che il Dottorato di ricerca vale 12 punti). Risulterebbe inoltre impossibile, allo stato attuale, trasferirsi nella graduatoria in un’altra provincia. In più, saranno esclusi i laureati tra il 2018 e il 2020, che dovranno quindi ricorrere a strumenti aleatori e assolutamente non democratici come le MAD (messa a disposizione). Lo strumento delle MAD, se inteso come unica forma di copertura delle cattedre scoperte, rischia, a inizio del nuovo anno scolastico, di creare enorme confusione. Il meccanismo incide, inevitabilmente, sulla formazione dei ragazzi.

La stessa Azzolina (con un post su Facebook) ha tentato di aprire uno spiraglio riguardo alla possibilità di riapertura: “Serve una norma parlamentare che ci autorizzi a velocizzare la provincializzazione delle graduatorie”. Evidentemente, alla Ministra e all’intera classe dirigente deve essere giunta la notizia che il corpo docente nelle scuole medie e superiori è sotto organico; la situazione è destinata ad aggravarsi a causa della mole di pensionamenti degli insegnanti di ruolo richiesti negli ultimi anni.

Nemmeno i concorsi per la stabilizzazione appena programmati riuscirebbero a colmare la terribile carenza di docenti a inizio anno – carenza che aggrava il fenomeno delle “classi pollaio”, denunciato dalla stessa Ministra. Ora come ora ridurre il numero degli studenti per classe è invece cruciale per rispettare la necessità del distanziamento fisico.

Nel frattempo (27 Aprile), vengono pubblicati in Gazzetta Ufficiale i bandi per il concorso straordinario, il concorso ordinario e esce anche la calendarizzazione delle prove di ammissione per il TFA sostegno. La Ministra Azzolina ha dichiarato di voler mettere a cattedra 24.000 docenti per il prossimo anno scolastico, cioè di riuscire a fissare le prove concorsuali tra l’estate e l’autunno. Tutto ciò merita alcune riflessioni.

In primis, ci sentiamo di dire che attualmente la struttura dei bandi è nebulosa: i bandi non chiariscono il calendario delle 4 prove, perché - citiamo dal decreto - tengono conto “del periodo di sospensione delle prove concorsuale, come determinate dalla normativa vigente”. Attualmente, la distribuzione delle prove è relativa, non assoluta. Tra una prova e l’altra – compresa l’eventuale preselettiva per l’ordinario – dovrebbe teoricamente trascorrere un periodo di 20 giorni; in questo modo lo svolgimento del concorso si dilaterebbe su tre/quattro mesi. Le recenti dichiarazioni della Ministra sulla tempistica del concorso straordinario sorprendono quindi non poco, visto che, contemporaneamente, si decide di non riaprire le scuole fino a settembre – ricordiamo che la maturità non prevederà prove scritte per evitare assembramenti.

La situazione è grave e inaccettabile. Intendiamoci, un concorso che stabilizzi i precari e immetta nel sistema scuole persone che da anni in quel sistema lavorano, o persone che hanno il talento, la voglia, la predisposizione di insegnare è necessario. Anzi, da tempo le parti sociali, i movimenti, i gruppi autorganizzati di precari della scuola chiedono con urgenza l’uscita dei bandi, più volte annunciati, ma ogni volta rinviati.

In questo momento però navighiamo a vista sulla prospettiva futura, non abbiamo contezza su come gestire piccoli o grandi assembramenti. È realistico promettere la cattedra a settembre per i 24.000 precari dello straordinario, mentre si rimandano nuovi inserimenti e gli aggiornamenti delle terze fasce?

Al meglio, i concorsi verranno fatti (come, quando e dove restano ancora domande senza risposta). Al peggio - ed è il peggio per la scuola - il prossimo anno scolastico verrà retto dalle Messe a Disposizione. Questo aggraverebbe la situazione del/ella precario/a sia in termini di punteggio accumulato che di stabilità lavorativa: la cattedra occupata dal precario, infatti, potrebbe essere assegnata da un momento all’altro al docente vincitore del concorso, oppure lasciata al precario esclusivamente sulla base di rinnovi mensili o settimanali del contratto.

È però fondamentale sottolineare che verrebbe meno anche un aspetto importante della didattica, ovvero la continuità della classe, ancora più necessaria se si considera l’andamento dell’anno scolastico che sta giungendo a termine.

Questo è il quadro che si profila, un quadro che risponde perfettamente alla prospettiva adottata negli ultimi 20 anni: il disinvestimento sull’istruzione. Al di là delle vacue dichiarazioni della Ministra, la quale si impegna a finanziare la scuola nonostante la denatalità, non si stanno disponendo misure concrete che pongano le basi per un rinnovato finanziamento del settore scuola, di cui è carente a partire dal reclutamento, passando per l’edilizia scolastica e le attrezzature, fino alla digitalizzazione delle pratiche. In un momento in cui la diffusione della pandemia ha fatto riscoprire la centralità dei servizi essenziali legati al welfare (sanità, scuola, ricerca, ecc.), desta sconcerto la totale mancanza di volontà dell’attuale Governo di implementare un settore così vitale come la scuola. Lo scenario va nella drammatica direzione del totale disinvestimento sul settore pubblico, quello che, in questo momento, avrebbe invece bisogno di grossi investimenti nei settori strategici (sanità, istruzione, ricerca, edilizia, sociale). Non bastano i 600 euro di indennità, non bastano le promesse, non bastano gli slogan. Ci sono migliaia di giovani e non giovani che oggi sono sull’orlo dell’abisso, persone che hanno creduto nella scuola pubblica e che oggi non sanno da che parte sbattere la testa.

Come Ricercatori Determinati e precari ci sentiamo di dover prendere una posizione precisa nel dibattito. Chiediamo prima di tutto l’apertura di un tavolo di confronto su come affrontare adeguatamente nel settore scolastico la crisi causata dalla pandemia. Rivendichiamo però con forza, prima di tutto, l’eliminazione del comma 4, dell’articolo 2 del decreto legge 8 aprile 2020, numero 22 nella sua conversione in legge nel contesto del dibattito parlamentare, e quindi la riapertura della terza fascia. Chiediamo alle forze politiche e sindacali democratiche di esprimersi in merito e di appoggiare la nostra rivendicazione. Mettiamo a disposizione di tutti la nostra riflessione: vorremmo confrontarci con docenti precari, studenti, lavoratori del settore scuola, mettere a sistema l’analisi e fare rete, per costruire un progetto di scuola e università nettamente diverso da quello che abbiamo vissuto fino ad ora.