Parigi - Clima di repressione per ogni movimento climatico

Arresti domiciliari per otto attivisti che stavano pubblicizzando uno dei ritrovi per le manifestazioni contro il COP21

27 / 11 / 2015

Parigi - Esporre uno striscione è costato gli arresti domiciliari ad almeno otto attivisti che stavano pubblicizzando uno dei ritrovi per le manifestazioni contro il COP21. Lo apprendiamo dalle reti di contatti che attraversano l'Europa. Dei media mainstream solo il Guardian riporta la notizia: sono i primi effetti delle rigorosa applicazione dello stato d'emergenza, adottato tre settimane fa e che resterà in vigore fino al 26 febbraio.
Abbiamo già scritto come - dopo la pietà umana per i morti - la prima vittima del fuoco jihaidista siano le libertà civili e di espressione. Ebbene, l'atteggiamento mostrato oggi da parte delle autorità francesi conferma la volontà di svuotare ogni spazio pubblico dalle espressioni dei cittadini.
Negli ultimi due giorni le misure d'eccezione hanno colpito altri attivisti delle "Zone à defendre" ed anche un membro della ufficialissima "Coalition Climat 21", il raggruppamento formale di sindacati ed associazioni -130 in tutto- che stava organizzando la marcia di domenica a Parigi, annullata in seguito ai divieti. Gli otto arrestati di oggi stavano pubblicizzando uno degli eventi clandestini che comunque si terranno domenica 29, in occasione della giornata di mobilitazione globale contro il climate change.

Riportiamo, sempre tratte dal Guardian, le dichiarazioni a caldo di Naomi Klein, che accusa le autorità francesi di aver commesso "un gigantesco abuso di potere, che rischia di trasformare un summit in una farsa. I summit sul clima non sono occasioni per foto ricordo allo scopo di aumentare la popolarità dei politici, dato lo stato di crisi climatica sono per loro natura altamente contestati. Questa è democrazia, almeno come può essere. Il Governo Francese, sotto la copertura delle leggi anti-terrorismo, sembra provare ad evitare questo, e sciaguratamente proibisce manifestazioni pacifiche usando i poteri speciali per mettere in detenzione preventiva gli attivisti di riferimento"

E’ notizia di poche ore fa che la Francia ha informato il Consiglio d'Europa della sua decisione di derogare alla Convenzione europea dei diritti umani a seguito dell'adozione dello stato di emergenza. E’ evidente che il modo d’agire della polizia è diretta conseguenza della sospensione a tempo indeterminato dello Stato di diritto.
Le perquisizioni già effettuate in tutto il territorio francese a partire dal 14 novembre sono più di 1300 e con il mandato di "ricercare persone, armi o oggetti suscettibili di essere legati ad attività di carattere terroristico", la polizia si muove senza rilasciare alcuna dichiarazione, se non il conteggio delle operazioni condotte. A poco è servita la circolare emanata dal Ministro degli Interni Cazeneuve per richiamare il pieno rispetto del diritto nello svolgimento delle operazioni speciali: la Gendarmerie sta rivoltando l'intera Francia, dalla Capitale alle fattorie biologiche, domandando esplicitamente: "il G8, i summit europei, le manifestazioni per l'ambiente non vi dicono nulla?".
Evidentemente, l'uso che le autorità stanno facendo dello Stato d'Emergenza eccede di gran lunga la lotta al terrorismo.