Parigi - Siamo tutti figli di Gaza

Nonostante il divieto della Prefettura, circa diecimila persone hanno presidiato Place de la République per manifestare solidarietà alla popolazione di Gaza.

28 / 7 / 2014

Come lo scorso sabato il ricorso al Consiglio di Stato è stato respinto, notificato direttamente in piazza agli organizzatori. I motivi che hanno giustificato il divieto, secondo la prefettura, sono le violenze e i disordini delle precedenti manifestazioni di domenica 13 e sabato 19 nella capitale, e di domenica 20 in Val d'Oise.

Venerdì, il primo ministro Valls ha visitato la Moschea di Evry per far passare un messaggio "ai musulmani di Francia" allo scopo di ammortizzare le forti critiche per l'appoggio incondizionato del governo francese allo Stato d'Israele. Fuori dalla moschea alcuni collettivi solidali con la Palestina e con Hamas l'hanno accolto con slogan contro il governo Hollande "terrorista", ricordandogli che oggi vieta le manifestazioni  ma nel 2008 aveva piantato un olivo in un parco per la Pace in Palestina. 

Sabato 26 in piazza c'era un'atmosfera molto diversa da quella di mercoledi scorso, 23 luglio, durante la manifestazione autorizzata e organizzata da sindacati e partiti. Appuntamento a cui avevano partecipato circa 20000 persone, famiglie ma soprattutto moltissimi giovani 'tifosi' della resistenza palestinese insieme agli aderenti ad associazioni, ONG, seguaci della causa tibetana o di altre cause umanitarie. Anche molte persone mai scese in piazza per la Palestina oltre ai vecchi militanti dell'opposizione storica alla colonizzazione dei Territori palestinesi, compreso un gruppo di ebrei ultra-ortodossi con bandiere palestinesi e cartelli anti-sionisti, acclamati dagli altri manifestanti.  

Ancora prima delle 15, ora prevista per la manifestazione che avrebbe dovuto raggiungere Place de la Nation, la polizia ha chiesto ai presenti di disperdersi, davanti al loro rifiuto è stato concesso un presidio fino alle 17e30. Fin da subito, tuttavia, gli organizzatori hanno avuto problemi nel far arrivare i materiali per caratterizzare il presidio e il camion con l’impianto sonoro a causa delle forze dell’ordine, che hanno bloccato qualsiasi mezzo richiamasse un collettivo legato alla questione palestinese. Già da due ore prima dell’appuntamento, le forze dell’ordine hanno iniziato a presidiare tutti gli accessi delle stazioni e l’interno dei metrò vicini a République (addirittura tutte le fermate della linea 5 e 8 erano controllate da Bastille). 

La composizione del presidio era molto eterogenea: un altro scandalo dovuto al divieto di manifestare, la determinazione dei manifestanti che si sono opposti alla polizia e hanno dato vita ad un corteo selvaggio fino alle zone centrali lo scorso sabato, hanno sicuramente fatto sentire come propria non solo la causa palestinese, ma anche la questione del diritto a manifestare. Al di là dei due partiti che hanno sempre sostenuto queste manifestazioni (NPA e Front de Gauche), i collettivi e le organizzazioni più di movimento, anche tantissimi singoli non arabi hanno sfidato il divieto Place de la République, in un numero ancor più consistente della scorsa volta; ovviamente, presenti anche moltissimi giovani arabi delle zone periferiche, donne musulmane con velo integrale e non, che hanno arricchito il presidio con un protagonismo notevole dagli interventi al microfono alla gestione dell’assemblea. E, come le altre volte che ci sono stati appuntamenti di mobilitazione, non sono mancate le contraddizioni interne al presidio: oltre alla presenza più o meno evidente degli jihadisti, alcuni insulti di stampo razzista agli ebrei, ci sono stati momenti in cui una parte dei manifestanti ha lanciato preghiere pubbliche e invocazioni all’islam, creando tensioni con altri manifestanti. Sembra che soprattutto i giovani arabi che hanno così fortemente animato la mobilitazione di questa settimana, identifichino netta tra resistenza palestinese e identità religiosa e culturale, lasciandosi alle spalle quello che è il portato trasversale di una lotta contro l’oppressione israeliana e che ha rappresentato un immaginario comune a tutti. 

Dopo i primi momenti di lancio di cori, affissione degli striscioni sulla famosa statua al centro della piazza con fumogeni e canti, il presidio ha dato vita ad un’assemblea generale tra i partecipanti. “ Il governo è Hollande è come la destra sionista di Israele” ha tuonato una donna dal microfono, “ ci vuole far scomparire, non ci dà il diritto a manifestare, quando dappertutto in Europa i cittadini scendono in piazza a fianco di Gaza e dei palestinesi!”. Ed è stato proprio così, visto che da un punto centrale della città Place de la Rèpublique viene fatta diventare una gabbia, quando decine di defender della gendarmerie e della polizia hanno iniziato a bloccare con le reti anti-folla e i mezzi stessi tutte le vie che si snodano dalla piazza. Le persone erano autorizzate solamente ad uscire, ma non ad entrare. Non può che venire in mente, proprio durante l’intervento della donna, che ancora una volta la civilizzazione occidentale ha cercato di far scomparire l’alterità, rendendolo un’eccezione da normare e contenere. 

I manifestanti hanno iniziato quindi a porsi di fronte ai cordoni della polizia. Il servizio d’ordine degli organizzatori del presidio ha tentato di contenere il presidio, lasciando uno spazio tra la polizia e i manifestanti. Ma la determinazione, la rabbia di chi vuole manifestare ed essere pienamente cittadino, al di là di qualsiasi provenienza geografica o culturale, è andata oltre di qualsiasi mediazione. Appena i manifestanti si sono avvicinati di più ai cordoni, la polizia ha risposto con un lancio di lacrimogeni in piazza, intossicando tutta l’aerea circostante; la risposta ha visto un lancio di zolle di terra, ortaggi marci, qualche sasso e bottiglia. Per quasi un’ora, il fronteggiamento in piazza è andato avanti così: l’amministrazione e le forze dell’ordine, pur di non permettere un corteo legittimo, hanno deciso di continuare a “difendere” il resto della città, circoscrivendo una piazza con lacrimogeni e blocchi imponenti. L’uso dei lacrimogeni sconsiderato ha fatto diventare in  poco tempo anche le zone limitrofe irrespirabili, arrivando fin dentro i corridoi della stazione del metrò, non risparmiando anche stavolta le famiglie e i bambini che si trovavano in zona. 

Alla fine della giornata è stato detto che sono stati arrestati una cinquantina di “casseurs”, di “teppisti”, come li ha chiamati la stampa mainstream. Ma né questa, né Hollande e Valls, che pure ospitano i meeting tra Ministri degli Esteri per far cessare la guerra nella Striscia, si sono mai interrogati sulla legittimità o meno di interdire un corteo, di non permettere a tutti i cittadini, e non solo a chi fa parte del mondo istituzionale, di manifestare. Così come mai hanno denunciato o rinnegato le politiche interne nei confronti della popolazione araba e migrante. Ossia tutto quello che rende la situazione a Gaza così vicina e riflessa sui territori metropolitani francesi.