Fonte: La Gazzetta di Parma di sabato 17/11/11

Parma - In una squadra di calcio tutti i colori del mondo

30 / 11 / 2011

Sport: università e stranieri nel team La Paz!
di Antonella Cortese

Quando si pensa al calcio, spesso si fanno associazioni scontate: scommesse, contratti milionari, tifoseria agguerrita e violenta, vendita di diritti televisivi. Per fortuna non è sempre così, anzi, non è affatto così per i giovani sportivi del Progetto La Paz: diamo un calcio al razzismo. Andrea, dell’Associazione Generazioni Precarie, ci racconta come è nato il progetto e che finalità e obiettivi si prefigge: “Ho sempre amato lo sport, in particolare il calcio che nel tempo ha perso il suo significato più profondo, cioè è diventato sempre meno mezzo di aggregazione e socialità e sempre più prodotto di mercato. Noi riproponiamo un modo diverso e nello stesso tempo antico di giocare a pallone, attraverso la condivisione e l’aggregazione, il lavoro di gruppo, lo studio collettivo dei propri mezzi e dei propri limiti e il rispetto per l’avversario e per l’arbitro. La nostra squadra, infatti, conta tra i suoi giocatori ragazzi universitari di varie parti di Italia, oltre a  cinque afgani, un curdo e un ivoriano. Ci incontriamo mensilmente alla Casa Cantoniera per decidere le strategie di gioco e per discutere di razzismo e di integrazione nella vita quotidiana in un’assemblea democratica e orizzontale. Certo, poi ci alleniamo e giochiamo a calcio. Infatti siamo iscritti ad un campionato amatoriale e organizziamo sempre, a fine partita, il terzo tempo”. Come nel rugby? “In un certo senso sì.  Infatti ci fermiamo a bere e a mangiare tutti insieme, giocatori, avversari,  famiglie al seguito, pubblico, arbitri. Insomma, la nostra idea di calcio aggrega e non discrimina, che si vinca o che si perda. Abbiamo avuto anche il sostegno del Prof. Elio Volta, che insegna Metodologia dell’Allenamento a Scienze Motorie , che ha tenuto un incontro nel marzo del 2011 alla Casa Cantoniera  Terzo Tempo: lo sport contro il razzismo a cui ha partecipato anche l’allenatore di pallavolo Marco Botti. Poi, in occasione dell’evento Parma città europea dello sport,  abbiamo incontrato Mauro Valeri, sociologo e direttore dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio”. Una curiosità: ma gli avversari, soprattutto se hanno perso, partecipano sempre al terzo tempo? “Spesso sì, ma puoi trovare anche qualcuno che non ne coglie subito il significato e va via. In genere, però, è abbastanza trascinante e stempera le eventuali tensioni maturate in partita.” E perché il nome La Paz? “Perché  Robero Luiz la Paz, uruguaiano, è stato il primo giocatore di colore a partecipare al Campionato Italiano di Calcio nel 1947”. Aggiungerei che La Paz significa anche “pace” e sicuramente non è un caso.