Parma - Libertà e giustizia per il popolo tunisino. La loro lotta è anche la nostra!

Mercoledì 19 gennaio alle ore 18 fiaccolata da Barriera Repubblica verso Piazza Garibaldi.

17 / 1 / 2011

Scendiamo in strada per manifestare la nostra solidarietà al popolo tunisino insorto per abbattere il governo di Ben Alì.

Questa rivolta è stata scatenata dal gesto di Mohamed Bouazizi, nella città di Sidi Bouzid, il giovane che si è dato fuoco per protestare contro la polizia e il governo. Un gesto estremo di protesta e di ribellione, il gesto di un giovane di 26 anni, che non ha accettato di essere laureato ma senza lavoro, che voleva vendere frutta e verdura per non chiedere la carità, che voleva una risposta concreta alla sua esigenza di lavoro e dignità.

Mohamed in questo momento è un eroe in Tunisia. Per noi è un giovane del nostro tempo, che non ha sopportato la contraddizione della società in cui vive, le condizioni di un paese che all’interno della globalizzazione vive la crisi economica, oppresso da un governo che per anni si è arricchito alle spalle dei suoi cittadini che si impoverivano sempre più.

Il governo di Ben Alì è durato 23 anni con l'appoggio e il sostegno del governo italiano. Il ministro Frattini ha rinnovato proprio in questi giorni il proprio appoggio al presidente tunisino, nonostante fossero cominciate già a trapelare le notizie relative ai soprusi e alle violenze, da sempre praticati in Tunisia verso qualsiasi forma di critica o di opposizione.

Scendiamo in strada anche per dire che noi non ci riconosciamo per niente in questo governo, siamo invece vicini a coloro che oggi stanno protestando in quel paese perché hanno deciso di smettere di avere paura, perché è venuto il momento che il popolo riconquisti il diritto alla libertà e alla democrazia.

Vogliamo anche ricordare ai politici italiani che le politiche dei respingimenti sono, oggi ancora di più, un atto ignobile che niente ha a che vedere con la possibilità non solo di scegliere dove vivere, ma anche di poter scappare da condizioni di vita inaccettabili, dalla violenza e dalla fame. Al contempo siamo consapevoli che il governo tunisino, appoggiato dai suoi partner europei, ha la piena responsabilità di aver messo in ginocchio un’intera società, oppressa dalla mancanza di libera espressione, da un’elevata disoccupazione giovanile e dagli aumenti costanti dei prezzi dei beni di prima necessità. Ed è questo processo di corrosione dei diritti sociali che ha prodotto un ventennio di flussi migratori tra le due sponde del Mediterraneo. Ebbene oggi vale la pena pretendere anche il diritto a restare nel proprio paese, a vivere con dignità con la propria famiglia, senza essere costretti a pensare ad un esodo verso l’Europa per poter sopravvivere e per poter finanziare i propri cari rimasti nel paese di origine. Le migrazioni dovrebbero nascere dal desiderio di spostarsi come scelta consapevole, non certo imposta dalla povertà e dal futuro incerto.

Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle che dalla Tunisia sono dovuti scappare verso l’Italia, perché anche noi, studenti, ricercatori e lavoratori italiani, colpiti dalla legge Gelmini, dalle forme di welfare obsolete e da un tasso di disoccupazione giovanile al 29 %, oggi siamo più che mai costretti a spostarci in altri paesi, per lavorare e per sperare in futuro migliore.

E’ per questo che la rivolta scoppiata in Tunisia parla lo stesso linguaggio dei percorsi di lotta che si sono sviluppati in questi mesi in Italia contro la Riforma Gelmini e quelli che sono nati in tutta Europa, da Parigi ad Atene, contro le politiche di austerity.

La loro lotta è anche la nostra!

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Prime adesioni: Casa Cantoniera Autogestita, Rete diritti in casa, Collettivo spam, Associazione Ya Basta!, Studenti autonomi in movimento, Associazione Perchè no?