tratto da: www.anomaliaparma.org

Parma - Non si sequestrano le idee, non si sgombera la capacità di costruire un diverso mondo possibile.

Solidarietà all’ex Colorificio Liberato di Pisa

27 / 9 / 2013

Lo scorso 13 ottobre, con un percorso pubblico e condiviso, attivisti e cittadini pisani si sono riappropriati di quello che per la città di Pisa ha rappresentato fino a quella data uno dei tanti decadenti spazi che, come reperti lasciati a testimonianza di una scomparsa società industriale, segnano solchi di degrado nell'area urbana a ridosso della celeberrima torre e della militarizzata Piazza dei Miracoli. Reperti abbandonati come cadaveri in una fossa comune da imprenditori che, incapaci di fare impresa, rilanciano le loro prospettive di arricchimento sul mercato della speculazione edilizia, creando degrado e sottraendo ricchezza alla comunità che ha ospitato gli impianti industriali sulla cui esistenza si sono ingrassati.

Da che lo stabile di proprietà della multinazionale JColors è stato liberato quel 13 ottobre, i 14000 metri quadri dell'ex Colorificio Toscano hanno preso nuova vita, si sono trasformati e sono risorti. In quei 14000 metri di pareti vuote, di rottami sparpagliati, di grigio cupo, sono sorti laboratori e progetti che determinano una ricaduta positiva su tutto il tessuto cittadino. L'ex colorificio è diventato di per se uno spazio espositivo diffuso, dove il grigio delle pareti e il vuoto degli spazi sono stati riqualificati dalla creatività di writer e artisti; è sede di attvità volte alla diffusione della pratica del riciclo e del riuso; è un'area che parla di cultura dello sport popolare e accessibile; è spazio libero e indipendente di produzione culturale, dove mezzi e saperi sono messi in comune.

Per chi lo ha attraversato, l''ex Colorificio non è solo uno spazio politico o la somma dei progetti che lo fanno vivere, ma è prima di tutto un'esperienza emozionante e uno stimolo alla riflessione.

A partire dalla convergenza su contenuti da un lato e sulle pratiche dall'altro, l'ex-Colorificio Liberato, attraverso il Municipio dei Beni Comuni, si è posto al centro di un dibattito politico plurale che ha assunto le differenze come valore per declinare in una forma autonoma quell'universo in evoluzione che è la discussione sui Beni Comuni. La ricerca di spazi di agibilità politica trasversali e pubblici, basati sulla pratica della riappropriazione dal basso, ha determinato l'imposizione dell'esperienza pisana come un possibile modello conflittuale rispetto all'idea di proprietà che è carattere fondamentale del neo-liberismo. La riproducibilità di quanto avvenuto a Pisa fa paura perché, con le sue attività quotidiane e le campagne emerse durante la tre giorni di United Colors of Commons, il Municipio dei Beni Comuni ha posto e pone tutt'ora una questione trasversale a tutti i territori italiani, proprio a partire dai grandi interessi e patrimoni del nostro paese: ripensare il futuro delle tantissime aree dismesse e del loro riutilizzo, un tema con cui la politica deve confrontarsi ascoltando le esigenze dei cittadini e non sempre e soltanto gli interessi dei grandi speculatori.

Questa fino a ieri la storia dell'ex Colorificio Liberato: un progetto partecipato, vivo, comune, libero. Un progetto fatto da quanti credono nella partecipazione dal basso, nelle pratiche sociali quotidiane, contro ogni guerra globale permanente, contro il predominio del mercato, contro il razzismo, contro la precarietà del lavoro e della vita, per il rispetto dell’equità sociale, dei diritti e della salvaguardia ambientale; un meltin pot all'interno del quale una città ed una comunità hanno stabilito la loro sede ed hanno iniziato a immaginare, a pensare e poi a costruire un’altra società e un’altra città veramente possibili.

Dopo mesi di lavoro e di lotta per la difesa dei beni comuni contro i poteri forti, dopo che centinaia di persone hanno dimostrato di cosa significhi costruire altreconomia e una società diversa a partire dalle relazioni, è giunta Mercoledì 25 Settembre la sentenza che ha ordinato il sequestro dell’ex Colorificio Liberato. Con poche parole chiare ed inesorabili, la Procura della Repubblica di Pisa ordina «il sequestro preventivo dell’immobile con esecutività immediata», sancendo di fatto il principio per cui è più importante la tutela della proprietà del suo valore sociale, del suo utilizzo, delle sue ricadute sull’ambiente e sulle comunità.

Indipendentemente dalle sentenze, dalle ordinanze e dai ricorsi, siamo certi che la battaglia dell'ex Colorificio e di Rebeldia verso la costruzione di nuovi spazi di democrazia e nuove forme di legittimazione, non si esaurisce.

I lucchetti ai cancelli dell'ex-Colorificio Liberato non possono contenere la voglia di costruire un’altra forma di società: non si sequestrano le idee, non si sgombera la capacità di costruire un diverso mondo possibile.