“People not profit”: giustizia climatica e sociale contro i profitti del capitalismo estrattivista e guerrafondaio

Il nono sciopero climatico di Fridays For Future lancia la manifestazione di domani a Firenze degli operai Gkn: lavoro, ambiente e guerra sono temi indissolubili

25 / 3 / 2022

“People not profit” ed “Earth for 99” sono gli slogan che accompagnano il nono global strike di Fridays For Future, a quasi poco più di tre anni dall’esplosione del movimento sul piano globale.

Sono quasi 600 le città in tutto il mondo dove si stanno tenendo manifestazioni, distribuite in 90 Paesi. Questo testimonia come le istanze del movimento climatico siano oggi più vive che mai, in particolare in una fase dove crisi climatica, guerra e interessi economici si intrecciano come mai si era visto finora. La questione del caro-carburante, dell’aumento delle bollette e, in generale, del costo della vita sono la testimonianza più diretta e drammatica di tutto questo

Le voci che di alzano dalle piazze sono chiare: redistribuzione della ricchezza e - soprattutto - stop all’invasione russa, a una guerra fatta per il controllo delle risorse naturali e all’industria bellica. È di pochi giorni fa la notizia che il governo Draghi porterà al 2% del PIL le spese militari, in un Paese che non sta investendo nulla per la scuola, la sanità, il welfare e l’ambiente. Addirittura è pronto un piano di ricarbonizzazione e una forte ripresa delle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi.

In tutto questo, le migliaia di giovani che scendono in piazza oggi hanno le idee chiare: cambiare il modello di sviluppo, uscendo definitivamente dal paradigma del fossile, senza cadere nei tentacoli della green economy.

Inoltre, per la prima volta è forte l’intreccio con le lotte del mondo del lavoro, visto che lo sciopero di oggi è in diretta continuità con il corteo nazionale degli operai di GKN che si terrà domani a Firenze.

A Padova mille persone sono partire dal piazzale della stazione e hanno raggiunto Prato della Valel attraversando tutto il centro cittadino. Il corteo, al solito bello e colorato, si è fermato davanti allo store di Eni gas e luce, per denunciare - tra le altre cose - la vergognosa speculazione sui rincari di carburante ed energia domestica che il colosso italiano sta attuando in questi mesi. «Pensiamo alla Nigeria, ma pensiamo anche a Gela, a Siracusa, alla Basilicata e a tutte le aree devastate da questo mostro climatico. Noi abbiamo bisogno di educazione ambientale e non vogliamo ENI nelle nostre aule scolastiche!».  Viene inoltre segnalato il negozio di Benetton in corso Milano, uno dei principali attori della violenza neocoloniale che uccide e affama intere popolazioni, come i Mapuche in Patagonia. Numerosi interventi rilanciano le partenze cittadine per la manifestazione di domani a Firenze, all’interno dello spezzone “per la giustizia climatica e sociale, per la diserzione e il disarmo”.

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Almeno 200 persone a Treviso, dove i comitati ambientali si sono aggiunti ai tanti giovani e giovanissimi. Un corteo rumoroso che ha attraversato le vie della città per ribadire anche un fermo "no" a tutte le guerre e ribadendo che l'unica soluzione alla crisi climatica e sociale è un cambio radicale di sistema. Mentre la situazione attuale dimostra la volontà di voler mantenere la devastazione di corpi e territori per nutrire ancora di più l'economia fossile, i corpi in piazza ribadiscono che prima vengono le persone e poi i profitti esattamente come viene scritto sullo striscione "People Not profit". Diverse le azioni durante il corteo, dalla denuncia del consumo del suolo nel territorio trevigiano, all'inaccettabilità dei Licei TED attraverso blocchi simbolici del traffico, fino alla scritta su una delle strade principali "No War" per ribadire che nessuna forma di guerra capitalista può essere tollerata. Anche qua la manifestazione si conclude rilanciando il corteo di domani a Firenze "Insorgiamo" dell'ex GKN.

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A Venezia studenti e studentesse hanno aderito allo sciopero per il clima raggiungendo Largo Donatori di sangue da tutta la città metropolitana. Il percorso del corteo ha attraversato il centro di Mestre toccando lungo la strada diverse banche responsabili del finanziamento all'industria del fossile e delle armi. Le responsabilità di chi sostiene economicamente il petrolio, il gas e l'industria bellica sono da sempre nel mirino di Fridays For Future, ma in un momento storico in cui agli effetti sempre più devastanti della crisi climatica si sovrappongono quelli di una guerra si tratta di un'esigenza impellente.

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Circa 200 persone anche a Vicenza, dove la mobilitazione ha voluto denunciare ancora una volta le numerose problematiche cittadine che vivono quotidianamente le persone. «In questo momento storico, non è più accettabile lo sfruttamento di corpi e territori e il finanziamento alle aziende del fossile e delle armi». Numerose e svariate sono state le azioni che hanno animato il corteo. Davanti alla sede Svt, la società vicentina dei trasporti, è stata ribadita la necessità dell'incremento dei trasporti pubblici e la loro gratuità. Proseguendo, davanti al distributore di Eni e all'azienda Agsm Aim, è stato denunciato il costo esorbitante della transizione ecologica e della guerra, pretendendo che venga pagata dai più ricchi. Davanti a Iricav 2, azienda responsabile del progetto TAV, è stata contestata la creazione di grandi opere inutili. «Vicenza è contraria alla costruzione del TAV, che contribuirà ad aumentare la devastazione che questo territorio già subisce da anni per l'inquinamento atmosferico e delle falde smodato e per la cementificazione incontrollata». La giornata è continuata con un’assemblea pubblica in Piazza Matteotti.

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A Trento un centinaio di persone sono scese in piazza per la giustizia climatica e sociale, e contro ogni guerra. Ci sono stati interventi sull'estrattivismo neocolonialista delle multinazionali del gas e del petrolio nel sud del mondo, contro i licei TED, dai collettivi delle scuole di Trento, ed è stato ripreso l'appello del movimento femminista russo contro la guerra. Sono state portate in piazza anche le lotte del territorio, contro la TAV, la nuova circonvallazione e la riapertura del cementificio di Sarche, un impianto a carbone che dovrebbe produrre il materiale per queste due grandi opere. Il corteo si è concluso davanti al commissariato del governo, su cui sono state fatte delle scritte con dei pezzi di carbone contro la guerra, per il disarmo, contro lo sfruttamento dei territori e le politiche del governo, che vuole riaprire le centrali a carbone per fare fronte alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina.

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A Schio un centinaio di persone in piazza per riaccendere il dibattito politico e ambientale che è stato silenziato dopo due anni di pandemia e lo scoppio di una guerra che ha e avrà conseguenze negative sull’economia e sull’ambiente, oltre che sulla popolazione. I due termini chiave sono stati “transizione ecologica”, dettata dall’ipocrisia, soprattutto a seguito della guerra in corso in Ucraina e da un’ipocrisia tradotta nei licei Ted: la privatizzazione della scuola dalle multinazionali nemiche del clima. Il corteo si è concluso in tavoli di discussione che hanno approfondito i temi dell’industria bellica, la transizione ecologica e la questione sul gas e le risorse. 

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